
La Consob ha sanzionato 183 persone nei primi sei mesi del 2018, contro le 167 di tutto il 2017. Finte società contattano le vittime e le convincono a puntare piccole somme. Una volta carpita la fiducia chiedono cifre sempre maggiori, poi spariscono con i soldi.La truffa corre sempre più online. Il web è diventato il regno incontrastato di professionisti della rapina che, con sofisticati meccanismi psicologici e una profonda conoscenza finanziaria, sono in grado di sfilare anche a chi ha discrete nozioni di economia decine di migliaia di euro. E poi sparire nel nulla. Il tutto avviene con rapidità fulminea. Un mese massimo e il malcapitato, che pensava di arrotondare lo stipendio o la pensione, si ritrova il conto corrente alleggerito. Impossibile recuperare il maltolto anche perché i nomi degli interlocutori si rivelano fittizi e le società scatole vuote. Quando il risparmiatore si rende conto di essere stato truffato, è troppo tardi. I sui soldi hanno preso il volo verso banche nei paradisi fiscali. Nemmeno le denunce, il coinvolgimento della Consob e della Procura fanno paura. Stiamo parlando del mondo del trading online, la nuova frontiera delle truffe, dove scorrazzano organizzazioni malavitose che si servono di professionisti abilissimi. Spesso questi maghi della finanza non sono nemmeno consapevoli di far parte di una truffa. Come ci ha spiegato uno di loro, con cui siamo entrati in contatto ma che vuole restare anonimo, sono ingaggiati dalle organizzazioni, pagati per il servizio che svolgono e poi liquidati con un turn over velocissimo, prima che anche loro si accorgano di essere complici di un raggiro. Il trading online promuove investimenti altamente rischiosi (opzioni binarie, Cfd, trading su valute e metalli preziosi) senza avere alcuna autorizzazione. È un fenomeno in crescita esponenziale e difficile da contrastare. La Consob, l'autorità per la vigilanza del mercato finanziario, nel 2017 è intervenuta nei confronti di 167 soggetti, mentre nei primi sei mesi del 2018 gli interventi sanzionatori sono stati 183 (con 71 ordini di cessazione dell'attività abusiva svolta tramite Internet e telefonate, 89 segnalazioni all'autorità giudiziaria, sette sospensioni cautelari e otto emanazioni di divieti a operare). Internet è il luogo ideale dove tendere la trappola, perché online è più facile contattare milioni di persone che davanti a un computer sono meno attente e più disponibili a cedere alla curiosità di provare investimenti che promettono facili guadagni. Le tecniche delle truffe si sono affinate. Non c'è più nessuno che promette di diventare ricco dall'oggi al domani. Sa che partirebbe con il piede sbagliato. Il procacciatore si presenta con tono amichevole, da uomo della porta accanto, e prospetta al massimo di arrotondare lo stipendio, di aggiungere qualche migliaio di euro alla pensione. Nulla di eclatante, ma abbastanza per dare la sensazione di aver fatto un affare, di potersi permettere qualche spesa, un paio di regali, una vacanza.È questa la chiave d'accesso, il modo per aprire una breccia. Spesso si gioca anche sulla differenza di genere. L'approccio a un uomo viene da una donna e viceversa. Se poi la vittima è un anziano che vive solo, il gioco diventa una passeggiata.La truffa riguarda soprattutto gli investimenti in opzioni binarie, oggi vietati agli investitori retail nell'Ue perché considerati troppo pericolosi. È una sorta di roulette borsistica, cioè si scommette sul rialzo o il ribasso di azioni, valute o metalli preziosi e si guadagna su tale puntata. Come in ogni truffa tradizionale l'investitore ha all'inizio l'impressione di aver fatto la scelta giusta e di poter raggranellare qualche migliaio di euro nel giro di poche settimane, a fronte di un investimento di poco più di 100 euro. Le ultime resistenze cadono di fronte al bonus in denaro che la società sembra regalare per avviare il trading e che dovrebbe servire da paracadute per eventuali perdite. L'investitore, dopo l'aggancio del call center, viene affiancato da un broker.Attratto dal guadagno facile, il risparmiatore diventa più disponibile a investimenti maggiori. Ed ecco che scatta la trappola. Vuoi guadagnare di più? Allora devi tirar fuori più soldi, propone il broker con fare suadente. Se è andata a bene finora perché non può continuare?, si chiede il malcapitato, e siccome l'appetito vien mangiando la risposta è quasi sempre positiva. Una volta agganciato all'amo, cominciano le richieste al rialzo e, se l'investitore cerca di porre un argine, ecco che spuntano clausole che impediscono di avere subito indietro i soldi. Se il malcapitato insiste i broker arrivano addirittura a minacciare di non restituire nulla, fino alle accuse di essere un buono a nulla. Il meccanismo psicologico è collaudato. La vittima entra in una condizione di prostrazione e quando capisce di essere in trappola è tardi. Il guadagno non sarà mai restituito. È quanto ci racconta Marco Sestino (nome di fantasia), ex giornalista in pensione che ha perso circa 30.000 euro. Ora la sua vicenda è all'attenzione della polizia che sta indagando. «Alla prima chiamata dal call center ho risposto a brutto muso. Poi un giorno mi chiama una giovane donna, dicendomi di essere una broker. “Perché non prova?", mi dice con voce amichevole. “Bastano 150 euro, in fondo sono un paio di cene al ristorante con sua moglie". Quando le dico che sono vedovo da poco, le apro inconsapevolmente la porta della mia vita. Comincia allora a chiedermi della mia Anna, mi domanda come passo le giornate, mi sfila una serie di ricordi. E non mi accorgo che le mie difese si stanno abbassando. Di lì a consegnarle 150 euro presso il conto di una banca tedesca il passo è breve».A quella telefonata ne seguono altre ravvicinate. Marco comincia il gioco delle puntate. «Quelle chiamate erano diventate una piacevole routine. La giovane broker era arrivata addirittura a consigliarmi i libri da leggere, ci scambiavamo pareri sulla politica. Finché un giorno sparisce, dicendo che deve operarsi e il suo posto viene preso da un collega. Ma nel frattempo, nel giro di nemmeno un mese avevo guadagnato quasi 3.000 euro». Perché non li ha ritirati? «Ero attirato dalla prospettiva di far salire le vincite. Le puntate mi erano andate bene e volevo continuare. Mi limitai a chiedere 1.000 euro, ricevendone sul conto 500. Non mi insospettii. Il broker che mi guidava era più sbrigativo. Ecco che un giorno mi propone di alzare la puntata. Servono almeno 20.000 euro per avere guadagni maggiori. È incredibile, ma glieli ho dati senza firmare alcun documento, solo con la garanzia verbale che avrei potuto ritirare tutto in qualsiasi momento. Gli investimenti online si fanno così, mi è stato detto».A un certo punto scatta qualcosa nella mente di Marco. Il broker diventa pressante, chiede altri soldi. Marco arriva fino a 30.000 euro, ma il tutor non si accontenta. Arriva a minacciarlo di perdere tutto e lo accusa di essere un incapace. «Ero spaventato, non sapevo più cosa fare. Ho chiamato il direttore di questa società dicendogli che volevo ritirarmi e avere indietro i miei soldi con i guadagni. A quel punto si è aperto un nuovo scenario. Mi dicono che i soldi sono bloccati per tre mesi da una clausola di cui nessuno mi aveva parlato. Aspetto 90 terribili giorni e torno alla carica. Mi rispondono che, siccome mi hanno dato un bonus all'inizio degli investimenti per coprirmi da eventuali perdite, ora devo raggiungere target di performance elevatissimi per passare all'incasso».Il sipario si alza, la truffa è evidente. Marco si rivolge prima alla Consob e poi alla polizia, minaccia il broker di scatenargli dietro la magistratura. Lo illudono ancora che avrà i soldi, ma non arriveranno mai sul suo conto. Nel frattempo si scopre che anche le puntate erano virtuali, tutto finto. Una giostra delle illusioni da dove si scende solo cadendo.
Scienziati tedeschi negli Usa durante un test sulle V-2 nel 1946 (Getty Images)
Il 16 novembre 1945 cominciò il trasferimento negli Usa degli scienziati tedeschi del Terzo Reich, che saranno i protagonisti della corsa spaziale dei decenni seguenti.
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Il 16 luglio 1969 il razzo Saturn V portò in viaggio verso il primo allunaggio della storia l’equipaggio della missione Nasa Apollo 11. Il più grande passo per l’Uomo ed il più lungo sogno durato secoli si era avverato. Il successo della missione NASA fu il più grande simbolo di vittoria nella corsa spaziale nella Guerra fredda per Washington. All’origine di questo trionfo epocale vi fu un’operazione di intelligence iniziata esattamente 80 anni fa, nota come «Operation Paperclip». L’intento della missione del novembre 1945 era quella di trasferire negli Stati Uniti centinaia di scienziati che fino a pochi mesi prima erano stati al servizio di Aldolf Hitler e del Terzo Reich nello sviluppo della tecnologia aerospaziale, della chimica e dell’ingegneria naziste.
Nata inizialmente come operazione intesa ad ottenere supporto tecnologico per la tardiva resa del Giappone nei primi mesi del 1945, l’operazione «Paperclip» proseguì una volta che il nuovo nemico cambiò nell’Unione Sovietica, precedente alleato di Guerra. Dopo la caduta del Terzo Reich, migliaia di scienziati che avevano lavorato per la Germania nazista si erano sparsi per tutto il territorio nazionale, molti dei quali per sfuggire alla furia dei sovietici. L’OSS, il servizio segreto militare dal quale nascerà la CIA, si era già preoccupato di stilare un elenco delle figure apicali tra gli ingegneri, i fisici, i chimici e i medici che avrebbero potuto rappresentare un rischio se lasciati nelle mani dell’Urss. Il Terzo Reich, alla fine della guerra, aveva infatti raggiunto un livello molto avanzato nel campo dell’ingegneria aeronautica e dei razzi, uno dei campi di studio principali sin dai tempi della Repubblica di Weimar. I missili teleguidati V-2 e i primi aerei a reazione (Messerschmitt Me-262) rivelarono agli alleati quella che sarebbe stata una gravissima minaccia se solo Berlino fosse riuscita a produrre in serie quelle armi micidiali. Solamente l’efficacia dei potenti bombardamenti sulle principali strutture industriali tedesche ed il taglio dei rifornimenti impedì una situazione che avrebbe potuto cambiare in extremis l’esito del conflitto.
L’Operazione «Paperclip», in italiano graffetta, ebbe questo nome perché si riferiva ai dossier individuali raccolti negli ultimi mesi di guerra sugli scienziati tedeschi, molti dei quali erano inevitabilmente compromessi con il regime nazista. Oltre ad aver sviluppato armi offensive (razzi e armi chimiche) avevano assecondato le drammatiche condizioni del lavoro forzato dei prigionieri dei campi di concentramento, caratterizzate da un tasso di mortalità elevatissimo. L’idea della graffetta simboleggiava il fatto che quei dossier fossero stati ripuliti volontariamente dalle accuse più gravi dai redattori dei servizi segreti americani, al fine di non generare inevitabili proteste nell’opinione pubblica mondiale. Dai mesi precedenti l’inizio dell’operazione, gli scienziati erano stati lungamente interrogati in Germania, prima di essere trasferiti in campi a loro riservati negli Stati Uniti a partire dal 16 novembre 1945.
Tra gli ingegneri aeronautici spiccavano i nomi che avevano progettato le V-2, costruite nel complesso industriale di Peenemünde sul Baltico. Il più importante tra questi era sicuramente Wernehr von Braun, il massimo esperto di razzi a propulsione liquida. Ex ufficiale delle SS, fu trasferito in a Fort Bliss in Texas. Durante i primi anni in America fu usato per testare alcune V-2 bottino di guerra, che von Braun svilupperà nei missili Redstone e Jupiter-C (che lanciarono il primo satellite made in Usa). Dopo la nascita della NASA fu trasferito al Marshall Space Flight Center. Qui nacque il progetto dei razzi Saturn, che in pochi anni di sviluppo portarono gli astronauti americani sulla Luna, determinando la vittoria sulla corsa spaziale con i sovietici e divenendo un eroe nazionale.
Con von Braun lavorò allo sviluppo dei razzi anche Ernst Stuhlinger, grande matematico, che fu estremamente importante nel calcolo delle traiettorie per la rotta dei razzi Saturn. Fu tra i primi a ipotizzare la possibilità di raggiungere Marte in tempi relativamente brevi. Nel team dei tedeschi che lavorarono per la Nasa figurava anche Arthur Rudolph, che sarà uno dei principali specialisti nei motori del Saturn. L’ingegnere tedesco si occupò in particolare del funzionamento del primo stadio del razzo che conquistò la Luna, un compito fondamentale per un corretto decollo dalla rampa di lancio. Rudolph era fortemente compromesso con il Terzo Reich in quanto membro prima del partito nazista e quindi delle SS. Nel 1984 decise di lasciare gli Stati Uniti dopo che nei primi anni ’80 iniziarono una serie di azioni giudiziarie contro quegli scienziati che più si erano esposti nella responsabilità dell’Olocausto. Morirà in Germania nel 1996.
Tra gli ingegneri, fisici e matematici trasferiti con l’operazione Paperclip fu anche Walter Häussermann, esperto in sistemi di guida dei razzi V-2. Figura chiave nel team di von Braun, sviluppò negli anni di collaborazione con la NASA gli accelerometri ed i giroscopi che il razzo vettore del programma Apollo utilizzò per fornire i dati di navigazione al computer di bordo.
In totale, l’operazione Paperclip riuscì a trasferire circa 1.600 scienziati tedeschi negli Stati Uniti. In ossequio alla realpolitik seguita alla corsa spaziale, la loro partecipazione diretta o indiretta alle attività belliche della Germania nazista fu superata dall’enfasi che il successo nella conquista della Luna generò a livello mondiale. Un cammino che dagli ultimi sussulti del Terzo Reich, quando le V-2 colpirono Londra per 1.400 volte, portò al primo fondamentale passo verso la conquista dello Spazio.
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