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2025-10-18
Il governo taglia le tasse, la Ue le alza
Il governo scopre le carte sulla manovra economica. Dopo una nottata di ritocchi tecnici, preceduti da un vertice di maggioranza per trovare un accordo sui temi rimasti in sospeso, ieri il Consiglio dei ministri ha varato il testo che lunedì inizierà l’iter di discussione in parlamento. L’attesa era concentrata in particolare sul contributo di banche e assicurazioni, insieme ai tagli alla spesa della presidenza del Consiglio e alle risorse del Pnrr, per una manovra di entità pari complessivamente a 18,7 miliardi. Veniamo ai contenuti
Banche
Non c’è una tassa sugli extra profitti ma solo un contributo volontario. Aumento del 2% dell’Irap, rinvio delle Dta (il diritto a dedurre le perdite pregresse), un’imposta ridotta al 27,5%, anziché al 40%, per gli istituti che sceglieranno di svincolare gli utili maturati nel 2023 e messi a riserva e un nuovo regime di deducibilità dei crediti dubbi.
Famiglie
Ci sono 1,6 miliardi in più. Detrazioni fiscali più alte per chi ha un figlio, ora equiparate a chi ne ha due. La prima casa sarà esclusa dal calcolo Isee ma sotto un certo valore catastale. Rifinanziamento della carta «Dedicata a te» (500 milioni) per l’acquisto dei beni di prima necessità per le famiglie con Isee fino a 15.000 euro. Contributo fiscale per i genitori separati in difficoltà con la casa.
Lavoro
Aumenta da 40 a 60 euro al mese (720 euro all’anno) il bonus per le mamme lavoratrici dipendenti e autonome. Per incentivare le nuove assunzioni è stata introdotta una superdeduzione del 120% del costo del lavoro, che sale fino al 130% per alcuni soggetti più fragili. Nella manovra c’è il fondo per il rinnovo dei contratti pubblici. Accorciati i tempi per ottenere il Tfs (trattamento di fine servizio) nel pubblico impiego. Esonero contributivo per madri lavoratrici con due o più figli.
Salari
Stanziati 1,9 miliardi. La tassazione dei premi di produttività passa dal 5% all’1%, elevando la soglia dei premi soggetti all’aliquota sostitutiva da 3.000 a 5.000 euro l’anno. Detassati turni festivi e notturni. Imposte più basse sugli aumenti di stipendio dovuti a un rinnovo del contratto per i redditi sotto i 28.000 euro. Se il contratto viene rinnovato nel 2026, o se è stato rinnovato nel 2025, sulla somma in più che arriva in busta paga si pagherà solo il 5%, invece del 23%.
Imprese
La manovra destina 8 miliardi agli investimenti. Rifinanziati il credito di imposta per la Zes (Zone economiche speciali), portato a 2,3 miliardi, e la Nuova Sabatini. Super ammortamento con investimenti ammessi pari a 4 miliardi di euro. Prorogata la sterilizzazione di sugar tax e plastic tax a tutto il 2026.
Irpef
La seconda aliquota scende dal 35% al 33% per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro. Dalle varie simulazioni emerge un risparmio di 40 euro all’anno per chi ha un reddito da 30.000 euro, di 240 euro per chi guadagna 40.000 euro e di 440 euro per 50.000 euro di reddito. Siccome la tassa funziona a scaglioni, il risparmio si applicherà anche a coloro che superano i 50.000 euro. È stato però fissato un tetto massimo di reddito a 200.000 euro. Chi supera questa soglia non potrà beneficiare dei 440 euro di sconto fiscale.
Casa
Proroga al 2026, alle stesse condizioni del 2025, delle detrazioni fiscali per spese edilizie (bonus casa al 50% per ristrutturazioni sulla prima abitazione senza limiti di reddito).
Pensioni
Sterilizzazione confermata, con un mese in più dal 2027 e altri due mesi dal 2028. Esentati i lavoratori più fragili. Aumento di 20 euro mensili per le pensioni minime.
Sanità
Il Fondo sanitario sale di 6,3 miliardi. A quanto stanziato dalla precedente legge di bilancio per il 2026 (3,7 miliardi) si aggiungono altri 2,4 miliardi. A fine legislatura le risorse aggiuntive sarebbero circa 30 miliardi. Nel 2026 saranno assunti circa 6.300 infermieri e 1.000 medici. Buste paga più pesanti per gli infermieri nel 2026 di 1.630 e per i medici di circa 3.000 euro. Rideterminazione dei tetti della spesa farmaceutica sia per gli acquisti diretti (+0,20%), sia per la spesa convenzionata (+0,05%), per un ammontare di 350 milioni, per assorbire l’impatto dell’introduzione di nuovi farmaci sul mercato, spesso più costosi. Il tetto di spesa per i dispositivi medici aumenta di 280 milioni di euro, alleggerendo il contenzioso con le aziende fornitrici. Per la prevenzione stanziati circa 530 milioni nel 2026. Arriva lo screening per il tumore del polmone, oltre a mammella, cervice e colon-retto. Rafforzata l’assistenza territoriale e domiciliare. Per abbattere le liste d’attesa, sarà alzato il tetto di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie di specialistica ambulatoriale e di assistenza ospedaliera degli erogatori privati accreditati per 246 milioni di euro.
Pace fiscale
Rottamazione delle cartelle esattoriali emesse fino a dicembre 2023, in 9 anni con 54 rate bimestrali tutte uguali, senza sanzioni. La misura vale solo per chi ha dichiarato e non versato. Esclusi i contribuenti che non hanno inviato la dichiarazione dei redditi.
Privatizzazioni
Saranno accelerate le dismissioni.
Difesa
Aumento dello 0,15% della spesa con risorse aggiuntive. La riduzione del deficit consentirà di accedere al finanziamento del Safe, prestiti a lunghissimo termine, e di poter attivare la clausola di salvaguardia prevista dalla Ue, che consente di superare i tassi massimi di crescita della spesa netta per la difesa.
Sigarette
Aumento in vista.
Gasolio
Si accelera l’allineamento tra accise gasolio e benzina.
Meloni replica a Mattarella sui salari: «Con noi sono tornati a crescere»

Sergio Mattarella e Giorgia Meloni (Ansa)
«Famiglia e natalità, riduzione delle tasse, sostegno alle imprese e sanità». Questi i pilastri della manovra presentata in conferenza stampa a Palazzo Chigi dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Una sorpresa la presenza del premier in sala stampa, segno che si tratta di una legge di bilancio cui tiene particolarmente. Una legge di bilancio che per quest’anno si concentra sul ceto medio e sui salari, tema su cui, poco prima, si era espresso il Capo dello Stato Sergio Mattarella: «Troppi squilibri nelle retribuzioni, con manager che guadagnano fino a 1.000 volte più dei dipendenti», il suo monito.
La risposta del premier è pronta: «Nei dieci anni precedenti al nostro governo il potere d’acquisto dei salari italiani diminuiva di oltre il 2% mentre il resto d’Europa cresceva del 2,5%. La buona notizia è che adesso questa tendenza si è invertita. I salari hanno ripreso a crescere più dell’inflazione e quindi la strategia che il governo ha messo in campo sta dando dei frutti», ha spiegato Meloni illustrando le nuove misure introdotte. «Abbiamo cercato, con questa legge di Bilancio, di mettere un altro tassello concentrandoci sull’aumento dei contratti, oltre al salario accessorio, quindi abbiamo risposto anche a un’indicazione che veniva dalle parti sociali, dicendo che nel 2025 e 2026, sull’aumento dei contratti fino a 28.000 euro, la parte di aumento è tassata al 5%. Noi crediamo che possa essere un incentivo significativo per il rinnovo dei contratti che non sono stati firmati. Non ne volevamo fare una discriminazione, quindi lo abbiamo previsto retroattivamente anche per il 2025, altrimenti per paradosso si rischiava che fosse beneficiato chi era stato meno attento». L’aumento dei salari, quindi, è una priorità per il governo, così come la detassazione del lavoro. «C’è stato accorpamento delle prime due aliquote Irpef nella scorsa legge di Bilancio, in questa abbassiamo l’aliquota di mezzo, ma questo non avrebbe inciso sui redditi più bassi ed è la ragione per la quale sul rinnovo dei contratti ci siamo concentrati sui redditi più bassi. Speriamo che si possa dare un ulteriore segnale: punteremo nei prossimi anni ad aggiungere sempre qualcosa».
Quindi «per le nuove assunzioni si è introdotta una super deduzione del 120% del costo del lavoro che sale fino al 130% per alcuni soggetti più fragili». E «interveniamo ancora sull’Irpef: ci concentriamo sul ceto medio, tagliando dal 35% al 33% l’aliquota con una spesa di 2,8 miliardi», ha chiarito Meloni aggiungendo: «Stanziamo 1,9 miliardi sui salari, per tagliare dal 5% all’1% la tassazione sui redditi di produttività e per intervenire sul lavoro povero». Nella sostanza verranno detassati i premi di produttività elevando la soglia di quelli soggetti ad aliquota sostitutiva, sgravando le componenti del salario dei turni notturni e festivi. Si interverrà anche sul lavoro povero, stimolando i rinnovi contrattuali dei redditi fino a 28.000 euro con una aliquota del 5%. Una misura introdotta per incentivare chi lavora in turni scomodi «perché», ha poi spiegato Giorgetti ,«nell’interlocuzione con le parti sociali abbiamo capito che non ci sono più tante persone disposte a lavorare nei turni estremi e nei fine settimana, ed è giusto che chi lo fa venga pagato di più». Ed è sempre il ministro dell’Economia a spiegare che la proposta del governo al Parlamento, per quanto riguarda il taglio dell’Irpef per i redditi sopra ai 50.000 euro ma inferiori ai 200.000 euro, si traduce in una «riduzione dell’aliquota» mentre per i redditi superiori si prevede «la sterilizzazione del taglio dell’Irpef».
Per il presidente del Consiglio la legge di bilancio va intesa come «parte di una strategia che risponde ai bisogni concreti delle famiglie, delle imprese, dei lavoratori. Abbiamo lavorato con buonsenso, compattezza, guardando al risultato». «Una manovra molto seria, equilibrata, che va letta nel solco di quelle precedenti. Vale 18 miliardi di euro, quindi se vogliamo è più leggera di quelle passate, ma è una manovra su cui pesa la situazione complessiva. Nel 2026, per intenderci, le casse dello Stato verseranno 40 miliardi per il superbonus», ha aggiunto Meloni.
Non solo salari ma anche famiglia, cui «dedichiamo circa 1,6 miliardi di euro in più». E nuove misure sulla casa che il governo considera «sacra». «Escludiamo dal calcolo Isee la prima casa con il limite del valore catastale», ha detto il premier, e per le madri lavoratrici ha annunciato un aumento del bonus «da 40 a 60 euro». Tra i pilastri della manovra c’è anche l’aumento della spesa per la sanità. «Con la legge di bilancio dello scorso anno abbiamo previsto stanziamenti ulteriori che portavano nel 2026 il fondo sanitario a 140,6 miliardi», ma il governo fa di più. Previsti «ulteriori 2,4 miliardi per il fondo sanitario nazionale che dal 2025 al 2026 aumenta di 7,4 miliardi di euro». Infine, sul contributo delle banche e delle assicurazioni chiarisce: «Non c’è la tassazione sugli extraprofitti», ma «c’è un importante contributo degli istituti bancari e assicurativi che voglio ringraziare».
Continua a leggereRiduci
Ridotta l’Irpef per i redditi fino a 50.000 euro, sgravi per i rinnovi contrattuali, aumentano bonus mamme e pensioni minime. La Commissione europea sta invece valutando la possibilità di aggiornare le aliquote fiscali sugli alcolici: nel mirino il vino.Mattarella: troppi squilibri nelle retribuzioni. Meloni replica: «Con noi salari reali tornati a salire».Lo speciale contiene due articoli.Il governo scopre le carte sulla manovra economica. Dopo una nottata di ritocchi tecnici, preceduti da un vertice di maggioranza per trovare un accordo sui temi rimasti in sospeso, ieri il Consiglio dei ministri ha varato il testo che lunedì inizierà l’iter di discussione in parlamento. L’attesa era concentrata in particolare sul contributo di banche e assicurazioni, insieme ai tagli alla spesa della presidenza del Consiglio e alle risorse del Pnrr, per una manovra di entità pari complessivamente a 18,7 miliardi. Veniamo ai contenutiBanche Non c’è una tassa sugli extra profitti ma solo un contributo volontario. Aumento del 2% dell’Irap, rinvio delle Dta (il diritto a dedurre le perdite pregresse), un’imposta ridotta al 27,5%, anziché al 40%, per gli istituti che sceglieranno di svincolare gli utili maturati nel 2023 e messi a riserva e un nuovo regime di deducibilità dei crediti dubbi.FamiglieCi sono 1,6 miliardi in più. Detrazioni fiscali più alte per chi ha un figlio, ora equiparate a chi ne ha due. La prima casa sarà esclusa dal calcolo Isee ma sotto un certo valore catastale. Rifinanziamento della carta «Dedicata a te» (500 milioni) per l’acquisto dei beni di prima necessità per le famiglie con Isee fino a 15.000 euro. Contributo fiscale per i genitori separati in difficoltà con la casa.LavoroAumenta da 40 a 60 euro al mese (720 euro all’anno) il bonus per le mamme lavoratrici dipendenti e autonome. Per incentivare le nuove assunzioni è stata introdotta una superdeduzione del 120% del costo del lavoro, che sale fino al 130% per alcuni soggetti più fragili. Nella manovra c’è il fondo per il rinnovo dei contratti pubblici. Accorciati i tempi per ottenere il Tfs (trattamento di fine servizio) nel pubblico impiego. Esonero contributivo per madri lavoratrici con due o più figli.Salari Stanziati 1,9 miliardi. La tassazione dei premi di produttività passa dal 5% all’1%, elevando la soglia dei premi soggetti all’aliquota sostitutiva da 3.000 a 5.000 euro l’anno. Detassati turni festivi e notturni. Imposte più basse sugli aumenti di stipendio dovuti a un rinnovo del contratto per i redditi sotto i 28.000 euro. Se il contratto viene rinnovato nel 2026, o se è stato rinnovato nel 2025, sulla somma in più che arriva in busta paga si pagherà solo il 5%, invece del 23%.Imprese La manovra destina 8 miliardi agli investimenti. Rifinanziati il credito di imposta per la Zes (Zone economiche speciali), portato a 2,3 miliardi, e la Nuova Sabatini. Super ammortamento con investimenti ammessi pari a 4 miliardi di euro. Prorogata la sterilizzazione di sugar tax e plastic tax a tutto il 2026.Irpef La seconda aliquota scende dal 35% al 33% per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro. Dalle varie simulazioni emerge un risparmio di 40 euro all’anno per chi ha un reddito da 30.000 euro, di 240 euro per chi guadagna 40.000 euro e di 440 euro per 50.000 euro di reddito. Siccome la tassa funziona a scaglioni, il risparmio si applicherà anche a coloro che superano i 50.000 euro. È stato però fissato un tetto massimo di reddito a 200.000 euro. Chi supera questa soglia non potrà beneficiare dei 440 euro di sconto fiscale.CasaProroga al 2026, alle stesse condizioni del 2025, delle detrazioni fiscali per spese edilizie (bonus casa al 50% per ristrutturazioni sulla prima abitazione senza limiti di reddito).Pensioni Sterilizzazione confermata, con un mese in più dal 2027 e altri due mesi dal 2028. Esentati i lavoratori più fragili. Aumento di 20 euro mensili per le pensioni minime.Sanità Il Fondo sanitario sale di 6,3 miliardi. A quanto stanziato dalla precedente legge di bilancio per il 2026 (3,7 miliardi) si aggiungono altri 2,4 miliardi. A fine legislatura le risorse aggiuntive sarebbero circa 30 miliardi. Nel 2026 saranno assunti circa 6.300 infermieri e 1.000 medici. Buste paga più pesanti per gli infermieri nel 2026 di 1.630 e per i medici di circa 3.000 euro. Rideterminazione dei tetti della spesa farmaceutica sia per gli acquisti diretti (+0,20%), sia per la spesa convenzionata (+0,05%), per un ammontare di 350 milioni, per assorbire l’impatto dell’introduzione di nuovi farmaci sul mercato, spesso più costosi. Il tetto di spesa per i dispositivi medici aumenta di 280 milioni di euro, alleggerendo il contenzioso con le aziende fornitrici. Per la prevenzione stanziati circa 530 milioni nel 2026. Arriva lo screening per il tumore del polmone, oltre a mammella, cervice e colon-retto. Rafforzata l’assistenza territoriale e domiciliare. Per abbattere le liste d’attesa, sarà alzato il tetto di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie di specialistica ambulatoriale e di assistenza ospedaliera degli erogatori privati accreditati per 246 milioni di euro.Pace fiscaleRottamazione delle cartelle esattoriali emesse fino a dicembre 2023, in 9 anni con 54 rate bimestrali tutte uguali, senza sanzioni. La misura vale solo per chi ha dichiarato e non versato. Esclusi i contribuenti che non hanno inviato la dichiarazione dei redditi.Privatizzazioni Saranno accelerate le dismissioni.Difesa Aumento dello 0,15% della spesa con risorse aggiuntive. La riduzione del deficit consentirà di accedere al finanziamento del Safe, prestiti a lunghissimo termine, e di poter attivare la clausola di salvaguardia prevista dalla Ue, che consente di superare i tassi massimi di crescita della spesa netta per la difesa.Sigarette Aumento in vista.GasolioSi accelera l’allineamento tra accise gasolio e benzina.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/governo-taglia-tasse-ue-alza-2674209937.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="meloni-replica-a-mattarella-sui-salari-con-noi-sono-tornati-a-crescere" data-post-id="2674209937" data-published-at="1760730614" data-use-pagination="False"> Meloni replica a Mattarella sui salari: «Con noi sono tornati a crescere» Sergio Mattarella e Giorgia Meloni (Ansa) «Famiglia e natalità, riduzione delle tasse, sostegno alle imprese e sanità». Questi i pilastri della manovra presentata in conferenza stampa a Palazzo Chigi dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Una sorpresa la presenza del premier in sala stampa, segno che si tratta di una legge di bilancio cui tiene particolarmente. Una legge di bilancio che per quest’anno si concentra sul ceto medio e sui salari, tema su cui, poco prima, si era espresso il Capo dello Stato Sergio Mattarella: «Troppi squilibri nelle retribuzioni, con manager che guadagnano fino a 1.000 volte più dei dipendenti», il suo monito.La risposta del premier è pronta: «Nei dieci anni precedenti al nostro governo il potere d’acquisto dei salari italiani diminuiva di oltre il 2% mentre il resto d’Europa cresceva del 2,5%. La buona notizia è che adesso questa tendenza si è invertita. I salari hanno ripreso a crescere più dell’inflazione e quindi la strategia che il governo ha messo in campo sta dando dei frutti», ha spiegato Meloni illustrando le nuove misure introdotte. «Abbiamo cercato, con questa legge di Bilancio, di mettere un altro tassello concentrandoci sull’aumento dei contratti, oltre al salario accessorio, quindi abbiamo risposto anche a un’indicazione che veniva dalle parti sociali, dicendo che nel 2025 e 2026, sull’aumento dei contratti fino a 28.000 euro, la parte di aumento è tassata al 5%. Noi crediamo che possa essere un incentivo significativo per il rinnovo dei contratti che non sono stati firmati. Non ne volevamo fare una discriminazione, quindi lo abbiamo previsto retroattivamente anche per il 2025, altrimenti per paradosso si rischiava che fosse beneficiato chi era stato meno attento». L’aumento dei salari, quindi, è una priorità per il governo, così come la detassazione del lavoro. «C’è stato accorpamento delle prime due aliquote Irpef nella scorsa legge di Bilancio, in questa abbassiamo l’aliquota di mezzo, ma questo non avrebbe inciso sui redditi più bassi ed è la ragione per la quale sul rinnovo dei contratti ci siamo concentrati sui redditi più bassi. Speriamo che si possa dare un ulteriore segnale: punteremo nei prossimi anni ad aggiungere sempre qualcosa».Quindi «per le nuove assunzioni si è introdotta una super deduzione del 120% del costo del lavoro che sale fino al 130% per alcuni soggetti più fragili». E «interveniamo ancora sull’Irpef: ci concentriamo sul ceto medio, tagliando dal 35% al 33% l’aliquota con una spesa di 2,8 miliardi», ha chiarito Meloni aggiungendo: «Stanziamo 1,9 miliardi sui salari, per tagliare dal 5% all’1% la tassazione sui redditi di produttività e per intervenire sul lavoro povero». Nella sostanza verranno detassati i premi di produttività elevando la soglia di quelli soggetti ad aliquota sostitutiva, sgravando le componenti del salario dei turni notturni e festivi. Si interverrà anche sul lavoro povero, stimolando i rinnovi contrattuali dei redditi fino a 28.000 euro con una aliquota del 5%. Una misura introdotta per incentivare chi lavora in turni scomodi «perché», ha poi spiegato Giorgetti ,«nell’interlocuzione con le parti sociali abbiamo capito che non ci sono più tante persone disposte a lavorare nei turni estremi e nei fine settimana, ed è giusto che chi lo fa venga pagato di più». Ed è sempre il ministro dell’Economia a spiegare che la proposta del governo al Parlamento, per quanto riguarda il taglio dell’Irpef per i redditi sopra ai 50.000 euro ma inferiori ai 200.000 euro, si traduce in una «riduzione dell’aliquota» mentre per i redditi superiori si prevede «la sterilizzazione del taglio dell’Irpef».Per il presidente del Consiglio la legge di bilancio va intesa come «parte di una strategia che risponde ai bisogni concreti delle famiglie, delle imprese, dei lavoratori. Abbiamo lavorato con buonsenso, compattezza, guardando al risultato». «Una manovra molto seria, equilibrata, che va letta nel solco di quelle precedenti. Vale 18 miliardi di euro, quindi se vogliamo è più leggera di quelle passate, ma è una manovra su cui pesa la situazione complessiva. Nel 2026, per intenderci, le casse dello Stato verseranno 40 miliardi per il superbonus», ha aggiunto Meloni.Non solo salari ma anche famiglia, cui «dedichiamo circa 1,6 miliardi di euro in più». E nuove misure sulla casa che il governo considera «sacra». «Escludiamo dal calcolo Isee la prima casa con il limite del valore catastale», ha detto il premier, e per le madri lavoratrici ha annunciato un aumento del bonus «da 40 a 60 euro». Tra i pilastri della manovra c’è anche l’aumento della spesa per la sanità. «Con la legge di bilancio dello scorso anno abbiamo previsto stanziamenti ulteriori che portavano nel 2026 il fondo sanitario a 140,6 miliardi», ma il governo fa di più. Previsti «ulteriori 2,4 miliardi per il fondo sanitario nazionale che dal 2025 al 2026 aumenta di 7,4 miliardi di euro». Infine, sul contributo delle banche e delle assicurazioni chiarisce: «Non c’è la tassazione sugli extraprofitti», ma «c’è un importante contributo degli istituti bancari e assicurativi che voglio ringraziare».
Friedrich Merz (Ansa)
Il dissenso della gioventù aveva provocato forti tensioni all’interno della maggioranza tanto da far rischiare la prima crisi di governo seria per Merz. Il via libera del parlamento tedesco, dunque, segna di fatto una crisi politica enorme e pure lo scollamento della democrazia tra maggioranza effettiva e maggioranza dopata. Come già era accaduto in Francia, la materia pensionistica è l’iceberg contro cui si schiantano i… Titanic: Macron prima, Merz adesso. Il presidente francese sulle pensioni ha visto la rottura dei suoi governi per l’incalzare di rivolte popolari e questo in carica guidato da Lecornu ha dovuto congelare la materia per non lasciarci le penne. Del resto in Europa non è il solo che naviga a vista, non curante della sfiducia nel Paese: in Spagna il governo Sánchez è in piena crisi di consensi per i casi di corruzione scoppiati nel partito e in casa, e pure l’accordo coi i catalani e coi baschi rischia di far deragliare l’esecutivo sulla finanziaria. In Olanda non c’è ancora un governo. In Belgio il primo ministro De Wever ha chiesto altro tempo al re Filippo per superare lo stallo sulla legge di bilancio che si annuncia lacrime e sangue. In Germania - dicevamo - il governo si è salvato per l’appoggio determinante della sinistra radicale, aprendo quindi un tema politico che lascerà strascichi dei quali beneficerà Afd, partito assai attrattivo proprio tra i giovani.
I tre voti con i quali Merz si è salvato peseranno tantissimo e manterranno acceso il dibattito proprio su una questione ancestrale: l’aumento del debito pubblico. «Questo disegno di legge va contro le mie convinzioni fondamentali, contro tutto ciò per cui sono entrato in politica», ha dichiarato a nome della Junge Union Gruppe Pascal Reddig durante il dibattito. Lui è uno dei diciotto che avrebbe voluto affossare la stabilizzazione previdenziale anche a costo di mandare sotto il governo: il gruppo dei giovani non aveva mai preso in considerazione l’idea di caricare sulle spalle delle future generazioni 115 miliardi di costi aggiuntivi a partire dal 2031.
E senza quei 18 sì, il governo sarebbe finito al tappeto. Quindi ecco la solita minestrina riscaldata della sopravvivenza politica a qualsiasi costo: l’astensione dai banchi dell’opposizione del partito di estrema sinistra Die Linke, per effetto della quale si è ridotto il numero di voti necessari per l'approvazione. E i giovani? E le loro idee?
Merz ha affermato che le preoccupazioni della Junge Union saranno prese in considerazione in una revisione più ampia del sistema pensionistico prevista per il 2026, che affronterà anche la spinosa questione dell'innalzamento dell'età pensionabile. Un bel modo per cercare di salvare il salvabile. Anche se ora arriva pure la tegola della riforma della leva: il parlamento tedesco ha infatti approvato la modernizzazione del servizio militare nel Paese, introducendo una visita medica obbligatoria per i giovani diciottenni e la possibilità di ripristinare la leva obbligatoria in caso di carenza di volontari. Un altro passo verso la piena militarizzazione, materia su cui l’opinione pubblica tedesca è in profondo disaccordo e che Afd sta cavalcando. Sempre che la democrazia non deciderà di fermare Afd…
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«The Rainmaker» (Sky)
The Rainmaker, versione serie televisiva, sarà disponibile su Sky Exclusive a partire dalla prima serata di venerdì 5 dicembre. E allora l'abisso immenso della legalità, i suoi chiaroscuri, le zone d'ombra soggette a manovre e interpretazioni personali torneranno protagonisti. Non a Memphis, dov'era ambientato il romanzo originale, bensì a Charleston, nella Carolina del Sud.
Il rainmaker di Grisham, il ragazzo che - fresco di laurea - aveva fantasticato sulla possibilità di essere l'uomo della pioggia in uno degli studi legali più prestigiosi di Memphis, è lontano dal suo corrispettivo moderno. E non solo per via di una città diversa. Rudy Baylor, stesso nome, stesso percorso dell'originale, ha l'anima candida del giovane di belle speranze, certo che sia tutto possibile, che le idee valgano più dei fatti. Ma quando, appena dopo la laurea in Giurisprudenza, si trova tirocinante all'interno di uno studio fra i più blasonati, capisce bene di aver peccato: troppo romanticismo, troppo incanto. In una parola, troppa ingenuità.
Rudy Baylor avrebbe voluto essere colui che poteva portare più clienti al suddetto studio. Invece, finisce per scontrarsi con un collega più anziano nel giorno dell'esordio, i suoi sogni impacchettati come fossero cosa di poco conto. Rudy deve trovare altro: un altro impiego, un'altra strada. E finisce per trovarla accanto a Bruiser Stone, qui donna, ben lontana dall'essere una professionista integerrima. Qui, i percorsi divergono.
The Rainmaker, versione serie televisiva, si discosta da The Rainmaker versione carta o versione film. Cambia la trama, non, però, la sostanza. Quel che lo show, in dieci episodi, vuole cercare di raccontare quanto complessa possa essere l'applicazione nel mondo reale di categorie di pensiero apprese in astratto. I confini sono labili, ciascuno disposto ad estenderli così da inglobarvi il proprio interesse personale. Quel che dovrebbe essere scontato e oggettivo, la definizione di giusto o sbagliato, sfuma. E non vi è più certezza. Nemmeno quella basilare del singolo, che credeva di aver capito quanto meno se stesso. Rudy Baylor, all'interno di questa serie, a mezza via tra giallo e legal drama, deve, dunque, fare quel che ha fatto il suo predecessore: smettere ogni sua certezza e camminare al di fuori della propria zona di comfort, alla ricerca perpetua di un compromesso che non gli tolga il sonno.
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Ursula von der Leyen (Ansa)
Mentre l’Europa è strangolata da una crisi industriale senza precedenti, la Commissione europea offre alla casa automobilistica tedesca una tregua dalle misure anti-sovvenzioni. Questo armistizio, richiesto da VW Anhui, che produce il modello Cupra in Cina, rappresenta la chiusura del cerchio della de-industrializzazione europea. Attualmente, la VW paga un dazio anti-sovvenzione del 20,7 per cento sui modelli Cupra fabbricati in Cina, che si aggiunge alla tariffa base del 10 per cento. L’offerta di VW, avanzata attraverso la sua sussidiaria Seat/Cupra, propone, in alternativa al dazio, una quota di importazione annuale e un prezzo minimo di importazione, meccanismi che, se accettati da Bruxelles, esenterebbero il colosso tedesco dal pagare i dazi. Non si tratta di una congiuntura, ma di un disegno premeditato. Pochi giorni fa, la stessa Volkswagen ha annunciato come un trionfo di essere in grado di produrre veicoli elettrici interamente sviluppati e realizzati in Cina per la metà del costo rispetto alla produzione in Europa, grazie alle efficienze della catena di approvvigionamento, all’acquisto di batterie e ai costi del lavoro notevolmente inferiori. Per dare un’idea della voragine competitiva, secondo una analisi Reuters del 2024 un operaio VW tedesco costa in media 59 euro l’ora, contro i soli 3 dollari l’ora in Cina. L’intera base produttiva europea è già in ginocchio. La pressione dei sindacati e dei politici tedeschi per produrre veicoli elettrici in patria, nel tentativo di tutelare i posti di lavoro, si è trasformata in un calice avvelenato, secondo una azzeccata espressione dell’analista Justin Cox.
I dati sono impietosi: l’utilizzo medio della capacità produttiva nelle fabbriche di veicoli leggeri in Europa è sceso al 60% nel 2023, ma nei paesi ad alto costo (Germania, Francia, Italia e Regno Unito) è crollato al 54%. Una capacità di utilizzo inferiore al 70% è considerata il minimo per la redditività.
Il risultato? Centinaia di migliaia di posti di lavoro che rischiano di scomparire in breve tempo. Volkswagen, che ha investito miliardi in Cina nel tentativo di rimanere competitiva su quel mercato, sta tagliando drasticamente l’occupazione in patria. L’accordo con i sindacati prevede la soppressione di 35.000 posti di lavoro entro il 2030 in Germania. Il marchio VW sta già riducendo la capacità produttiva in Germania del 40%, chiudendo linee per 734.000 veicoli. Persino stabilimenti storici come quello di Osnabrück rischiano la chiusura entro il 2027.
Anziché imporre una protezione doganale forte contro la concorrenza cinese, l’Ue si siede al tavolo per negoziare esenzioni personalizzate per le sue stesse aziende che delocalizzano in Oriente.
Questa politica di suicidio economico ha molto padri, tra cui le case automobilistiche tedesche. Mercedes e Bmw, insieme a VW, fecero pressioni a suo tempo contro l’imposizione di dazi Ue più elevati, temendo che una guerra commerciale potesse danneggiare le loro vendite in Cina, il mercato più grande del mondo e cruciale per i loro profitti. L’Associazione dell’industria automobilistica tedesca (Vda) ha definito i dazi «un errore» e ha sostenuto una soluzione negoziata con Pechino.
La disastrosa svolta all’elettrico imposta da Bruxelles si avvia a essere attenuata con l’apertura (forse) alle immatricolazioni di motori a combustione e ibridi anche dopo il 2035, ma ha creato l’instabilità perfetta per l’ingresso trionfale della Cina nel settore. I produttori europei, combattendo con veicoli elettrici ad alto costo che non vendono come previsto (l’Ev più economico di VW, l’ID.3, costa oltre 36.000 euro), hanno perso quote di mercato e hanno dovuto ridimensionare obiettivi, profitti e occupazione in Europa. A tal riguardo, ieri il premier Giorgia Meloni, insieme ai leader di Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria e Ungheria, in una lettera ai vertici Ue, ha esortato l’Unione ad abbandonare, una volta per tutte, il dogmatismo ideologico che ha messo in ginocchio interi settori produttivi, senza peraltro apportare benefici tangibili in termini di emissioni globali». Nel testo, si chiede di mantenere anche dopo il 2035 le ibride e di riconoscere i biocarburanti come carburanti a emissioni zero.
L’Ue, che sempre pretende un primato morale, ha in realtà creato le condizioni perfette per svuotare il continente di produzione industriale. Accettare esenzioni dai dazi sull’import dalle aziende che hanno traslocato in Cina è la beatificazione della delocalizzazione. L’Europa si avvia a diventare uno showroom per prodotti asiatici, con le sue fabbriche ridotte a ruderi. Paradossalmente, diverse case automobilistiche cinesi stanno delocalizzando in Europa, dove progettano di assemblare i veicoli e venderli localmente, aggirando così i dazi europei. La Great Wall Motors progetta di aprire stabilimenti in Spagna e Ungheria per assemblare i veicoli. Anche considerando i più alti costi del lavoro europei (16 euro in Ungheria, dato Reuters), i cinesi pensano di riuscire ad essere più competitivi dei concorrenti locali. Per convenienza, i marchi europei vanno in Cina e quelli cinesi vengono in Europa, insomma. A perderci sono i lavoratori europei.
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