2025-05-02
«Transadriatica»: la prima compagnia aerea italiana
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Junkers F-13 I-BATB. Il primo aereo «Transadriatica» che collegò Venezia a Vienna
Nata nel 1925, fu la prima società a non impiegare idrovolanti ma piste in terra. Collegò per 5 anni Venezia a Vienna, con un'estensione successiva a Roma. Fondata da un ingegnere anconetano, volava con monoplani da 4 passeggeri.Era il 18 agosto 1926 quando dall’orizzonte del Lido di Venezia la sagoma di un monoplano si vide brillare per poi scomparire lentamente nel cielo d’estate sullo scintillio delle acque della Laguna. Quel piccolo aereo portava con sé una rivoluzione nel campo dei trasporti, perché era il primo velivolo di linea in Italia ad effettuare un collegamento completamente terrestre, senza cioè necessità di utilizzare un idroscalo. Ai comandi del monomotore Junkers F-13 sedevano due ex piloti della Grande Guerra, l’anconetano Vincenzo Burattini e Riccardo Pasquali, triestino. Con lui viaggiava il fondatore di una delle prime compagnie di linea italiane, la «Società di Navigazione Aerea Transadriatica». Renato Morandi, come Burattini, era nato nel capoluogo marchigiano nel 1902. Troppo giovane per essere un aviatore nei cieli di guerra, da ragazzo era stato tuttavia testimone delle battaglie aeree dei pionieri perché la famiglia si era trasferita in Veneto, dove era nata la sua passione viscerale per il volo. Decisivi per il futuro di Morandi nel mondo della nascente aviazione civile furono gli studi di ingegneria a Napoli. Qui venne in contatto con alcuni membri della famiglia Junkers, fondatori dell’omonima azienda di costruzioni aeronautiche tedesca. All’epoca, la Junkers aveva progettato alcuni velivoli adatti all’uso civile, che permisero ai suoi vertici di pensare allo sviluppo del trasporto passeggeri utilizzando piste d’atterraggio terrestri, un’evoluzione rispetto ai limiti che gli idrovolanti (fino ad allora unici apparecchi adattati all’utilizzo civile in collegamenti regolari) mostravano a causa della necessità di specchi d’acqua dedicati, naturali o artificiali.La famiglia di industriali tedesca trovò in Renato Morandi la figura ideale per estendere i progetti anche al territorio italiano e alla rinascita del turismo borghese che nel primo dopoguerra aveva nell’alto Adriatico una delle zone più sviluppate. Ad unirsi al progetto di una compagnia aerea di linea con base a Venezia si unì nel 1924 l’austriaco Karl Kupelweiser, figlio del magnate siderurgico Paul che nel 1893 acquistò l’intero arcipelago delle isole Brioni. Negli anni successivi e ancora nel primo dopoguerra fu l’artefice di un pionieristico polo del lusso alberghiero, per il quale il progetto di una linea aerea di collegamento con la capitale Vienna sarebbe stato assolutamente funzionale. Il magnate austriaco coinvolse anche la prima compagnia di linea con base a Vienna, la ÖLAG (Österreiscische Luftverkehrs) per il collegamento aereo tra la capitale austriaca e l’Adriatico a Venezia. Renato Morandi, con altri soci ex piloti di guerra come Domenico Giuriati e il fratello Mario Morandi, aveva già sperimentato il trasporto passeggeri dalle acque della Laguna con un idrovolante Macchi M-18. Ma l’opportunità di poter disporre dei nuovi apparecchi Junkers accelerò il processo di costituzione della nuova compagnia aerea Transadriatica, che vide la luce alla metà del 1925. Lo scalo terrestre scelto per le operazioni fu quello al Lido di Venezia, una pista ex militare che negli anni di guerra era stata il cuore della difesa della città. La prima tratta affidata alla Transadriatica fu quella che collegava Venezia all’aeroporto di Vienna-Aspern, con uno scalo previsto a Klagenfurt in Carinzia. La rotta fu operata in reciprocità dagli austriaci di ÖLAG e dagli italiani di Transadriatica. A pochi anni dalla fine del primo conflitto mondiale, gli ex nemici si incrociarono così sulle aviosuperfici, passando da avversari a colleghi. Il primo aereo a staccare il carrello da terra per la Transadriatica fu dunque lo Junkers F-13Ls marche I-BATB, un monomotore con fusoliera chiusa in metallo ondulato. Dotato di un propulsore sei cilindri in linea da 370 cv, raggiungeva la velocità massima di 198 km/h e 170 km/h di crociera. La cabina di pilotaggio invece, come era tipico degli aerei militari del periodo, era aperta. La fusoliera era lunga poco più di 10 metri e al suo interno potevano prendere posto solo 4 passeggeri. Nell’insieme, l’F-13 assomigliava vagamente nelle forme e nelle dimensioni a un aereo da turismo dei giorni nostri, caratterizzato da in carrello biciclo di tipo fisso e dal pattino posteriore come quello adottato dai caccia della Grande Guerra. La flotta iniziale di Transadriatica vide inizialmente l’utilizzo di 6 Junkers F-13 per il collegamento stabilito dal lunedì al sabato. Nel 1927 l’Ufficio Stampa dell’Istituto Nazionale di Propaganda Aeronautica divulgò i primi numeri sull’attività del primo anno di Transadriatica. Il comunicato poneva l’enfasi sulla regolarità del servizio della prima vera compagnia aerea italiana. Nei primi quattro mesi presi in esame i voli compiuti erano stati 175, con un tasso di regolarità del 99.50%. Un enorme successo per quei piccoli aerei che quotidianamente affrontavano a 4.000 metri di quota le foschie della pianura e che passavano navigando a vista le turbolenze delle Alpi Carniche e delle alture austriache. Questo iniziale successo portò in breve tempo alla crescita della flotta e delle rotte. Alla fine del 1927 Transadriatica aggiunse lo scalo di Roma appoggiandosi alla aviosuperficie di Montecelio, un ex aeroporto militare che negli anni successivi, rinominato Guidonia, divenne il centro sperimentale della Regia Aeronautica. La Capitale veniva così collegata con Vienna via Venezia. Era previsto anche uno scalo a Firenze. Con l’aumento delle rotte, nuovi velivoli entrarono in servizio con la compagnia aerea di Renato Morandi. Agli Junkers F-13 si aggiunsero due G-24 trimotori da 9 posti, sempre prodotti dalla fabbrica tedesca, mentre come logo della compagnia veniva adottata una rondinella stilizzata che, attraverso diverse reinterpretazioni, diventerà prima simbolo dell’Ala Littoria, compagnia di bandiera nel ventennio, e quindi di Alitalia nel secondo dopoguerra. Tra il 1928 e il 1930 furono collegate Bari e Ancona a Venezia, lungo la costa adriatica e infine Monaco di Baviera via Trento, dove Transadriatica si collegava ai voli della Deutsche Luft Hansa. La storia della compagnia di Venezia mutò bruscamente il 30 ottobre 1930 quando il fondatore Morandi morì all’aeroporto del Littorio per un banale incidente di manovra. Alla fine dell’anno successivo Transadriatica fu assorbita dalla S.A.M. (Società Aerea Mediterranea) fortemente voluta da Italo Balbo per inglobare tutti i piccoli vettori italiani in un'unica compagnia nazionale. Transadriatica vivrà ancora una stagione effimera nel secondo dopoguerra quando nel 1946 fu ricostituita utilizzando velivoli Douglas C-47 residuati bellici americani. Già nel 1949 la compagnia con base a Venezia-Lido fu inglobata in Alitalia.
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