2021-07-18
Trappola per Letta: a Siena si gioca il Pd
Il democratico è candidato alle suppletive per entrare alla Camera al posto di Pier Carlo Padoan. A destra si fa strada l'idea di chiedere al sindaco Luigi De Mossi di sfidarlo. Renziani pronti allo sgambetto. Il segretario ha paura: «Se perdo ne traggo le conseguenze». Entra nel vivo la battaglia per occupare il seggio alla Camera lasciato libero a Siena dall'ex ministro diventato presidente di Unicredit, Pier Carlo Padoan. Domani Matteo Salvini arriverà nella città del Palio attorno alle 13: l'agenda ufficiale riporta un pranzo riservato al ristorante Guido con le associazioni di categoria e gli industriali, poi l'incontro con i cronisti presso il gazebo con la raccolta firme per la riforma della giustizia montato alle Logge del Papa. Gli elettori senesi del centrodestra si attendono il supporto del leader della Lega al candidato Tommaso Marrocchesi Marzi, imprenditore vinicolo che ha iniziato la sua campagna elettorale ormai da mesi e che alle suppletive di ottobre per il collegio uninominale Toscana 12 dovrà battersi contro il segretario del Pd, Enrico Letta. Nelle contrade, però, circola da qualche giorno un sussurro che sta già facendo venire più di un mal di pancia nelle stanze del Nazareno: nel centrodestra circolerebbe l'intenzione di sparigliare la partita con un colpo di scena, ovvero chiedendo al sindaco Luigi De Mossi di scendere in campo e quindi a Marzi di fare un passo indietro. Il sindaco, cercato più volte telefonicamente dalla Verità, non ha mai risposto. Di certo, De Mossi è diventato primo cittadino nel giugno del 2018 come espressione di una lista civica e appoggiato dal centrodestra, senza però esserne corpo organico. La sua vittoria alle ultime amministrative ha segnato una svolta storica per Siena con il tramonto dell'egemonia piddina dei D'Alema, dei Veltroni e dello stesso Renzi, ed è stata letta come un segnale di rottura rispetto al passato anche per il curriculum di un avvocato che viene dal mondo delle professioni e non dagli apparati di partito e che ha anche rappresentato alcune delle parti civili per il filone Antonveneta trasferito a Milano. De Mossi, insieme a pochi altri, ha denunciato in tempi non sospetti il cosiddetto «groviglio armonioso» tra finanza e politica non solo locale e tutte le sue diramazioni. Ha difeso i blogger senesi quando, ancora uniche voci fuori dal coro, denunciavano le relazioni pericolose che stavano soffocando la città, dall'università alle squadre di calcio e basket passando ovviamente per la banca e la Fondazione. Quanto a Marzi, titolare della tenuta di Bibbiano nel territorio del Chianti Classico e in pista ormai da maggio come candidato «civico» del centrodestra («Io non appartengo a nessuno, ma allo stesso tempo, appartengo a tutti», ha detto più volte) diversi anni fa era stato consigliere comunale a Castellina in Chianti per una coalizione civica di opposizione, poi niente più. Tanto che quando è uscito il suo nome, per molti era un signor nessuno. Non si sa se l'idea, un po' folle ma suggestiva, verrà concretizzata già durante la trasferta senese di domani; né se e se il sindaco accetterà la sfida, tutt'altro che semplice. Il territorio coperto dal collegio uninominale Toscana 12 cavalca due province, perché è formato da 35 comuni che vanno dal Chianti all'Aretino, non solo da Siena. E la maggioranza di essi è controllata dal centrosinistra. Ma anche per questo motivo, se Enrico Letta perdesse sarebbe un terremoto. Difficilmente potrebbe rimanere alla guida del partito. In sostanza, le elezioni suppletive si trasformerebbero in un congresso sul segretario. Che tra l'altro è nato a Pisa (e i campanili in Toscana contano parecchio). Non a caso ieri l'ex premier ha detto: «Se perdo, ne trarrò le conseguenze».Nella città del Palio i cavalli sono decisivi e l'ingresso fra i canapi del De Mossi - in caso di insperata vittoria - finirebbe addirittura per lasciare vacante la sua poltrona di sindaco, rimettendola di nuovo in gioco. Un problema, quello di un eventuale Vietnam, che può diventare una speranza per un pezzo di sinistra. Anche perché si aggiungerebbe all'altro «trappolone», quello teso dai renziani che poco hanno gradito la candidatura calata dall'alto. Già nei giorni scorsi, Matteo Renzi, ha consigliato Letta di «fare una chiamata a Scaramelli che in quel collegio ha preso il 7,5%», riferendosi al maggiorente senese di Italia viva, Stefano Scaramelli, nonché vicepresidente del consiglio regionale della Toscana. Come dire: senza di noi, Letta non va da nessuna parte. E un accordo tra Pd e Italia viva, non potrebbe includere anche il M5s che su Mps e il futuro della città ha idee assai diverse. È difficile che il Pd rompa con i grillini proprio nel collegio in cui si candida il suo segretario. Ma la partita diventa rischiosa se Italia viva decidesse di correre con un suo candidato (circolava il nome di Paola Piomboni, docente universitaria e componente del consiglio di amministrazione di Toscana Life Sciences, che Scaramelli aveva voluto fortemente come candidata in consiglio regionale). L'alternativa più semplice, per i renziani, potrebbe invece essere quella di lanciare un #enricostaisereno appoggiando il candidato del centrodestra. Con questo clima avvelenato sullo sfondo, la mossa di cambiare cavallo in corsa a destra sarebbe quindi astuta (anche con un occhio agli equilibri con Fratelli d'Italia), tanto da far sospettare che ad ispirarla - o quantomeno, oliarla - sia un maestro dei valzer di poltrone in Toscana, fautore del patto del Nazareno tra Berlusconi e Renzi nonché «suocero» del capo della Lega: Denis Verdini. Che sta scontando ai domiciliari le pena inflittagli per il crac dell'ex Credito Cooperativo Fiorentino. E che quando era coordinatore del Pdl è stato il gran tessitore di alleanze trasversali nella stessa Siena sin dagli anni d'oro del Monte dei Paschi.