2019-01-24
Tria apre a Weidmann: è patto con Berlino?
Il ministro Giovanni Tria: «Dimentichiamo i vecchi rancori». E lancia il sostegno ai tedeschi per il dopo Mario Draghi. In ballo la decisione di prolungare i finanziamenti alle banche per evitare un crollo del sistema tricolore. Ma anche il tentativo di infilarsi nel trattato di Aquisgrana.«Non è il caso di concentrarsi su cose accadute nel passato, perché il mondo si evolve e con esso anche le idee dei protagonisti»: ha sparato così la sua bomba il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, dal palcoscenico di Davos. Il riferimento è alla candidatura del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, alla presidenza della Bce in vista del termine del mandato di Mario Draghi. Per Tria comunque, secondo quanto ieri sera ha riferito Reuters sul proprio sito, sarebbe troppo presto per discutere del prossimo governatore. In realtà sa bene che le candidature sono sui tavoli dei governi e che i prossimi mesi sono fondamentali per il futuro del sistema bancario. Meno di due mesi fa Matteo Salvini annunciò il desiderio di creare un asse Roma-Berlino. Fu sbeffeggiato per l'assonanza con le strategie fasciste. In realtà lo schema non è campato in aria. E all'Italia servirà un forte alleato per tutelare il nostro sistema bancario. Il prossimo anno i nostri istituti, oltre al problema delle vendite forzate di sofferenze, dovranno occuparsi pure degli accantonamenti necessari a coprire il buco da circa 270 miliardi che si formerà in assenza di un nuovo programma di Tltro. Il Targeted longer-term refinancing operations è uno schema che permette interventi finanziari di lungo termine a valori estremamente vantaggiosi per le banche. In pratica presta soldi al di fuori dei valori di mercato. Con lo spread a 250 punti base ormai fisso, gli istituti tricolore avranno problemi di funding: tradotto, significa che le emissioni di debito saranno molto più care di oggi. Negli ultimi board della Bce solo cinque membri si sono detti a favore del prolungamento del Tltro. Tant'è che Draghi nella successiva conferenza stampa ha detto sul tema: «Vedremo che decisioni saranno prese». L'Italia ha bisogno della maggioranza. I Paesi del Nord e la Francia sono su posizioni opposte. La Germania invece si dimostrerà ago della bilancia. Così offrire a Berlino la nomina di Weidmann rischia di dimostrarsi una strategia, seppur pericolosa, vincente.Non è un caso se sempre ieri da Davos Angela Merkel ha diffuso alle agenzie una dichiarazione che sa di accondiscendenza: «Gli effetti della crisi bancaria di oltre dieci anni si sentono ancora: se siamo onesti, ce li sentiamo ancora addosso», ha esclamato la cancelliera, affermando che una nuova crisi bancaria va assolutamente evitata. La Merkel ha sottolineato che «è costata tanto in termini di fiducia nella politica, nell'economia e nel settore finanziario», anche se sono stati fatti passi avanti «nei controlli e nella regolamentazione del settore». Berlino parla per sé (visto i timori su Commerzbank e pure su Deutsche bank), ma sa che il nostro vulnus sta proprio dietro gli sportelli. Al contrario la Francia non sembra cogliere il tema e certamente preferisce un sistema debole in Italia, dove le banche di Parigi possono fare shopping e crescere. Il riferimento è chiaramente rivolto a Mps e Carige. «Gli interventi pubblici di sostegno sono destinati a una banca solvibile e che presenta valori e potenzialità da non disperdere», ha detto ieri il vice direttore generale di Bankitalia Fabio Panetta riferendosi alla banca genovese, così come Tria ha voluto rassicurare il mercato specificando che il sistema bancario tricolore è solido. Ieri la Popolare di Bari ha dovuto organizzare una riunione d'urgenza per lanciare il piano di ricapitalizzazione. Diversamente il Mef non avrebbe potuto dire, ma al tempo stesso deve correre ai ripari con la diplomazia. La stessa logica potrebbe spiegare la contraddizione tra il rinnovato trattato di Aquisgrana firmato martedì con Parigi e le dichiarazioni di ieri della Merkel sulle banche. Potrebbe semplicemente essere che Berlino stia giocando su piani differenti e cercando di sfruttare le debolezze dei vicini di casa. Per noi Weidmann alla Bce varrebbe bene una messa. D'altronde, sistemato il pericolo delle banche il governo potrebbe dedicarsi alla grande partita delle telecomunicazioni.«Guardiamo con favore alla rete unica fra Tim e Open fiber», ha detto Tria. «Certamente una rete unica porterebbe efficienza al sistema e da questo punto di vista il governo penso che debba guardare con favore a un'evoluzione in quella direzione, ma si tratta di scelte che devono fare poi nella loro autonomia società private e quotate», ha aggiunto il titolare del Mef. Dopo le stoccate sul tema dei giorni scorsi fra Elliott, favorevole all'operazione, e Vivendi, che invece prediligerebbe uno scenario in cui la rete resti tutta in mano all'ex monopolista, gli occhi rimangono dunque puntati sul futuro dell'asset. Certo le parole di Tria sono un punto a favore di Elliott.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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