
Il presidente del Cnel Tiziano Treu si sveglia dal torpore e chiede che venga eliminata la possibilità di lasciare in anticipo il lavoro. Peccato che, quando era ministro e i suoi governi abusavano di tale pratica, non abbia mai detto una parola di dissenso.Per quasi quattro anni è stato ministro del Lavoro e della Previdenza, per un altro ha fatto parte del governo D'Alema, per dodici ha fatto il senatore, due dei quali trascorsi come presidente della Commissione lavoro, prima ancora era stato deputato per una legislatura e nei tempi morti, quando cioè non insegnava e non rappresentava in Parlamento il popolo italiano, ha fatto il commissario straordinario dell'Inps, per poi sistemarsi ai vertici del Cnel, l'ente inutile che il suo partito, il Pd, voleva abolire. Tuttavia, nonostante per una vita si sia occupato di lavoro, previdenza sociale e politica, Tiziano Treu non si era mai accorto dello scandalo delle pensioni anticipate. La scoperta l'ha fatta l'altro ieri, quando da presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, per anni lo stipendificio di parlamentari e sindacalisti rimasti senza poltrona, ha dichiarato che le pensioni anticipate andrebbero cancellate, perché secondo l'ex ministro sarebbero un'ingiustizia. Già che c'era, Treu ha aggiunto che bisognerebbe impedire ai lavoratori di ritirarsi prima dei 67 anni, a prescindere dai contributi versati. Per il presidente del Cnel non basta neppure l'innalzamento del tetto dei contributi, che nel 2019 arriverà a 43 anni e tre mesi: per ritirarsi dal lavoro e godersi l'assegno previdenziale bisogna proprio aver compiuto i 67 anni, perché chi se ne va prima è un fannullone. Tanto per essere chiari, l'ex ministro ha riportato una frase di Carlo Azeglio Ciampi, ossia di un signore che ha fatto il governatore della Banca d'Italia, il capo del governo, il ministro dell'Economia e pure il presidente della Repubblica, insomma uno autorevole. «Ciampi diceva che le pensioni anticipate sono un furto», e ovviamente si capisce che Treu sottoscrive in pieno, ritenendo che la possibilità di uscire prima dalla gabbia lavorativa spetti solo agli invalidi o a chi svolga mansioni particolarmente usuranti. Tutti gli altri, invece, devo essere condannati a sgobbare fino all'ultimo giorno.Si può essere d'accordo o meno con la tesi del presidente del Cnel. Tuttavia, a prescindere da come la si pensi, una domanda viene spontanea: ma se le pensioni anticipate sono così scandalose da dover essere abolite, quando i governi di cui Treu ha fatto parte le concedevano in massa, ma il coraggioso professore che dall'alto della sua poltrona inutile oggi si inalbera, perché non si è ribellato? Perché non ha minacciato le dimissioni e magari anche una crisi di governo quando i prepensionamenti erano la soluzione più facile per risolvere le crisi aziendali senza creare problemi di consenso? Le aziende statali, proprio quelle su cui il governo aveva maggiore influenza, per anni hanno svuotato gli organici spedendo ferrovieri e metallurgici in pensione, eppure non risulta che qualcuno si sia mai indignato come adesso fa l'ex ministro. Nemmeno si ha notizia di decise prese di posizione contro i baby pensionati, che pure ancora esistono e continuano a beneficiare di trattamenti, quelli sì, scandalosamente favorevoli, senza che vi sia alcuna corrispondenza tra i contributi versati e pensione ricevuta. E che dire dei circa 5 milioni di italiani che percepiscono un assegno previdenziale nonostante non abbiano pagato neppure il trattamento minimo? Quelle pensioni, secondo Treu, non rappresentano uno scandalo per chi invece dopo 40 anni di contributi ancora non riesce ad andare in pensione? E gli assegni incassati grazie ai contributi figurativi, ovvero a contributi che l'Inps registra nonostante nessuno li paghi, operazione possibile solo a sindacalisti e politici grazie alle concessioni dei governi di centrosinistra? E che dire poi di chi beneficia della famosa legge Mosca, ovvero di una ricostruzione sulla parola della carriera lavorativa? Forse Treu non sa che della legge Mosca hanno beneficiato decine e decine di professionisti della politica e del sindacato, alcuni dei quali sono riusciti a sostenere di aver lavorato fino dall'età di dodici anni, venendo subito creduti? Nel caso, nonostante sia stato ministro e parlamentare per un quarto di secolo, è sufficiente che chieda a consiglieri ed ex consiglieri dell'ente che presiede. Siccome sono ex politici ed ex sindacalisti, degli scandali previdenziali tipo legge Mosca sanno tutto. Un po' meno forse dei danni del lavoro, perché non avendolo mai praticato non conoscono come si stia dopo quarant'anni in fabbrica. Il vero scandalo, caro Treu, è la legge che 22 anni fa consentì ai sindacalisti di farsi una pensione più ricca mentre ai lavoratori la si tagliava. È passato parecchio tempo e non possiamo certo pretendere che Treu se ne ricordi, anche perché all'epoca era, senza scandalizzarsi, impegnato a fare il ministro del Lavoro e della previdenza.
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