Nagel propone la tregua a Caltagirone nelle Generali
E adesso come si esce dall’impasse? È questa la domanda che i grandi protagonisti della battaglia sulle Generali si stanno ponendo dopo le parole grosse che sono volate nel corso dell’ultimo consiglio di amministrazione, quello che si è bloccato sulla cancellazione inattesa del comitato per le operazioni strategiche. Un clima rovente a lungo andare non conviene a nessuno.
Ai vincitori perché alla fine rende più difficile la gestione del Leone che avrebbe bisogno di coesione per portare avanti le sfide dei prossimi mesi e agli sconfitti che hanno investito diversi miliardi (2,5 miliardi a testa Caltagirone e Del Vecchio) nel gruppo assicurativo. Così, secondo quanto risulta a Verità&Affari si sarebbe mosso l’ad di Mediobanca in persona, Alberto Nagel, per provare a trovare un compromesso.
È stato lui a spiegare all’ad Philippe Donnet che è nell’interesse anche suo smorzare i toni con i tre consiglieri di minoranza - Francesco Gaetano Caltagirone, Flavio Cattaneo e Marina Brogi - e che un passo per provare a ricomporre la frattura va fatto il prima possibile. Non solo. Perché Nagel ha poi visto il presidente di Generali, Andrea Sironi, affidandogli la stesura di una bozza di “accordo” da sottoporre alla minoranza del consiglio.
Chi meglio di Sironi che a differenza dell’ad Philippe Donnet era stato votato all’unanimità? La proposta di Nagel concordata con il presidente del Leone è quella di far rivivere il comitato operazioni strategiche appena abolito nelle funzioni che verrebbero date al solo comitato ancora non formalizzato nella sua composizione: quello per gli investimenti.
STRADA IN SALITA
La strada è tutt’altro che in discesa perché si tratta di trovare un perimetro che possa andare bene a entrambi i contendenti che partono da posizioni diametralmente opposte. Donnet vorrebbe avere la delega per gestire senza troppi freni le operazioni che ritiene strategiche per la società e accetterebbe di cederne al comitato investimenti solo un perimetro molto stretto. La minoranza, invece, sostiene che qualsiasi operazione possa mettere in gioco la redditività della società.
E quindi l'investimento fatto da chi avrà pure perso l’esito assembleare ma ha messo miliardi di euro al servizio di Generali ha bisogno di essere discusso preventivamente in un organismo in cui tutti siano rappresentati. E per rafforzare questa tesi si ricorda sempre che grazie a questa struttura, Generali ha evitato il buco nero di un’ «operazione strategica» in Russia che avrebbe provocato ferite profonde nel bilancio del gruppo.
Dubbi ci sono poi anche sulla persona individuata quale mediatore. Se come detto sulla carta Sironi sarebbe stato perfetto in virtù dell’investitura ottenuta all’unanimità, nella pratica, proprio in occasione del consiglio delle baruffe, l’accademico ha rivestito i panni di presidente di maggioranza, facendo trovare la decisione presa da Donnet sulle deleghe per le operazioni strategiche già confezionata e servita a puntino.
Difficile, quindi, che adesso Caltagirone & Compagni possano guardare all’ex rettore della Bocconi come un presidente di garanzia, al di sopra delle parti. Insomma, se Nagel vuole davvero il cessate deve anche escogitare un modo diverso per contattare la controparte. Forse sarebbe più semplice se il contatto venisse instaurato direttamente tra grandi azionisti.