Oltre al cda in carica e al fondo Usa che indica Siragusa come ad, anche BlueBell di Bivona presenta un elenco di 6 nomi alternativi. Decisivo il voto di Vivendi all’assemblea del 23 aprile, ma Bolloré potrebbe pure astenersi.Finalmente è scoccata l’ora X. Ieri sera a mezzanotte è scaduto il termine per la presentazione delle liste per il nuovo cda di Tim in vista dell’assemblea del 23 aprile, quando toccherà agli azionisti esprimersi. Che ci fosse bagarre era nell’aria, ma negli ultimi due giorni è stato tutto un susseguirsi di voci e indiscrezioni. Alla fine le liste saranno 4, ma diversamente da quello che ci si aspettava ben 3 sono di maggioranza. La prima è quella presentata da tempo ormai dall’attuale cda, che propone la conferma come ad di Pietro Labriola e la nomina dell’avvocato d’affari Alberta Figari in qualità di presidente.La seconda, anche questa attesa, perché preceduta dalla presentazione di un piano che prevede lo «spezzatino» di Tim (vendita anche di Brasile e Consumer oltre che della rete) l’ha messa nero su bianco il fondo Merlyn di Alessandro Barnaba. In testa ci sono l’ex presidente di Microsoft, Umberto Paolucci, oggi imprenditore, candidato per la presidenza, e Stefano Siragusa che corre come ad. Poi anche Ersilia Vaudo(manager dell’Agenzia Spaziale Europea a Parigi) e Niccolò Ragnini(banker e fondatore del fondo Circuitus Capital che fa capo alla Fininc dei costruttori Dogliani). Merlyn è lo stesso fondo che a novembre 2023 aveva fatto intendere di avere una quota vicina al 3% di Tim, e che poi su richiesta della Consob era stato costretto a rivelare di essere in possesso dello 0,021% del gruppo per un valore di 850.000; secondo quanto risulta alla Verità, la quota dello 0,5% (necessaria per presentare una lista) sarebbe stata racimolata con una serie di opzioni put e call che alla fine sarebbero costate meno di 5 milioni di euro. Ma va anche evidenziato altro: il fondo inglese, secondo indiscrezioni, ritiene di avere in tasca l’appoggio di Vivendi (primo azionista di Tim con il 23,75%) e proprio per questo motivo avrebbe messo in lista alcuni nomi che sarebbero graditi ai francesi, mentre Siragusa sta pensando di modificare il piano spezzatino venendo incontro ai desiderata dei transalpini e studiando degli accorgimenti anche sulla rete: Vivendi la valuta almeno 25 miliardi mentre la NetCo è stata ceduta a Kkr per 18,8 più earn out per 3,2 miliardi. Ma è davvero difficile capire come sia possibile smontare gli accordi con il fondo Usa.È vero che Vivendi appoggia Merlyn? Quando si parla di Tim è bene non dare mai nulla per scontato. Di sicuro nei prossimi giorni ci saranno contatti tra le parti che potrebbero portare a una serie di incontri, ma al momento nessuna delle strade pare essere preclusa. Persino quella dell’astensione. Che da un certo punto di vista avrebbe del clamoroso. Perché Bolloré e compagni dovrebbero, che hanno in corso una causa e «fanno il tifo» perché l’Antitrust Ue intralci l’operazione sulla rete, adesso dovrebbero astenersi e fare nella sostanza un favore a Labriola? Ci torneremo. Intanto, bisogna evidenziare la notizia di ieri che non è certo la modifica della lista di minoranza di Asati (i piccoli azionisti) che per risolvere il problema della mancanza di rappresentanza femminile è passata da 8 a 4 candidati inserendo oltre al presidente Asati Franco Lombardi anche Alberto Brandolese, Maurizio Matteo Decina e Francesca Dalla Vecchia, ma quella di BlueBell. Il fondo di Giuseppe Bivona ha presentato una lista di maggioranza di 6 nomi guidata da Paola Giannotti De Ponti, già membro del board di Tim ai tempi dell’ad Luigi Gubitosi e senza l’indicazione dell’amministratore delegato. Nell’elenco ci sono poi Laurence Lafont (Google Cloud) e Monica Biagiotti (Mastercard). Mentre le quote «azzurre» sono ad appannaggio di Paolo Amato (cda Fincantieri e Telepass), Paolo Venturoni (organizzazione europea per la Sicurezza) ed Eugenio D’Amico (professore della Sapienza). Con chi sta Bivona? Il grande accusatore di Profumo ed Mps correrà da solo, cercherà l’appoggio di Vivendi o alla fine convergerà su Labriola? Da questa risposta potrebbe dipendere l’esito dell’assemblea e quindi anche il futuro di Tim. E qui torniamo all’ipotesi dell’astensione francese. Che sta in piedi. E certo sarebbe facilitata se nel frattempo dovessero riallacciarsi i contatti con il governo (al momento non risultano interlocuzioni). L’occasione non sarà di certo il 2 aprile, quando il comitato tecnico per il golden power ha convocato Vivendi e Tim, ma sarebbe un incontro tecnico al quale i francesi, che non sono nel cda e non hanno partecipato alla decisione sulla Netco, non dovrebbero essere presenti. Da oggi al 23 aprile, però, passano tre settimane abbondanti. Il tempo per parlarsi non manca.
Ansa
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