2024-12-09
Trump può fermare la guerra in Ucraina
Donald Trump e Volodymyr Zelensky (Ansa)
Mentre il numero di morti è insostenibile su ambo i fronti, il presidente eletto mostra la chiara volontà di mettere fine alla mattanza. L’occasione è propizia: Russia e Iran non sono mai stati così deboli, inoltre il tycoon intende giocarsi la carta dell’uscita dalla Nato.La cifra precisa non la sapremo mai, perché né i russi né gli ucraini hanno interesse a dire la verità sulla guerra in corso. Tuttavia, anche senza avere documenti ufficiali che certifichino le perdite totali di Mosca e Kiev, dopo quasi tre anni di guerra è possibile tracciare a grandi linee un bilancio del conflitto in corso. Il Wall Street Journal a settembre ha stimato che l’esercito di Volodymyr Zelensky abbia perso almeno 80.000 uomini, mentre i feriti supererebbero i 400.000. Vladimir Putin invece, avrebbe mandato a morire in Ucraina 200.000 soldati, mentre mutilati e invalidi sfiorerebbero il mezzo milione. In totale, la guerra iniziata con l’invasione del 24 febbraio del 2022 avrebbe fatto più vittime di quelle delle guerre mondiali. Perché è vero che nella battaglia in corso si parla spesso di armamenti di ultimissima generazione comandati dall’Intelligenza artificiale, ma poi nelle trincee ci devono essere gli uomini, in quanto per difendere o conquistare un territorio non bastano i missili. Per questo alcuni sostengono che gli ucraini siano stanchi della guerra e pronti, in cambio di una tregua, a cedere le province occupate. Il che è assolutamente vero, ma lo stesso sentimento è coltivato dai russi, i quali però non ne possono parlare liberamente per paura di finire ai lavori forzati.È in questo scenario, di trattative possibili ma al momento improbabili, che si inserirà dal 20 gennaio, giorno del suo insediamento alla Casa Bianca, Donald Trump. Quel che pensa il tycoon della guerra è noto, dato che se n’è parlato spesso durante la lunga campagna elettorale. Fosse per lui, il cessate il fuoco si raggiungerebbe in 24 ore. Forse un giorno non basterà ed è possibile che non sia sufficiente nemmeno una settimana o più di trattative. Però un fatto è certo: il quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti inizierà il proprio mandato avendo dalla sua una serie di circostanze favorevoli per raggiungere un cessate il fuoco. Un po’ come capitò a Ronald Reagan quando appena insediatosi beneficiò della liberazione dei funzionari dell’ambasciata americana sequestrati a Teheran, Trump potrebbe riuscire a ottenere ciò che Biden, nonostante gli sforzi, ha inseguito per mesi ma non ha raggiunto.Le condizioni ci sono e non soltanto perché Zelensky, che da mesi ha visto scendere a livelli mai visti la propria popolarità, oggi appare più favorevole a un negoziato che comprenda anche la rinuncia alle province occupate, ma anche perché pure Putin ora è più incline a sedersi a un tavolo per discutere la tregua. A pesare ci sono le centinaia di migliaia di morti e feriti da ambo le parti ma anche ragioni economiche, perché la guerra ha dissanguato l’Ucraina, ma anche la Russia. In più, per Mosca c’è il rovescio delle ambizioni di allargare al Medio Oriente la propria area di influenza. La caduta di Bashar Al Assad in Siria e le difficoltà del fronte costruito negli anni dagli iraniani per opporsi a Israele e agli Stati Uniti, in qualche misura indebolisce lo stesso Putin, il quale è costretto a ritirare in fretta e furia le proprie truppe, abbandonando le basi militari insediate nel tempo. Se fino a qualche mese fa la Russia sembrava aver trovato nuovi e potenti alleati per resistere alle sanzioni, minacciando l’equilibrio occidentale, oggi Mosca è costretta a ricredersi. Trump ha dunque un’occasione straordinaria per costringere sia Putin che Zelensky a un compromesso e le dichiarazioni rilasciate ieri, in cui il futuro presidente addirittura rilancia l’idea di un’uscita dalla Nato da parte degli Stati Uniti, potrebbe rientrare in una strategia per alleggerire le tensioni. È chiaro che l’Alleanza atlantica è un elemento determinante nel conflitto in corso. Sia per il sostegno a Zelensky, sia come elemento di tutela degli equilibri futuri. Far circolare l’idea del ritiro da un’organizzazione che abbaia davanti al cortile di casa della Russia (l’immagine non è mia, ma di papa Francesco) potrebbe essere una mossa per distendere gli animi. Probabilmente Trump non ha nessuna intenzione di uscire dalla Nato , ma dirlo equivale a sostenere che non ci sarà alcun rafforzamento. Certo, né Zelensky né Putin hanno la stessa forza che avevano nel 2022. Tre anni di guerra pesano per tutti, sia per gli aggrediti che per gli aggressori. E se fino a ieri l’America di Biden chiedeva agli ucraini di arruolare i diciottenni per spedirli al fronte, oggi l’America di Trump chiede di far tacere le armi. Sarà, ma forse è una buona notizia.
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