
Rivalutate in chiave femminista, contano qualche migliaio di fan anche in Italia. Le loro magie? Sesso, droga e aborti.Da qualche tempo si assiste, anche nel nostro Paese, a uno stravagante revival della stregoneria. Le streghe, si sa, erano già tornate alla fine degli anni Sessanta, sotto forma di femministe rabbiose. Oggi, però, si ripresentano con modalità differenti e per certi aspetti più inquietanti. C'è, ovviamente, il versante horror della faccenda: film e romanzi (come il bellissimo L'ora delle streghe di Anne Rice, appena ristampato da Tea) sfruttano ogni sfumatura dell'argomento stregoneria. Esiste, però, anche un altro aspetto della questione. È in corso, a vari livelli, una rivalutazione positiva della figura della strega. È nota da tempo l'esistenza di una sorta di religione chiamata Wicca (la parola sassone da cui deriva l'inglese witch). Pare che in Italia conti qualche migliaio di simpatizzanti, ed è molto ben rappresentata sugli scaffali delle librerie. Non è difficile imbattersi in vari «manuali» rivolti alle streghe di oggi. Uno dei più recenti (Manuale della strega moderna. Rituali casalinghi di buon auspicio) lo firma Francesca Ollin Vannini, «biologa marina e ricercatrice spirituale». Come molti altri volumi analoghi, contiene perfino incantesimi da provare comodamente a casa propria.La versione che forniscono testi del genere è - più o meno - sempre la stessa. Le streghe, in realtà, erano donne libere, guaritrici che praticavano la medicina popolare, sacerdotesse pagane che furono perseguitate dai feroci cristiani in cerca di un nemico contro cui accanirsi. Riscoprire la figura della strega significa, dunque, consentire alle donne di riappropriarsi della loro essenza più profonda. Come scrive la Vannini, «ci hanno fatto dimenticare l'energia sacra che ognuno possiede». L'esperta di stregoneria fa cenno a Lilith, la «luna nera», prima donna di Adamo, il cui mito sarebbe stato «ricordato e giudicato per opprimere una parte di noi che è la più potente», una «energia irrazionale e istintiva, quell'energia sessuale e trasgressiva che non può essere fermata e occultata». Sulla stessa linea un'altra esperta di esoterismo, Ada d'Aries, che descrive le streghe come «sacerdotesse della Dea», donne legate alla Luna, «considerata il simbolo di un modo d'essere femminile divino al quale furono attribuiti, in tempi diversi e presso popoli differenti, molti nomi». La Luna, di volta in volta, avrebbe preso il nome di Iside, Demetra, Selene, Diana, Brigida, Astarte, Giunone o Cibele. Benché molto più serio e documentato, il nuovo libro della studiosa Erika Maderna (Per virtù d'erbe e d'incanti. La medicina delle streghe, Aboca edizioni) non si discosta troppo dalle precedenti interpretazioni. Spiega che le streghe storicamente esistite erano, in realtà, erboriste e farmaciste. «Non ne è esista alcuna che non fosse raccoglitrice, medichessa, levatrice, che non abbia appreso e poi a sua volta trasmesso i suoi saperi per via matrilineare. L'esercizio della medicina ha costituito la conseguenza naturale di queste competenze acquisite, che inglobavano i saperi legati all'alimentazione e alla farmacologia come duplice primato di un'esperienza millenaria». L'interpretazione della Maderna risente forse un po' dell'influenza dell'antropologa britannica Margaret Murray, la prima studiosa a presentare le streghe in chiave positiva, raccontandole come sacerdotesse di antichi culti femminili. Tuttavia, la ricercatrice italiana tocca un tasto interessante, cioè quello della medicina tradizionale. La «caccia alle streghe», infatti, non fu esattamente una feroce persecuzione ordita dalla Chiesa medievale. Avvenne, piuttosto, agli albori del Rinascimento. Rappresentò il primo scontro tra la razionalità che stava avanzando e la «magia» antica. Uno scontro fra medicina moderna e medicina tradizionale. «L'epoca sanguinosa dei processi contro le streghe», scriveva Ernesto De Martino in Sud e magia, «per quanto possa apparire un ritorno alla concezione demonologica della magia medievale, si richiama a questo fondamentale polemica antimagica che attraversa tutto il corso della civiltà occidentale». Qui, però, non ci interessa - anche perché sarebbe troppo complicato - ricostruire la genesi della persecuzione contro le streghe e le sue vere ragioni. Ci importa di più notare il lato oscuro della rivalutazione odierna della strega in chiave femminista. Secondo Silvia Federici, attivista e docente universitaria, la caccia alle streghe fu un tentativo di «criminalizzare il controllo femminile delle nascite e porre il corpo delle donne, l'utero, al servizio dell'aumento della popolazione e della produzione, e dell'accumulazione della forza lavoro». In questo quadro, la strega è una donna che non si vuole sottomettere. È, appunto, Lilith, la prima sposa di Adamo, la ribelle. La custode di una forza primordiale, di una brutale energia sessuale, che si presenta avvolta di «saliva e sangue» (entrambe componenti chiaramente legate alla libido). Una figura che molte femministe oppongono a Eva, che sarebbe invece sottomessa al maschio.malefici di sirenaEd eccoci al punto. Da una prospettiva psicologica, la radice del fenomeno streghe va cercato in Lilith, la luna nera, questa versione della «Madre terribile» che opprime e schiaccia gli uomini e che - al giorno d'oggi - si ripropone più forte che mai. Lilith, ovviamente, è legata al controllo delle nascite. Nella tradizione ebraica ella, per combattere Dio, va in giro di notte a strangolare i bambini nelle case o, come spiega lo psicologo Roberto Sicuteri, «sorprende nel sonno gli uomini inducendoli in mortali amplessi». Qui c'è l'essenza della strega, la stessa che oggi è più viva che mai. Un'essenza che non può, mai, essere positiva. La strega originaria non è una brutta vecchia che compie malefici. È, piuttosto, una creatura attraente e malvagia, una «sirena». Ha un legame con la natura, certo, ma il suo scopo è quello di piegarla, la natura, di manipolarla per ottenere potere. In questo senso, la strega si contrappone alla «donna selvatica» ben descritta da Claudio Risé e Moidi Paregger. Mentre la selvatica - che mantiene realmente il legame con la terra, le piante e gli animali - «serve» la natura, Dio e l'uomo, la strega vuole dominare il creato. Attraverso il controllo delle nascite, per esempio (e in effetti le streghe antiche praticavano aborti). Ma anche attraverso il suo potere di «fascinazione» sessuale. Nell'indagare il «nocciolo di verità» contenuto nei racconti antichi sul sabba, il grande Carlo Ginzburg (in Storia notturna) si sofferma sull'utilizzo di segale cornuta o amanita muscaria per provocare stati di estasi. Dunque, la vera strega è una figura totalmente negativa, e, si può dire, realmente esistente. È un tipo di donna che sfrutta la sua forza primordiale per sottomettere e dominare. Sfrutta l'energia sessuale per «legare» il maschio, ha dimestichezza con le droghe, vende una falsa idea di libertà con cui maschera le sue ambizioni spietate. È vittima della «luna nera», si fa rapire dal lato negativo dell'archetipo, è una Grande madre oscura e perversa. E basta guardarsi intorno per rendersi conto di quante figure simili esistano al giorno d'oggi.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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