2023-02-11
«L’Italia può fermare la casa verde». Possibile sponda con cechi e polacchi
Isabella Tovaglieri (Imagoeconomica)
Isabella Tovaglieri, europarlamentare leghista, dopo il voto in commissione Industria: «La plenaria approverà la direttiva a marzo, poi inizierà la trattativa con Ursula von der Leyen e il Consiglio. Gli Stati devono farsi sentire».Ora che la Commissione Itre (Industria, ricerca, ed energia) del Parlamento Ue ha approvato la famigerata direttiva sulla casa verde che succede? Sappiamo che un incredibile numero di edifici (fra i 9 e 10 milioni) sarebbe «non a norma». L’88% dell’intero patrimonio immobiliare degli italiani, per intendersi. Sappiamo anche che l’Associazione nazionale dei costruttori edili stima che sarebbero necessari almeno 1.500 miliardi per ristrutturarli tutti. Quasi l’intero Pil di un anno. La previsione può essere però addirittura limitata in difetto. Provate infatti a immaginare l’impatto inflazionistico di una domanda così mostruosa ma concentrata in appena dieci anni. Questo è infatti il termine temporale per mettere gli edifici in regola. Sappiamo anche, parola ancora di Ance, che servirebbero addirittura 3.800 anni per arrivare alla ristrutturazione di questi edifici vista l’attuale capacità produttiva del settore edilizio italiano. Di fatto il piano sarebbe irrealizzabile ed esporrebbe l’Italia al rischio di una futura procedura di infrazione. Non sarebbe quindi possibile raggiungere gli «ambiziosi» target di riduzione delle emissioni di anidride carbonica che sarebbero invece (non ridete vi prego!) pari a uno «strabiliante» 0,11% del totale della CO2 presente in atmosfera. Insomma, sappiamo tutte queste cose ma non sappiamo di fatto cosa succederà ora che il provvedimento è stato approvato dalla competente commissione del Parlamento Ue con il voto orgoglioso e compatto di Pd e Verdi e la complice astensione di Italia viva. I grillini non avevano invece membri in commissione. «Il voto in commissione non mi ha stupito», dice alla Verità l’eurodeputata Isabella Tovaglieri della Lega, «relatrice ombra» per il gruppo di opposizione Identità e democrazia di cui appunto fa parte il partito guidato da Matteo Salvini. «Questo schema di direttiva è stato concepito a partire dal 2019 e il relatore irlandese Ciarán Cuffe ha adottato il classico approccio da marchese del Grillo. Una volta blindato l’accordo con la sua maggioranza (Popolari, Socialisti, Liberali e Verdi, ndr) ha sistematicamente fatto carta straccia di tutti i nostri emendamenti. Non mi faccio illusioni in quanto il Parlamento europeo nella seduta plenaria che si svolgerà dal 13 al 16 marzo a Strasburgo senz’altro ratificherà questa posizione. Ma vi è un fatto politico rilevantissimo. Il centrodestra italiano ha compattamente votato per il no. E dopo il voto di Strasburgo dovrà aprirsi il cosiddetto trilogo. Un dialogo a tre fra Commissione, Parlamento e Consiglio Ue. In quest’ultimo organismo conta la voce dei singoli Stati e il governo italiano siederà a quel tavolo forte di un mandato politico compatto e unitario di tutte le forze di maggioranza». Possibile anche una sponda con Polonia e Repubblica Ceca, i cui premier rappresentano partiti affiliati al gruppo dei Conservatori, di cui fa parte anche Fratelli d’Italia.La presidenza di turno affidata alla Svezia, compattamente schierata sull’utilità di questa direttiva, non aiuta. Ma Palazzo Chigi punterebbe a ostacolare la marcia del provvedimento insistendo su due capitoli: modalità e termini. Quanto al primo punto, il governo intende rimuovere la presenza degli obblighi sostituendoli invece con appositi incentivi. Non secondario appare inoltre il tema dei tempi essendo impossibile per l’Italia arrivare a ristrutturare tutti gli edifici al di sotto della classe D in meno di dieci anni. La barocca e astrusa macchina legislativa dell’Unione europea in tal senso può addirittura aiutare a far inceppare il processo di approvazione della norma. Serve soprattutto la ferrea volontà del governo italiano presente appunto dentro il Consiglio Ue. Innanzitutto, occorre chiarire la natura del provvedimento. È una direttiva e non un regolamento. Mentre quest’ultimo è un atto giuridico vincolante e da applicarsi in tutti i suoi elementi all’interno dell’Unione europea, la prima stabilisce un obiettivo che tutti i Paesi membri devono conseguire. Spetta poi a ciascuno di essi definire attraverso disposizioni nazionali il come. Un esempio è quello della direttiva dell’Ue sulla plastica monouso, che riduce l’impatto di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, ad esempio limitando oppure vietando l’uso di prodotti monouso come piatti, cannucce e bicchieri. Quella sulla casa è una direttiva. Ma non può certo rassicurare il fatto che non sia un regolamento. Basta vedere ciò che sta succedendo con la Bolkestein. E basterebbe un piddino qualsiasi al governo che sarebbe subito legge. A questo si aggiunga l’astrusità del processo legislativo che prevede come l’unico soggetto titolare dell’iniziativa di avanzare proposte di legge sia la Commissione Ue presieduta da Ursula von der Leyen, cui spetta anche il compito di governare l’Unione ma fino a un certo punto perché non può sovrapporsi al Consiglio europeo di cui fanno parte invece i capi di governo. A sua volta quest’ultimo da non confondersi con il Consiglio Ue la cui presidenza varia ogni sei mesi e di cui fanno parte i governi degli Stati nelle persone dei ministri interessati a seconda delle materie e che nel caso della direttiva sulla casa dovrà dialogare anzi «trilogare» con Parlamento Ue e Commissione visto che il primo ha approvato una bozza di direttiva ancor più demenziale di quella licenziata dalla Commissione. E del trilogo sappiamo che è una procedura «informale» mentre il Consiglio Ue decide a maggioranza semplice, qualificata o all’unanimità a seconda degli argomenti. Vi è venuto il mal di testa? Siete in buona compagnia. Almeno di quella dei proprietari dei quasi 10 milioni di immobili da ristrutturare perché secondo l’Europa le esigenze delle case del Comune di Marina di Ragusa in Sicilia (regione ad alta sismicità) dove a Natale fanno 25 gradi sarebbero le stesse di quelle di Ventspills in Lettonia.
13 ottobre 2025: il summit per la pace di Sharm El-Sheikh (Getty Images)
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