2025-08-10
Trump incontrerà Putin in Alaska: «Voglio portare pace sulla Terra»
Vertice a Ferragosto nello Stato Usa più vicino alla Russia. Il Cremlino: «Il prossimo da noi». Secondo fonti lo zar chiederà Donbass e Crimea. Giallo Witkoff: avrebbe sbagliato ad annunciare lo «scambio» di regioni.Fervono i preparativi per l’incontro tra il presidente russo, Vladimir Putin, e l’omologo americano, Donald Trump. Il tycoon ha annunciato che il bilaterale si terrà in Alaska il giorno di Ferragosto. «Il mio istinto mi dice che abbiamo una possibilità di raggiungere la pace», ha spiegato. Dall’altra parte, il Cremlino non si è sbilanciato: si è limitato a riconoscere che la sede dell’evento è una scelta «abbastanza logica». Il consigliere del presidente russo, Yuri Ushakov, ha infatti dichiarato: «La Russia e gli Stati Uniti sono vicini, confinanti» dunque è ragionevole che «la delegazione (russa, ndr) debba semplicemente volare attraverso lo Stretto di Bering e che un vertice così importante e atteso tra i leader dei due Paesi si tenga in Alaska». Ma Mosca guarda già al futuro: sempre Ushakov ha avvertito che «il Cremlino si aspetta che il successivo incontro» tra i due presidenti «si svolga in territorio russo». Ad accogliere positivamente il vertice è stato lo stesso governatore dell’Alaska, Mike Dunleavy: ha commentato che lo Stato americano è «nella posizione più strategica al mondo», situato «al crocevia tra Nord America e Asia, con l’Artico a Nord e il Pacifico a Sud. Con appena due miglia che separano la Russia dall’Alaska». Quindi, «nessun altro luogo svolge un ruolo più vitale per la nostra difesa nazionale, la sicurezza energetica e la leadership artica».In effetti, l’Alaska, oltre a essere lo Stato americano più vicino alla Russia, rappresenta un territorio di rilevanza strategica tanto per Washington quanto per Mosca: si trova nell’Artico, ovvero l’area attorno a cui gravitano gli interessi sia russi che americani ed è ricco di riserve di combustibili fossili. Ma ha anche un alto valore storico e simbolico: ben 158 anni fa, nel 1867, è stato venduto dallo zar Alessandro II agli Stati Uniti per poco più di 7 milioni di dollari, nel tentativo di risollevare l’impero russo dopo la guerra di Crimea. È stata una mossa apprezzata dagli americani solo dopo, una volta scoperto l’oro, mentre non è mai stata accettata dai nazionalisti russi. Inoltre, a livello pratico, si tratta di una sede dove Putin non rischia di essere arrestato: il mandato d’arresto emesso dalla Corte penale internazionale (Cpi) nel 2023 non ha alcuna valenza visto che né Washington né Mosca sono firmatati dello Statuto di Roma. Per quanto l’Alaska sia, quindi, un luogo di stretta importanza geopolitica, l’ultimo vertice internazionale, e non di questa portata, risale al 2021 quando alcuni funzionari di alto livello dell’amministrazione Biden si sono incontrati con la controparte cinese. Guardando al contenuto del summit del 15 agosto, secondo diverse indiscrezioni, Putin presenterà al tycoon il suo piano per la pace (il tycoon ha detto l’altro ieri che «la mia ambizione come presidente è portare la pace nel mondo») che include le cessioni di territori da parte dell’Ucraina. Stando a quanto riportato dal Wall Street Journal, il presidente russo mira a ottenere, in cambio della tregua, la regione orientale del Donbass, oltre al riconoscimento della Crimea. Secondo il Bild, la proposta di Mosca non mirerebbe, però, a una tregua totale quanto piuttosto a un cessate il fuoco parziale e allo stop dei raid russi contro alcune città e contro gli impianti energetici. Di certo, le parole del presidente americano su un eventuale «scambio di territori» tra Kiev e Mosca per arrivare alla fine della guerra hanno creato scompiglio in Europa. E non si esclude nemmeno la possibilità che le dichiarazioni di Trump siano il frutto di un misunderstanding. L’inviato speciale della Casa Bianca, Steve Witkoff, sempre secondo il quotidiano tedesco, potrebbe avere mal interpretato le parole dello zar russo durante il meeting di mercoledì scorso: «il ritiro pacifico» da Zaporizhzhia e Kherson non sarebbe un favore russo nei confronti di Kiev, ma una rivendicazione territoriale di Mosca nei confronti dell’Ucraina.In ogni caso, il Cremlino è consapevole che, a cinque giorni di distanza dall’atteso summit, diversi Paesi metteranno i bastoni tra le ruote. Anzi, l’inviato russo per gli Investimenti, Kirill Dmitriev, prevede che alcuni Stati «interessati a perpetuare il conflitto faranno sforzi titanici per ostacolare l’incontro previsto tra il presidente Putin e il presidente Trump». Di certo, in Europa è partita la corsa contro il tempo per elaborare una strategia comune prima della riunione tra i due leader. Sul fronte opposto, il presidente russo si è messo in contatto con il presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, per aggiornarlo sia sull’incontro con Witkoff sia sul bilaterale che ci sarà con il tycoon.Tra l’altro, secondo la Cbs il presidente russo ha consegnato all’inviato americano un’onorificenza destinata a un alto funzionario della Cia, Juliane Gallina, il cui figlio è morto sul campo mentre combatteva a fianco dell’esercito russo.Sul campo di battaglia, l’Ucraina continua a evacuare civili nei villaggi del Donetsk. Proprio nella stessa regione, il ministero della Difesa russo ha comunicato che è stata conquistata Yablunivk. I raid russi sono stati registrati anche nelle regioni di Dnipropetrovsk, Kherson e Zaporizhzhia. Ieri, nei sobborghi di Kherson, un bus è finito nel mirino di due attacchi con droni. Lo denunciano le autorità ucraine, con accuse alle forze russe, come riporta Ukrinform e il bilancio parla di almeno due civili morti e 16 feriti. Stando al sito di notizie, mentre erano in corso le operazioni dei poliziotti per recuperare i corpi delle vittime c’è stato un secondo attacco con un drone, che ha provocato il ferimento di tre poliziotti. Dall’altra parte, il Servizio di sicurezza di Kiev ha annunciato di aver colpito nella repubblica russa del Tatarstan «un magazzino di droni di progettazione iraniana Shahed», distante 1.300 km dall’Ucraina.
iStock
La Fondazione per la scuola italiana, ente non profit finanziato da privati, ha lanciato un bando da 600mila euro per sostenere le venti filiere più significative del modello di formazione tecnico-professionale 4+2. L’iniziativa è realizzata con il supporto scientifico dell’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (Indire).
Con l’ultimo Decreto legge Scuola, il percorso 4+2 — che consente di conseguire il diploma in quattro anni e proseguire con due anni di specializzazione presso gli ITS Academy — è entrato a regime, affiancando i tradizionali percorsi quinquennali. Il bando è rivolto agli istituti capofila che abbiano sottoscritto un accordo di rete con gli altri soggetti della filiera. Le candidature devono essere presentate entro il 24 ottobre e saranno valutate da una commissione di esperti nominata dalla Fondazione.
La graduatoria terrà conto di diversi criteri, tra cui il numero di ore di laboratorio nelle discipline STEM e nelle imprese, la progettazione di unità didattiche interdisciplinari, la formazione specifica dei docenti, il sistema di monitoraggio, i progetti di economia circolare e quelli di internazionalizzazione. Le venti filiere vincitrici, selezionate nel limite di cinque per indirizzo e tre per regione, potranno investire i fondi per rafforzare la didattica innovativa, avviare programmi di scambio con l’estero e potenziare l’orientamento dei diplomati.
«L’obiettivo non è solo premiare i progetti più efficaci, ma diffondere buone pratiche replicabili a livello nazionale», ha spiegato il presidente della Fondazione, Stefano Simontacchi, sottolineando anche l’attenzione alle aree svantaggiate nella ripartizione dei fondi.
Secondo Francesco Manfredi, presidente di Indire, il consolidamento del modello 4+2 passa da «un accompagnamento scientifico qualificato, monitoraggi costanti e un lavoro metodologico condiviso». L’obiettivo è costruire percorsi formativi capaci di rispondere meglio alle esigenze culturali e professionali delle nuove generazioni.
Il bando si inserisce nell’accordo tra la Fondazione e Indire per l’attuazione del Piano nazionale di accompagnamento alla sperimentazione della filiera tecnologico-professionale. Parallelamente, la Fondazione porta avanti il programma EduCare per sostenere singole scuole con progetti su laboratori didattici, efficientamento energetico e sicurezza infrastrutturale.
Continua a leggereRiduci
Beppe Sala (Imagoeconomica)
Claudio Del Monaco (Ansa)