2025-05-07
Trump pronto a mandare i migranti in Ruanda. Come fece Londra nel 2022
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Il ministro degli Esteri del Ruanda, Olivier Nduhungirehe, ha annunciato alla televisione nazionale che è in corso una trattativa con gli Stati Uniti per fare il modo che il suo Paese accolga i migranti espulsi dal territorio statunitense.A marzo ci sono state le prove generali quando un cittadino iracheno, sospettato di appartenere allo Stato Islamico, era stato trasferito in Ruanda. Adesso questa collaborazione sembra vicina a diventare concreta e il piccolo stato della Regione dei Grandi laghi si è detto lieto di poter collaborare con la nuova amministrazione di Donald Trump.Stando alle parole del Segretario di Stato Marco Rubio gli Stati Uniti stanno cercando altri Paesi disposti a prendere i migranti espulsi come ha fatto El Salvador e potrebbero aggiungersi Panama e Costarica, mentre il governo libico ha ufficialmente smentito di essere disposto ad accettare migranti dagli Stati Uniti. El Salvador si è addirittura proposto a Washington mettendo a disposizione alcune infrastrutture carcerarie dietro pagamento, mentre per gli altri Paesi centramericani al momento si tratta soltanto di indiscrezioni.Il Ruanda, come ha sottolineato il responsabile degli Esteri, ha già una precedente esperienza quando nel 2022 era stato firmato un accordo con la Gran Bretagna, bloccato poi l’anno seguente dalla magistratura britannica. Londra non era stata l’unica a rivolgersi a Kigali per risolvere i problemi con i migranti, anche se il suo accordo era quello che aveva fatto più rumore. Il governo socialdemocratico della Danimarca nel 2022 aveva concluso un accordo sempre con il Ruanda dove persone richiedenti asilo presenti nel paese sarebbero state trasferite in centri di accoglienza nello stato africano, durante il periodo di elaborazione delle loro richieste. L’idea di spedire i migranti in Ruanda era arrivata anche in Germania nel 2024 su proposta del commissario tedesco per l’Immigrazione Joachim Stamp che aveva parlato di un piano che potesse trasferire circa 10.000 migranti ogni anno in Africa. L’idea tedesca è un vero e proprio recupero del cosiddetto Piano Ruanda del Regno Unito, troppo frettolosamente accantonato dal governo laburista di Keir Starmer. Il responsabile delle politiche per l’immigrazione di Berlino ha parlato di un accordo sotto l’egida delle Nazioni Unite, ma l’idea portata avanti da Stamp riguarda soprattutto la frontiera orientale dove a suo dire la Russia e la Bielorussia stanno spingendo migliaia di migranti per fare pressioni sulla Germania. Un’esternalizzazione in salsa africana che però potrebbe trovare molti ostacoli da parte delle corti di giustizia, come è già accaduto per la Gran Bretagna.Il primo Stato a inaugurare questa strada verso Kigali era stato Israele nel 2015, quando eritrei e sudanesi si erano ritrovati in Ruanda, ma Tel Aviv aveva provveduto anche ad un risarcimento economico per i migranti allontanati. Israele aveva lavorato nel 2013 anche con l’Uganda, ma questo accordo non era andato bene e dopo pochi trasferimenti era stato annullato concordemente fra i due paesi. Il Ruanda è molto stimato dagli occidentali, soprattutto da americani, belgi e francesi, ma rimane un paese che rispetta poco i diritti di minoranze ed opposizione e il presidente Paul Kagame lo governo da un trentennio con il pugno di ferro. Dopo aver fatto marcia indietro su Kigali il governo inglese del Premier laburista Starmer si è interessato all’accordo con l’Albania sottoscritto dal governo Meloni.Rafforzato dalla nuova lista di paesi sicuri stilata dall’Unione europea che comprende Tunisia, Egitto, Marocco, Colombia, Kosovo e soprattutto Bangladesh, il Paese con i numeri migratori più alti verso l’Italia, il piano albanese sembra prendere nuova linfa ed attirare le attenzioni internazionali. Un gruppo di 15 stati membri dell’Ue ha infatti chiesto all’Unione di valutare la possibilità di creare dei centri all’estero dove portare le persone migranti in attesa che la loro richiesta venga esaminata e la presidente Ursula von der Leyen ha riconosciuto i centri in Albania come un metodo innovativo per contrastare l’immigrazione illegale.