2020-09-02
Tra covid e ritardi del tribunale di Milano, Sky deve ancora 130 milioni alla Lega calcio
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Il colosso televisivo non ha ancora pagato l'ultima rata, nonostante siano state trasmesse le ultime partite del campionato. Di mezzo c'è una battaglia legale che continua da fine maggio, ma adesso il rischio è che quei soldi potrebbero arrivare a gennaioProseguono le trattative intorno al futuro dei diritti televisivi. Il 9 settembre è prevista l'assemblea in via Rosellini, ma la questione si intreccia anche con la rete unicaLo speciale contiene due articoliMentre la Lega di Serie A aspetta il 9 settembre per l'assemblea che dovrebbe decidere la gestione dei diritti televisivi dei prossimi 10 anni, si sono ormai perse le tracce di 130 milioni di euro che Sky deve ancora al nostro campionato. Come nel Processo di Franz Kafka, infatti, da maggio nel tribunale di Milano langue il decreto ingiuntivo che le squadre di calcio avevano promosso contro il colosso televisivo. Sono passati 4 mesi e, nonostante la sentenza del 7 luglio dove vengono riconosciuti i diritti delle nostre squadre di calcio, tutto continua a procedere a rilento. Anzi, c'è il rischio che se dovessero sopraggiungere nuovi provvedimenti di emergenza da parte del governo i soldi potrebbero arrivare a gennaio del 2021. Tanto che tra i presidenti dei club di A c'è chi sostiene che il ministero di Grazia e Giustizia si sia interessato dei ritardi del pagamento, anche perché il calcio è una delle industrie più importanti in Italia, capace di fatturare nell'ultimo anno circa 2,5 miliardi di euro. Per di più Sky a luglio ha trasmesso le partite del campionato, quindi in teoria avrebbe già dovuto saldare l'ultima rata bimestrale. Quindi tutte le spettanze della scorsa stagione sono state pagate dai club e Sky si rifiuta ancora di pagare per un prodotto che ha trasmesso. Quindi la Lega attende ancora il pagamento del saldo. Per di più l'alibi dei minori ascolti ottenuti dopo la ripresa (che oggettivamente ci sono stati) non regge, però, perché complessivamente gli ascolti della Serie A su tutta la stagione sono in linea con quella precedente La vicenda è complessa, di mezzo ci sono stati i problemi per l'emergenza sanitaria e lo slittamento delle partite di calcio, ma anche il tribunale di Milano, noto per la sua efficienza, non ha brillato. A fine maggio mentre il campionato era ancora fermo, i legali di via Rosellini (avvocati Romano Vaccarella e Mariacarla Giorgetti incaricati dal presidente Paolo Dal Pino) presentano un ricorso per il mancato pagamento da parte di Sky dell'ultima ratqa. La scadenza era prevista per il primo del mese. La piattaforma televisiva aveva spiegato le proprie ragioni in una lettera di fine aprile dove faceva riferimento «all'incertezza» della situazione dovuta all'emergenza sanitaria (quindi la mancata ripresa del campionato e la mancata trasmissione delle partite) e chiedeva che la somma venisse decurtata dagli accordi precedenti. I legali di Dal Pino, però, contestano il mancato rispetto delle clausole del contratto che consentono alla sola Lega Calcio il diritto di modificare il format del campionato. In pratica, secondo gli accordi le squadre di calcio hanno anche il diritto di aumentare o diminuire il numero dei partecipanti, o di spostare le partite in programma o ancora di estendere la durata della stagione sportiva, mentre Sky è obbligata a trasmettere e soprattutto a saldare il pagamento pattuito. A Dazn e Img è stato concesso di ritardare il pagamento, ma non si sono rifiutati mai di pagare. Per di più nel contratto viene scritto nero su bianco che «il pagamento del corrispettivo non può essere sospeso o ritardato da pretese o eccezioni del Licenziatario qualunque ne sia il titolo ed ancorché oggetto di contestazione in sede giudiziaria». Ed è una postilla fondamentale, soprattutto in un periodo di emergenza sanitaria con gli stadi vuoti e le squadre a secco di introiti del pubblico pagante. Non a caso, dopo un tira e molla di quasi due mesi, il tribunale di Milano non può che confermare le richieste della Lega. La sentenza è dell'8 giugno, ma viene depositata il 6 luglio. Si legge che Il giudice Stefano Tarantola, «letto il ricorso per la concessione di decreto ingiuntivo depositato dalla Lega nazionale professionisti serie A rilevato che dai documenti prodotti il credito risulta certo, liquido ed esigibile; rilevato in particolare che sussiste prova scritta delle obbligazioni contrattuali di pagamento assunte, rispettivamente, dalle società intimate, non risultando dagli atti cause estintive o di inesigibilità di tali obbligazioni», ingiunge «a Sky di pagare, in solido, alla parte ricorrente per le causali di cui al ricorso, entro quaranta giorni dalla notifica del presente decreto». In pratica, scaduti i termini il primo maggio, data entro cui Sky avrebbe dovuto pagare i 130 milioni, siamo arrivati a metà luglio. Non solo. Considerate le ferie di agosto, il ricorso della tv satellitare dovrà arrivare entro il 13 settembre. Così si perde altro tempo. Per di più il presidente della sezione del tribunale Claudio Marangoni (lo stesso che aveva annullato il bando Mediapro nel maggio del 2018) aveva già deciso di declassare il fascicolo per l'emergenza covid, facendolo ritardare di almeno 20 giorni. A questo si aggiunge la mancata esecutività del provvedimento, anche perché Sky avrebbe convinto il giudice che pagando la prima rata della stagione successiva sarebbe venuta meno l'urgenza dell'ultima. Scelta, quest'ultima, che in Lega Calcio hanno mal digerito, tanto che si è arrivati quasi al punto di rottura. Poi il campionato è ripartito e le partite sono tornate in televisione. I soldi però continuano a non arrivare. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/tra-covid-e-ritardi-del-tribunale-di-milano-sky-deve-ancora-130-milioni-alla-lega-calcio-2647432858.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="rothschild-advisor-sia-per-il-calcio-sia-per-la-rete-unica" data-post-id="2647432858" data-published-at="1599042557" data-use-pagination="False"> Rothschild advisor sia per il calcio sia per la rete unica C'è attesa per l'assemblea del 9 settembre dove la Lega calcio di serie A dovrà decidere a chi affidare i prossimi 10 anni di diritti televisivi, a partire dalla stagione 2021-2022. La questione è delicata, fondamentale per l'economia dei club di serie A. In via Rosellini ormai sono convinti che solo due cordate alla fine potrebbero spuntarla, ovvero quella del capitanata dal fondo Cvc (insieme con Advent e Fsi) e l'altra guidata da Bain Capital. L'obiettivo dei club è quello di creare una media company che gestirà nei prossimi anni i diritti televisivi in Italia e all'estero. La prima cordata avrebbe messo sul piatto, secondo le anticipazioni del Sole 24 ore, un'offerta da circa 15 miliardi di euro. Bain invece, oltre a una cifra che si aggira sempre intorno ai 15 miliardi offrirebbe un altro tipo di governance alla Lega calcio. L'amministratore delegato sarebbe prerogativa dei fondi e il presidente sarebbe di nomina dei club. Il nodo della governance è centrale, perché nel caso di Cvc la spartizione sarebbe meno a favore della Lega, anche perché una quota andrebbe anche a Advent e Fsi. Ma 15 miliardi allettano, soprattutto in una situazione di difficoltà come adesso, con Sky che si rifiuta ancora di pagare l'ultima rata per i diritti televisivi 2019-2020. Ma non c'è solo questo. Appare evidente che la commercializzazione si intreccia con il futuro delle telecomunicazioni nel nostro paese, con il governo, Tim e Cdp alle prese in queste settimane con la realizzazione della rete unica. Su entrambi i tavoli c'è un advisor di spessore come Rothschild, che sta seguendo sia la cordata Cvc nella partita sui diritti del calcio sia Tim sulla creazione di Fibercop. E a questo si aggiunge che Rothschild vanta già un piede in Serie A tramite il presidente del Milan Paolo Scaroni, squadra controllata dal fondo Elliot, a sua volta socio di Tim. Ma nella partita rientra anche Vivendi, azionista di maggioranza di Tim, alle prese ancora con una battaglia legale iniziata nel 2016 su Mediaset Premium. In sostanza sono diversi gli interessi in gioco, anche perché chi avrà in mano la prossima media company che gestirà le partite in televisione avrà in mano anche i margini più alti dei profitti.