2025-02-10
Washington sceglie la linea dura con Pretoria
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Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa e Donald Trump (Ansa)
Donald Trump va allo scontro con il Sudafrica. Il presidente americano ha infatti firmato un ordine esecutivo che taglia l’assistenza di Washington a Pretoria: si tratta di una mossa che riguarda anche l'Iran. Nel decreto, l’inquilino della Casa Bianca enumera varie motivazioni per la sua linea dura. La prima riguarda una controversa legge sudafricana, approvata lo scorso gennaio, in cui si rende lecita, seppure a determinate condizioni, l’espropriazione di terreni senza indennizzo. Alla base di questa norma sta la volontà di intervenire sul possesso degli appezzamenti di terra locali che risultano attualmente in gran parte appartenenti ai cittadini bianchi. Ebbene, nel decreto, il presidente americano lascia chiaramente intendere che questa norma sia discriminatoria. Tuttavia, Trump cita due ulteriori motivazioni per il taglio all’assistenza a Pretoria. “Il Sudafrica ha assunto posizioni aggressive nei confronti degli Stati Uniti e dei suoi alleati, tra cui l'accusa di genocidio a Israele, e non ad Hamas, presso la Corte internazionale di giustizia, e il rilancio delle sue relazioni con l'Iran per sviluppare accordi commerciali, militari e nucleari”, recita l’ordine esecutivo. Questo vuol dire che, nella linea dura contro Pretoria, ha giocato un ruolo fondamentale anche la politica mediorientale. Ricordiamo che, pochi giorni fa, Trump ha imposto delle sanzioni alla Corte penale internazionale, accusandola di aver messo a repentaglio la sicurezza nazionale americana, spiccando un mandato d’arresto contro il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Adesso, il decreto contro il Sudafrica lascia intendere come il presidente americano abbia intenzione di tenere un approccio severo anche nei confronti della Corte internazionale di giustizia, che fa capo alle Nazioni Unite. Tutto questo, mentre, la settimana scorsa, Trump aveva altresì ripristinato la politica della “massima pressione” sull’Iran. A ciò si aggiunga che il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha annunciato che non prenderà parte al G20 dei ministri degli Esteri che si terrà a fine mese a Johannesburg. È quindi chiaro che Trump sta colpendo Pretoria (anche) per indebolire indirettamente Teheran. Senza trascurare che il Sudafrica è parte integrante di quegli stessi Brics che, a fine gennaio, il presidente americano aveva minacciato di sottoporre a pesanti dazi, qualora avessero proseguito nei loro progetti di de-dollarizzazione. Sullo sfondo, chiaramente, si staglia la competizione tra Stati Uniti e Cina. Quella Cina che, oltre a giocare un ruolo decisivo in seno al blocco dei Brics, ha anche siglato, nel 2021, un patto di cooperazione venticinquennale con Teheran. Tutto questo dimostra come Trump si stia muovendo contemporaneamente su numerosi tavoli interconnessi. D’altronde, non dimentichiamo che i rapporti tra Washington e Pretoria si erano guastati già ai tempi di Joe Biden: nel 2023, la sua amministrazione aveva infatti accusato il Sudafrica di fornire armamenti alla Russia.
Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale (Imagoeconomica)