2020-01-26
Tripletta delle italiane in Bulgaria. L’anno a valanga dello sci azzurro
Apoteosi tricolore nella discesa di Bansko: Elena Curtoni, Marta Bassino e Federica Brignone si prendono tutto il podio. Continua per il nostro Paese una grande stagione di soddisfazioni sulla neve. Rovinata soltanto dall'infortunio di Domink Paris.Gli appassionati di mitologia greca scomoderebbero le tre dee Pallade Atena, Era e Afrodite quando, al cospetto dell'umano Paride, gli domandarono chi di loro meritasse la mela d'oro. Lì c'era in palio un premio per la più bella. Tra le nevi di Bansko, Bulgaria, sulla pista Girardelli (dal cognome dello sciatore Marc, a sua volta capace di rievocare grandi imprese), la posta era più sostanziosa: questioni di nerbo, abnegazione, grazia puntellata dal talento nel raggiungere il podio in una discesa libera femminile difficile. La tripletta targata Elena Curtoni, Marta Bassino e Federica Brignone è arrivata, cercata, voluta, non scontata, quasi a scomodare raffronti con un passato agonistico italiano che davvero affonda le sue radici nel mito. Elena Curtoni ha chiuso al primo posto la gara, acciuffando il primo successo personale in Coppa del mondo, in 1'29"31 davanti a Marta Bassino (+0"10) e Federica Brignone (+0"14), quest'ultima già reduce da un secondo posto nella sfida precedente. Le tre atlete hanno staccato la quarta classificata, la statunitense Mikaela Shiffrin, che resta però al comando nel computo mondiale. La Curtoni, ventottenne di Morbegno, ha sfruttato con astuzia le sue caratteristiche di discesista tecnica, favorita dalla costanza nel tenere le linee affrontando gli spazi stretti di curva. Saranno stati i consigli della sorella maggiore, Irene, anche lei sciatrice agonista, sarà stato il desiderio di riscatto dopo un periodo costellato di disgrazie fisiche, tra la rottura di un malleolo della gamba sinistra e quella di un legamento crociato alla gamba destra, nel 2017. In molti hanno visto nella precisione stilistica e leggerezza di Elena le pennellate di una pittrice, e il paragone non è peregrino: nel tempo libero, la ragazza valtellinese si diletta davanti al cavalletto, sognando di emulare il suo idolo artistico Egon Schiele. «Dedico questa storica vittoria a tutti coloro che mi sono stati vicini, non ho mai perduto il sorriso, persino nei momenti di maggiore sconforto. Oggi era destino che finisse così, pure i miei genitori hanno deciso di venire fin qui. Mi sento in forma, sapevo di poter ottenere un risultato importante, dovevo solo liberare la testa e scaricare i cavalli per spingere nelle curve» , ha detto prima di lasciare spazio alla collega Marta Bassino, giunta seconda.Per la Bassino, nata a Cuneo ventitré anni fa, il rimpianto di non aver centrato la vittoria di un soffio. «Ho sperato di vincere fino all'ultimo. Ho visto la Shriffin arrivarmi dietro, sapevo di aver disputato una gara eccellente. Ma se devo essere battuta, preferisco che a vincere sia una mia compagna di squadra, mi fa molto piacere che lo abbia fatto Elena».Terzo gradino per la milanese Federica Brignone, 29 anni. Per lei un'analisi in chiaroscuro dell'ottima prova: «Oggi ho vissuto tante emozioni da condividere con le mie compagne, mi viene in mente quanto era già capitato a Bad Kleinkirchheim e Aspen. Non riesco però a nascondere un pizzico di delusione. Ho buttato via la vittoria in almeno due occasioni, con due errori che mi sono costati caro», ammette. Sciatrice avvezza ai virtuosismi tecnici, la Brignone ha rischiato in un paio di circostanze, ma è riuscita a far valere le sue peculiarità su una pista che perdona poco. La soddisfazione italiana non si arresta con loro. Laura Pirovano e Francesca Marsiglia portano a casa a loro volta punti preziosi, arrivando quattordicesima e diciottesima e centrando l'obiettivo di entrare tra le prime venti. Brutta giornata invece per le sorelle Delgado, Nicol e Nadia, sopraffatte dalle insidie di curve impegnative. Di impegnativo tuttavia, c'è anche un confronto con un'età dell'oro dello sci italiano nemmeno poi così distante. Quella centrata a Bansko è la quarta tripletta azzurra femminile della storia in Coppa del mondo. Il 14 gennaio 2018, sulle nevi austriache di Bad Kleinkirchheim, Sofia Goggia si impose su Federica Brignone e Nadia Franchini. Nel marzo del 2017, ad Aspen, in Colorado, durante uno slalom gigante, fu Federica Brignone a battere la Goggia e Marta Bassino. Ma la prima volta accadde il 2 marzo del 1996. Sul manto innevato norvegese di Narvik, in slalom gigante, Deborah Compagnoni arrivò davanti a Sabina Panzanini e Isolde Kostner. Deborah Compagnoni. Un nome che si associa volentieri all'epoca dello strapotere di Alberto Tomba in campo maschile. E peccato davvero per l'infortunio al legamento crociato che ha chiuso anzitempo questa stagione di Domink Paris, trentenne di Merano, 183 centimetri per 97 chili di peso. Il ragazzo ha centrato la medaglia d'oro nel supergigante di Are del 2019. Vanta 18 vittorie complessive in Coppa del mondo, è il terzo sciatore italiano più vincente di sempre, dietro proprio a Tomba e a Gustav Thöni. Segno che le ere mitologiche vanno contemplate con il dovuto timore reverenziale e chissà mai che i corsi e ricorsi della storia non possano manifestarsi ancora scrivendo assieme a lui pagine nuove con inchiostro tricolore.