2025-01-13
La crisi energetica dell'Iran, un'opportunità per Trump
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«Gli sciocchi accorrono attratti dall'odore del kebab»: così la Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei, ha recentemente descritto coloro che dall'estero vedono una possibilità di sostenere il popolo iraniano contro i suoi leader clericali, in un momento in cui il regime affronta sfide praticamente insormontabili. Ma quella battuta potrebbe ritorcersi contro Khamenei stesso: con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca -questione di pochi giorni- gli Stati Uniti avranno un’opportunità unica per eliminare una volta per tutte la minaccia rappresentata da Teheran. L'Iran, intrappolato da mesi in una crisi energetica che sta minando le fondamenta del regime, si trova in una posizione estremamente precaria. Nonostante possieda vasti giacimenti di petrolio e gas naturale, la Repubblica Islamica per mantenere un ruolo nel mercato energetico globale ha dovuto necessariamente aggirare le deboli sanzioni dell’amministrazione Biden. Secondo le stime negli ultimi tre anni il regime è riuscito a esportare illegalmente petrolio per oltre 140 miliardi di dollari.Tuttavia, decenni di corruzione diffusa a tutti i livelli e di cattiva gestione economica, uniti a divergenze interne sull'uso dei proventi – destinati a finanziare terroristi all'estero o a sostenere i cittadini in patria – hanno portato a gravi carenze di gas. Questo ha compromesso la produzione di elettricità e lasciato milioni di iraniani al freddo e al buio durante l’inverno. La situazione è così critica che persino membri del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica (IRCG) l’hanno definita «vergognosa». Il periodo estivo, caratterizzato da un massiccio utilizzo dei climatizzatori, ha ulteriormente aggravato la situazione. Questo è accaduto dopo che le autorità hanno vietato l'impiego del mazut, un olio combustibile pesante e altamente inquinante, in tre centrali elettriche. Alcuni ipotizzano che dietro questa decisione si celi anche una reale carenza di questo combustibile. Con l'arrivo dell'inverno e il calo delle temperature, il problema si ripresenta. In Iran, i prezzi del gas, sovvenzionati dallo Stato, restano artificialmente bassi, alimentando una domanda costante che i continui appelli al risparmio non riescono a ridurre. Inoltre, il governo non ha provveduto a riparare le infrastrutture energetiche danneggiate dai recenti raid aerei israeliani, causando blackout frequenti, la chiusura di industrie e la riduzione degli orari di lavoro. Tutto questo ha esacerbato il malcontento sociale. Per far fronte alla crisi il regime potrebbe decidere di eliminare i sussidi e aumentare i prezzi del gas, ma teme che ciò inneschi proteste su larga scala, come quelle del novembre 2019.Novecento persone giustiziate nel 2024Come noto quelle rivolte, nate da una crisi energetica, si sono trasformate velocemente in un referendum contro l’intero sistema politico iraniano che però è riuscito con la violenza a soffocare la proteste. Il regime di Teheran da allora è diventato sempre più spietato, tanto che lo scorso anno sono state giustiziate più di 900 persone, di cui circa 40 in una sola settimana a dicembre, come ha dichiarato il capo dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (UNHCR) Volker Türk.La maggior parte delle esecuzioni dello scorso anno riguardava reati legati alla droga, ma sono stati giustiziati anche dissidenti e persone collegate alle proteste del 2022 e si registra anche un aumento del numero di donne giustiziate. Se dovesse scoppiare una crisi energetica fuori controllo potrebbe rievocare le proteste che nel 1978 portarono alla caduta dello Scià e all’ascesa degli ayatollah che per il Paese sono stati una vera iattura.L’economia in condizioni disastrose aspettando Donald TrumpIn parallelo, l’economia iraniana soffre per il crollo del riyal, la cui capacità d’acquisto è ormai al minimo storico. Il cambio non ufficiale del riyal rispetto al dollaro statunitense ha raggiunto un livello record di debolezza, aggravando la crisi interna. Secondo il governatore della Banca Centrale iraniana la caduta del riyal è strettamente legata agli sviluppi geopolitici: la perdita di alleati come il regime siriano di Bashar Assad, le sconfitte strategiche contro Israele e il ritorno di Trump alla Casa Bianca hanno ulteriormente depresso il valore della valuta. Alla fine di dicembre il riyal è sceso a un tasso di cambio di 801.000 per un dollaro statunitense. Secondo quanto riportato dal Financial Times, la crisi è così profonda che il Governo è stato costretto a utilizzare il fondo sovrano per garantire il pagamento degli stipendi. La situazione è aggravata da sussidi considerati insostenibili: il prezzo della benzina alla pompa è di appena tre centesimi di dollaro al litro, generando un costo totale – diretto e indiretto – stimato dal FMI in 163 miliardi di dollari per il 2022, pari al 27% del PIL. Per affrontare il problema, il Governo sta adottando misure graduali, tra cui un sistema di tariffe elettriche progressive per i consumi domestici e l'importazione di benzina a prezzi di mercato internazionale per le fasce di popolazione più abbienti. Tuttavia, il Paese registra un deficit quotidiano di circa 20 milioni di litri di benzina e, nel 2022, ha speso 2 miliardi di dollari per importarla. Parallelamente, milioni di litri di carburante attraversano illegalmente i confini verso Pakistan e Afghanistan, alimentando un fiorente contrabbando. I trafficanti traggono profitto dalla differenza tra il prezzo sussidiato interno e quello di mercato dei Paesi vicini. Gli esperti prevedono che, durante l'inverno, l’Iran dovrà affrontare una carenza giornaliera di almeno 260 milioni di metri cubi di gas. Per colmare il divario sono attualmente in corso negoziati per l'importazione di gas dal Turkmenistan. Nel frattempo, un membro della commissione energia del Parlamento ha rivelato che il Paese registra un deficit di generazione elettrica pari a 20.000 MW, aggravando ulteriormente la crisi energetica. Di fronte a una serie di sconfitte e tentando di evitare ulteriori crisi interne, Teheran ha ritardato l’attuazione di una controversa «legge sull’hijab e la castità» e revocato temporaneamente il divieto su app come WhatsApp e Google Play. Questi passi non rappresentano aperture liberali, bensì manifeste ammissioni di debolezza.La perdita della deterrenza da parte dell’IranFuori dai confini iraniani, il regime si è ulteriormente indebolito e faticherä sempre di più a mantenere il controllo regionale. Nonostante le minacce di eliminare Israele, la potenza militare israeliana ha inflitto pesanti perdite alle reti terroristiche sostenute dall’Iran. Hamas a Gaza ha visto la sua leadership e infrastruttura distrutte, mentre Hezbollah in Libano ha perso gran parte del suo arsenale e numerosi comandanti di altro e medio livello. Inoltre, la caduta del regime di Assad in Siria ha privato Teheran di un alleato chiave nella Regione, riducendo la sua capacità di esportare terrore e minacciare gli interessi israeliani e americani. Come se non bastasse, Israele ha distrutto le difese aeree a lungo raggio dell’Iran in un attacco di rappresaglia lo scorso ottobre, rendendo il regime completamente vulnerabile a futuri attacchi. Sabato scorso l'Iran ha organizzato imponenti esercitazioni militari su scala nazionale per valutare la capacità dell'esercito di respingere un eventuale nuovo attacco israeliano. L'iniziativa, è parte di una campagna militare di due mesi avviata a gennaio che ha coinvolto l’IRCG impegnato nella difesa simulata delle principali installazioni nucleari a Natanz. Secondo quanto riportato dalla televisione di Stato «i sistemi di difesa sono stati messi alla prova contro minacce aeree, missilistiche ed elettroniche in scenari realistici di combattimento». Parallelamente, come parte di una strategia propagandistica, l'Iran ha diffuso immagini della sua «città missilistica» sotterranea, visitata dai vertici militari, tra cui il generale Hossein Salami e il comandante della divisione aerospaziale dell’IRCG Amir-Ali Hajizadeh. Secondo l'agenzia Tasnim News, legata all'IRGC, questa struttura sarebbe all'origine dei falliti attacchi missilistici iraniani True Promise contro Israele. Ora, Trump ha l’opportunità di reintrodurre una politica di «massima pressione 2.0» attraverso sanzioni economiche rigide che strangolino le entrate petrolifere del regime, combinata a una minaccia militare credibile. Resistere agli inviti di Teheran a negoziare e sostenere con forza il popolo iraniano potrebbe portare a un rovesciamento del regime. Dal 2017 i cittadini iraniani sfruttano ogni occasione per sfidare il potere clericale. Con il giusto sostegno internazionale potrebbero finalmente sconfiggere il regime che ha incendiato il Medio Oriente e esportato il terrorismo in tutto il mondo per decenni. Solo allora Khamenei potrebbe scoprire chi è stato «lo sciocco attratto dall'odore del kebab».
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco