2025-10-15
Ultimatum sugli ostaggi morti. La tregua di Gaza già scricchiola
Il valico di Rafah (Getty Images)
Hamas non ha restituito tutti i cadaveri: l’ipotesi è che voglia negoziare il rilascio di Barghouti e delle salme dei fratelli Sinwar. Israele chiude il valico di Rafah e riduce il flusso di aiuti. Trump: «Inizi subito la fase 2».È scaduto ieri l’ultimo termine entro cui Hamas avrebbe dovuto restituire i corpi dei ventiquattro ostaggi israeliani ancora trattenuti nella Striscia di Gaza, tutti uccisi dopo il rapimento del 7 ottobre 2023. Secondo l’emittente pubblica Kan, Israele ritiene che l’organizzazione jihadista sia in possesso di tutti i resti, ma non li abbia ancora consegnati. Fonti israeliane da noi consultate confermano l’esistenza di un tentativo sotterraneo da parte di Hamas di aprire una nuova trattativa che includerebbe il rilascio del leader palestinese Marwan Barghouti, condannato a cinque ergastoli, e dei corpi dei fratelli Yahia e Mohammed Sinwar, in cambio delle salme degli ostaggi israeliani. I mediatori, da parte loro, sostengono che «Hamas sta incontrando difficoltà nel recuperare le salme, molte delle quali rimaste sepolte sotto le macerie dei bombardamenti». I jihadisti avevano già avvertito nei mesi scorsi che la massiccia offensiva israeliana avrebbe reso complesso il recupero dei corpi. In risposta, Israele ha deciso di non riaprire oggi il valico di Rafah tra Gaza e l’Egitto, come previsto dall’accordo di cessate il fuoco, sanzionando Hamas per non aver rispettato l’impegno di restituire i corpi di tutti gli ostaggi ancora detenuti. Inoltre, ridurrà la quantità di aiuti umanitari destinati alla Striscia nell’ambito delle misure punitive contro il gruppo jihadista. La mancata consegna delle salme «potrebbe far deragliare l’accordo», ma non è stata ancora presa una decisione formale sul riconoscimento di una violazione. Non appena Israele ha reso nota la chiusura del valico secondo quanto riportato dall’emittente pubblica israeliana Kan, Hamas ha comunicato ai mediatori l’intenzione di iniziare, alle 21 di ieri, la consegna dei corpi di altri quattro ostaggi, effettivamente avvenuta in serata ma senza identificazione né nomi. Donald Trump ha chiesto la restituzione delle altre salme trattenute da Hamas. «Il lavoro non è terminato» ha scritto il presidente in un messaggio pubblicato su Truth Social. «Che inizi subito la fase due, per favore. E se Hamas non rinuncia alle armi ci penseremo noi», ha aggiunto.La Croce Rossa parla di una «sfida immensa», spiegando che l’operazione «richiederà tempo» a causa delle difficoltà nel localizzare i resti sepolti sotto le macerie: «Potrebbero essere necessari giorni o persino settimane, e non si può escludere che alcuni corpi non vengano mai ritrovati». Nelle ultime settantadue ore Hamas ha liberato venti ostaggi ancora in vita e ha consegnato i resti di quattro persone decedute. Un diplomatico arabo di un Paese impegnato nella mediazione ha assicurato che i colloqui proseguono e che l’accordo promosso dal presidente Donald Trump per Gaza non sarebbe in pericolo. L’esercito israeliano ha confermato di aver identificato tutte le quattro salme restituite: il musicista Guy Iloz, rapito durante il Nova Festival e morto in un ospedale di Gaza per le ferite riportate, Bipin Joshi, studente nepalese di agraria, e i soldati Yossi Sharabi e Daniel Perez rapiti nel kibbutz di Bèeri. Il Forum dei familiari degli ostaggi ha espresso forte preoccupazione in una lettera inviata all’inviato speciale statunitense Steve Witkoff, chiedendo un intervento deciso: «Ciò che temevamo sta accadendo sotto i nostri occhi. Solo quattro famiglie hanno potuto riabbracciare i resti dei propri cari. Com’è possibile accettare che gli altri rimangano indietro?». Allo stesso tempo Israele ha consegnato a Gaza i corpi di numerosi palestinesi uccisi durante il conflitto, inclusi miliziani coinvolti nel massacro del 7 ottobre e Gerusalemme conserva ancora centinaia di corpi di combattenti palestinesi, trattenuti come garanzia fino al completamento delle restituzioni.Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno inoltre riferito di aver ucciso nella Striscia di Gaza cinque palestinesi «sospetti» che si erano avvicinati ai militari nel quartiere orientale di Shejaiya, a Gaza City, attraversando la cosiddetta Linea gialla, oltre la quale l’esercito si è ritirato nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco con Hamas. «Sono stati fatti tentativi per disperdere i sospettati e, dopo che questi si sono rifiutati di allontanarsi, le Idf hanno aperto il fuoco per eliminare la minaccia», ha spiegato l’esercito, smentendo le notizie secondo cui gli uomini armati sarebbero riusciti a violare una postazione militare nella zona.La riconsegna dei resti rappresenta una condizione essenziale per passare alla fase successiva del piano in venti punti del presidente Trump, che prevede la completa smilitarizzazione di Gaza. L’intesa stabilisce che la Striscia debba diventare un’area priva di armi e infrastrutture terroristiche, con la distruzione totale dei tunnel, dei depositi e delle fabbriche di missili. Il punto tredici del documento specifica che «tutte le installazioni militari e offensive saranno eliminate e non potranno essere ricostruite». La supervisione sarà affidata a ispettori internazionali indipendenti, incaricati di verificare la rimozione delle armi e la demolizione delle strutture sotterranee. Poi è previsto un meccanismo civile e di sicurezza per il controllo della Striscia, anche se resta irrisolta la questione su chi debba materialmente disarmare Hamas. I Paesi coinvolti nei negoziati, infatti, non intendono rischiare di entrare in un territorio ancora parzialmente dominato dal gruppo jihadista. Per Israele il completamento di questa fase è la condizione imprescindibile per qualunque ritiro militare. Tuttavia, le recenti dichiarazioni dei leader di Hamas e le violenze interne – dai nuovi scontri con clan rivali alle estorsioni ai commercianti locali – fanno temere che il movimento stia cercando di consolidare il proprio potere nei territori ancora sotto il suo controllo, oggi stimati in meno della metà della Striscia.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)