2025-07-29
Trump smentisce Netanyahu su Gaza: «C’è fame, creerò centri alimentari»
Donald Trump e Benjamin Netanyahu (Ansa)
Lanciati dall’Idf 20 pacchi di aiuti. Negoziatori israeliani negli Usa per incontrare Witkoff e Rubio. Putin propone a Bibi di mediare sul nucleare iraniano, chiedendogli di rispettare l’integrità della Siria.Pur continuando a collaborare per la tregua e la liberazione degli ostaggi, emerge il disaccordo tra gli Stati Uniti e Israele sugli aiuti e sulla crisi umanitaria a Gaza.Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in occasione dell’incontro con il premier britannico, Keir Starmer, in Scozia, ha infatti riconosciuto che «c’è molta gente affamata» nella Striscia. «Basandomi sulle immagini della televisione, quei bambini sembrano molto affamati, lo vedo e non si può fingere» ha spiegato ai giornalisti, prendendo quindi le distanze dalle ultime affermazioni del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, secondo il quale «non c’è fame a Gaza». Il tycoon, sostenendo di «non essere particolarmente d’accordo» con la visione israeliana, ha rivelato che lo Stato ebraico «ha una grande responsabilità per il flusso degli aiuti».Non stupisce quindi l’annuncio di Trump di voler creare alcuni centri di distribuzione di aiuti umanitari a Gaza «dove la gente potrà entrare liberamente, senza limiti. Non ci saranno recinzioni». Convinto di «poter salvare molte persone», ha annunciato un «maggior coinvolgimento» da parte di Washington.Procedono comunque i colloqui tra la Casa Bianca e Israele. Il tycoon ha reso noto di aver parlato con Netanyahu per elaborare «vari piani» per liberare gli ostaggi, sottolineando la difficoltà a trattare con Hamas. Nel frattempo, la delegazione israeliana composta dal ministro per gli Affari strategici, Ron Dermer, e dal capo del Consiglio per la sicurezza nazionale, Tzachi Hanegbi è in arrivo negli Stati Uniti per incontrare in questi giorni l’inviato americano per il Medio Oriente, Steve Witkoff, e il segretario di Stato americano, Marco Rubio. La riunione verterà sui negoziati per la tregua e la liberazione degli ostaggi, ma anche sulla questione iraniana. Tra l’altro, il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, con Il Cairo tra i mediatori per il cessate il fuoco, ha lanciato direttamente un appello all’omologo americano durante un discorso televisivo, chiedendogli di «compiere ogni sforzo per porre fine a questa guerra e consentire l’ingresso degli aiuti».Ma anche il presidente russo, Vladimir Putin, ha sentito telefonicamente Netanyahu, ribadendo che Mosca appoggia «una risoluzione esclusivamente pacifica dei problemi e dei conflitti presenti nella regione» mediorientale. Il leader di Mosca ha colto l’occasione per chiedere a Israele di rispettare «l’unità, la sovranità e l’integrità territoriale» della Siria, ma non solo. Il Cremlino si è anche offerto di mediare sul programma nucleare iraniano. A tal proposito, Teheran ha confermato che mostrerà un piano per la futura cooperazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), con i suoi ispettori che arriveranno sul suolo iraniano tra due settimane, senza tuttavia poter visitare i siti nucleari. Intanto aumenta la tensione tra Israele e la comunità cristiana: dopo l’attacco dell’Idf contro la chiesa della Sacra famiglia a Gaza, i coloni israeliani hanno preso di mira il villaggio cristiano di Taybeh, in Cisgiordania. L’Autorità palestinese su X ha comunicato che «nell’attacco terroristico» sono stati «incendiati veicoli palestinesi e imbrattate case e proprietà con minacce razziste in ebraico». Immediata è stata la dura critica da parte del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha definito «inaccettabile» e «criminale» l’attacco dei coloni contro il villaggio cristiano. Il vicepremier si è subito messo in contatto con il cardinale e patriarca di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, «per esprimere solidarietà». E dopo aver ribadito che «Israele deve finire con gli attacchi», il vicepremier ha avvertito che si valuterà «assieme a partner dell’Ue l’adozione di nuove sanzioni nei confronti dei coloni violenti» visto che «continuano a superare ogni limite pur sapendo che i cristiani rappresentano un elemento di stabilità». Sul fronte degli aiuti, mentre l’Idf ha reso noto di aver lanciato dagli aerei 20 pacchi di aiuti su Gaza, la Germania ha comunicato che insieme alla Giordania sta organizzando «un ponte aereo di beni umanitari». Berlino si prepara poi a dare il via alla collaborazione con la Francia e il Regno Unito sempre «per consegnare cibo e forniture mediche» via aerea. E anche la Spagna fa parte della lista dei Paesi che contribuiranno agli aiuti: lancerà 12 tonnellate di cibo su Gaza venerdì. Sul campo, intanto, il ministero della Salute di Gaza ha affermato che sono stati uccisi 98 gazawi in 24 ore e altre 14 persone sono morte di fame. E mentre all’Onu è iniziata la conferenza guidata dalla Francia e dall’Arabia Saudita sulla soluzione dei due Stati, pare che Starmer, dopo aver preso tempo, presenterà a breve un piano per «trasformare un cessate il fuoco in una pace duratura», scrive il Telegraph, con il riconoscimento della Palestina come un passaggio chiave per raggiungere l’obiettivo.