2022-07-10
Quarant'anni fa, tre milanesi insieme in Formula Uno
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Da sinistra: Michele Alboreto, Teo Fabi, Riccardo Paletti (Getty Images)
La stagione 1982/83 vide tre concittadini correre fianco a fianco in F1: Il futuro ferrarista Michele Alboreto, Teo Fabi e lo sfortunato Riccardo Paletti. Era dai tempi del grande Gigi Villoresi, campione di Formula Uno tra il 1950 e il 1956 che un milanese non sedeva su una monoposto nel gotha delle corse automobilistiche. Il 1982 ne vide addirittura tre contemporaneamente, due dei quali approdati alla massima serie per la prima volta. La stagione di quarant’anni fa fu particolare in quanto rappresentò un passaggio generazionale tra la vecchia leva dei grandi campioni come Carlos Reutemann (che si ritirò dopo due sole gare anche a causa del conflitto nella Falkland che lo resero indesiderato alla scuderia britannica Williams), Jody Scheckter (che dopo aver vinto il mondiale l’anno precedente lasciò per sempre la F1) e Mario Andretti (sostituito all’Alfa Romeo dall’italiano Andrea De Cesaris). Anche se rientrò dopo due anni di pausa uno dei più amati campioni, Niki Lauda, il mondiale 1982 partiva in grande fermento. L’inizio della stagione fu pieno di tensioni, già esplose alla fine dell’anno precedente, tra le federazioni dei piloti e la FIA riguardanti la sicurezza dei tracciati (in modo particolare quello del nuovo circuito cittadino di Detroit) ma anche i regolamenti sui contratti e i rapporti con la federazione. Un altra fonte di polemiche fu l’introduzione dei motori turbo, che rischiavano di generare un divario tra le vetture in termini di competitività. In questo clima surriscaldato, il mondiale 1982 ebbe inizio in anticipo, già il 23 gennaio con il Gran Premio del Sudafrica che, come prevedibile, fu caratterizzato da uno sciopero di alcuni piloti.Fu in questo clima di cambiamenti e di tensione che i tre milanesi della Formula Uno si presentarono alle prove: al volante della Tyrrell Michele Alboreto (che aveva già esordito l’anno precedente con la stessa scuderia), sulla Toleman Teodorico «Teo» Fabi e infine su Osella Riccardo Paletti. Piloti molto diversi tra di loro per temperamento e caratteristiche tecniche, accomunati dalle stesse origini geografiche e nel caso di Fabi e Paletti anche da esperienze sportive comuni prima dell’approdo alle corse. Michele Alboreto sulla Tyrrell 1982 (Getty Images)Michele Alboreto era nato a Milano da una famiglia modesta di impiegati il 23 dicembre 1956. Vissuto a Rozzano, nell’hinterland sud della città, si avvicinò alle corse partendo dalle motociclette di cui anche il padre era appassionato. Il passaggio alle quattro ruote, a differenza di molti giovanissimi piloti, non avvenne con le corse di kart ma attraverso l'esperienza in Formula Monza, una categoria dove le vetture erano spinte da bicilindrici derivati da quello della Fiat 500, con telai artigianali. Anche la vettura n.67 con la quale Alboreto corse per il Team Salvati era un piccolo bolide autocostruito. Fu grazie alle collette degli amici e dei parenti che quel ragazzo che mostrò un talento innato sul circuito potè fare il salto di categoria approdando in Formula Italia e poi in Formula 3 su March motorizzata Alfa Romeo, dove nel 1980 vinse il campionato europeo. La Minardi lo chiama in Formula 2 nel 1981, mentre era impegnato anche nel mondiale marche con la Lancia Beta Montecarlo turbo (poi vinto in coppia con il connazionale Riccardo Patrese). Alla sua prima stagione nella formula cadetta, Michele Alboreto in coppia con l-ex campione di motociclismo Johnny Cecotto disputa un ottimo campionato e nello stesso anno è introdotto dal magnate dei piloti il conte Gughi Zanon di Valgiurata alla scuderia di Ken Tyrrell che lo ingaggia a stagione già iniziata come secondo pilota con Eddie Cheever. Fu proprio il talento emergente del pilota milanese a lanciare la scuderia verso anni si successo, dato che nel 1981 il main sponsor Candy abbandonò la Tyrrell alla quale subentrò la famiglia Benetton. Con la vettura verde con il logo del colosso tessile veneto, Michele Alboreto affrontò la stagione 1982 a fianco dei concittadini Fabi e Paletti. La Tyrrell di Alboreto partì forte, con due ottimi quarti posti negli Usa e in Brasile. Al gran premio di San Marino arrivò il primo podio: terzo alle spalle di Didier Pironi e Gilles Villeneuve, in quella gara che sancì la rottura tra i due ferraristi per il comportamento di Pironi all'ultimo giro. Il canadese morì durante le prove del successivo Gp del Belgio. La stagione di Alboreto in Tyrrell finì in gloria, con la vittoria nel gran premio di Las Vegas, ultimo della stagione, disputato il 25 settembre 1982. Arrivò primo bruciando la McLaren di John Watson e la Ligier dell'ex compagno Eddie Cheever. La strada per la Ferrari era in discesa. Le porte della rossa di Maranello si sarebbero spalancate al termine della stagione successiva per il campione di Rozzano. Teo Fabi sulla Toleman nel 1982 (Getty Images)Teodorico Fabi, detto Teo, è nato a Milano il 9 marzo 1955. A differenza di Michele Alboreto cresce in una famiglia di importanti imprenditori impegnati nel settore minerario dell'estrazione del talco in Valtellina. Ha un fratello minore, Corrado, che farà lo stesso percorso nel mondo dell'automobilismo. In gioventù Fabi si dimostra un eccellente sciatore. Trionfa nei trofei giovanili di sci alpino a fianco di futuri campioni come Paolo De Chiesa. Come lui, anche il milanese Riccardo Paletti fu un ottimo sciatore così come un altro grande protagonista della F1 di quegli anni, Riccardo Patrese. L'esordio di Fabi nel mondo delle corse automobilistiche avvenne per le spinte del fratello Corrado, già introdotto nel mondo delle gare. Nel 1977 corse in Formula Ford bruciando le tappe. Tre anni dopo l'esordio Fabi vinse il campionato di Formula 2 al volante di una March per poi passare in America chiamato nel campionato categoria Can-Am con la scuderia di Paul Newman, dove trionfò in diverse gare con la March-Chevrolet. Fu la Toleman sponsorizzata Candy, una scuderia britannica fondata soltanto nel 1977, a chiamare il milanese impegnato oltreoceano in quanto mancante di un secondo pilota per la stagione 1982. Il secondo pilota targato Milano potè così scendere in pista nella massima serie, ma con la vettura della stagione precedente. La stagione di Fabi, non certo per il suo indiscusso talento quanto per la scarsa competitività della Toleman motorizzata Hart. Sette furono le qualificazioni mancate e molti i ritiri per noie al motore. Tanto che al termine della stagione di esordio Teo Fabi salutò la Toleman e tornò in America, questa volta in formula Cart. Bisognerà attendere ancora qualche anno per vedere il pilota milanese tornare in Formula 1 davvero competitivo. Nel 1984 tornò momentaneamente alla Brabham in tandem con il fratello Corrado, in quanto nel contratto fu stabilito che Teo avrebbe corso contemporaneamente le gare delle serie statunitensi. Secondo pilota assieme al campione uscente Nelson Piquet, Nel Gp degli Stati Uniti Est arrivò quarto, risultato che si tramutò in podio per la squalifica della Tyrrell. Dopo un anno di transizione in Toleman, Teo Fabi corse le sue stagioni migliori in formula 1 con la Benetton, scuderia nata dalle ceneri della Toleman dopo l'acquisizione da parte della famiglia di Mogliano Veneto. La sua monoposto motorizzata Bmw corse nel 1986 in coppia con quella dell'austriaco Gerard Berger ma senza cogliere risultati di rilievo. Meglio andò nella stagione successiva sempre alla guida della Benetton. Conquistò giri veloci e un buon quinto posto in Francia. Il podio arrivò in Austria con un combattutissimo terzo posto dietro alle Williams di Nigel Mansell e dell'ex compagno Piquet. Al termine della stagione il milanese lasciò per sempre la Formula 1 per tornare a correre in America. Il suo volante sulla Benetton andò ad Alessandro Nannini. Riccardo Paletti ai box al volante della Osella 1982 (Getty Images)Quella del terzo milanese in pista nel 1982, Riccardo Paletti, fu una carriera troppo breve. Nato il 15 giugno 1958 in zona Carrobbio nel centro storico di Milano era figlio di Arietto, importante figura nel campo delle costruzioni e del mercato immobiliare del capoluogo lombardo. Come Teo Fabi, fu agonista di sci e karate durante l'adolescenza e la storia della sua famiglia si incrociò per un periodo con quella di Riccardo Patrese, che lavorò per un periodo nell'azienda dei Paletti. Ragazzo timido, riservato e semplice, caratterizzato dagli occhiali da vista dalla vistosa montatura, Riccardo approdò relativamente tardi al mondo delle corse automobilistiche all'età di 19 anni. Dotato di passione e di talento naturale, seppur acerbo, ebbe la strada aperta dalla seconda professione del padre che, oltre all'attività immobiliare, era importatore per l'Italia dei sistemi hi-fi Pioneer, brand già introdotto nelle sponsorizzazioni di scuderie in diverse categorie. Paletti approda alla Formula 2 con la scuderia Onyx sponsorizzata Pioneer, dove fu protagonista di una stagione mediocre, con alti e bassi. Quando lo sponsor Pioneer puntò su di lui alla fine del 1981 lo pose di fronte ad una scelta che il ragazzo, appena ventiduenne, non fu in grado di discutere. Per la stagione 1982 si trovò così al volante della Osella in coppia con il francese Jean-Pierre Jarier. A Paletti spettò la vettura 1981, una monoposto assai meno competitiva e con evidenti problemi di affidabilità. Il suo mondiale iniziò tutto in salita. A Kyalami durante le qualificazioni uscì di strada, distrusse la macchina ed ebbe una forte contusione al braccio destro che compromise la partecipazione al Gp. del Sudafrica. Non si qualificò, così come mancò l'obiettivo la Toleman del concittadino Teo Fabi. Riccardo visse con un certo turbamento la sua partecipazione al circo della Formula 1. Sapeva di non essere adeguatamente preparato, avrebbe preferito fare ancora un anno in Formula 2. Tanto che alla stampa confessò le sue paure, affermando come secondo lui la formula uno fosse un giocattolo estremamente pericoloso, dove anche un piccolo errore poteva costare la vita. Corse per soli sette giri al successivo Gp di San Marino, largamente boicottato dalla protesta delle scuderie. Fu costretto al ritiro per un guasto alla trasmissione. Peggio andò nelle gare successive, dove mancò la qualificazione così come a Detroit, quando si qualificò ma uscì di strada durante il warm-up e fu costretto all'ennesimo ritiro prima della partenza. Centrò la qualificazione nel Gp del Canada, con il 23° tempo. A sua insaputa la madre partì da Milano per essere vicina al figlio in quell'occasione speciale sul circuito che era la casa del campione Gilles Villeneuve, deceduto poco prima a Zolder. In pole position, la Ferrari di Didier Pironi. Al semaforo verde proprio la rossa del francese si spense. Pironi agitò subito le braccia per segnalare la situazione, fu sfiorato da alcuni piloti che lo videro in tempo. Non fu così per Riccardo Paletti. La sua Osella, in terza marcia e a 10.200 giri viaggiava già intorno ai 180 km/h quando impattò con il posteriore della Ferrari di Pironi. Il colpo fu terribile. Anche lo stesso Pironi, illeso, si precipitò a sincerarsi delle condizioni del giovane milanese che giaceva inerte intrappolato nell'abitacolo. Pochi secondi dopo la Osella, piena di carburante, prendeva fuoco mentre i mezzi antincendio tardavano a giungere sul posto. Furono così utilizzati gli estintori portatili e, una volta domate le fiamme, ci vollero più di venti minuti per estrarre Riccardo Paletti dalle lamiere della monoposto. Trasportato incosciente all'ospedale di Montréal fu dichiarato morto 1 ora e 42 minuti dopo l'incidente a causa delle gravissime lesioni toraciche, delle emorragie interne e per l'inalazione del materiale estinguente. Era il 13 giugno 1982. Meno di un mese più tardi la Nazionale avrebbe vinto i Mondiali in Spagna. E Milano perdeva troppo presto uno dei suoi tre rappresentanti nel mondo della formula uno. Fu l'ultimo pilota a perdere la vita fino agli incidenti mortali di Ayrton Senna e Roland Ratzenberger nel 1994 ad Imola.