2018-10-09
Tornare a far figli è un volano per l’economia
Nel gruppo Mellin-Danone, che dal 2011 ha avviato politiche per il sostegno alle mamme, sono aumentate la produttività e la quota di donne manager. L'impegno delle aziende è indispensabile per incoraggiare la maternità. E il ministro Lorenzo Fontana promette risorse. A ogni modo, per invertire questo trend non serve guardare alle esperienze del Nord Europa.Far crescere il tasso di fecondità della popolazione italiana, fermo a 1,34 figli per donna (peggiore è solo quello del Giappone), e il numero complessivo delle nascite che nel 2017 hanno conosciuto un nuovo minimo storico, con appena 464.000 nuovi nati, contro i 647.000 decessi registrati nello stesso anno. Quella intrapresa dal ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, è una sfida epocale che richiede strategie complesse e diversificate sia sul fronte economico, sia sul fronte antropologico culturale. Il dramma dell'inverno demografico richiede infatti una riflessione profonda, perché come serve rilanciare un fisco e un welfare più attento alla famiglia, così è utile tenere ben presente i danni causati dal pensiero unico dominante che fomenta progetti di vita sempre più basati su una dimensione individualistica e la mera soddisfazione personale, che portano a rinviare, se non ad escludere, il progetto famigliare. Comunque la si pensi, riprendere a far figli è il primo e più importante fattore che può consentire un rilancio dell'economia. I Paesi che invecchiano vedono aumentare i costi fissi per sanità e pensioni e, di conseguenza, la pressione fiscale. Allo stesso tempo diminuisce la fascia di popolazione attiva che partecipa alla creazione del prodotto interno lordo. D'altra parte solo un popolo vivo e fecondo può migliorare il livello di benessere di una nazione e non il contrario.A ogni modo, per invertire questo trend non serve guardare alle esperienze del Nord Europa. Esempi positivi di buone pratiche e politiche per la genitorialità sono presenti anche nel nostro Paese, dove le mamme e papà spesso trovano risposte più adeguate alle loro necessità sul posto di lavoro che nei servizi offerti dal pubblico. Non a caso, la lezione offerta dal gruppo Mellin-Danone è diventata oggetto di studio da parte del ministro Fontana, che ha visitato gli uffici di Milano della multinazionale, che in Italia dà lavoro a oltre 500 persone.A parlare sono i risultati della Parental policy dell'azienda, in netta controtendenza rispetto all'andamento demografico italiano: dal 2011, anno del lancio del Baby decalogo, il tasso di natalità interno segna un + 7,5%, contro il - 3 % del dato nazionale. Nello stesso periodo il tasso delle donne manager è passato dal 40% al 45% (con il 42% di donne promosse a ruolo dirigenziale o quadro successivamente al ritorno dal congedo per maternità) Il management di Danone durante l'incontro con il ministro e il suo staff ha illustrato nel dettaglio le pratiche concrete messe in atto. Pratiche avviate sette anni fa, quando l'azienda ha iniziato a chiedersi cosa fosse possibile fare concretamente per sostenere la genitorialità in un Paese con un così basso tasso di natalità e nel quale il 20% delle donne lavoratrici perde il lavoro due anni dopo la nascita del primo figlio e subisce un taglio salariale del 35% (dati Inps 2017).L'amministratore delegato, Fabrizio Gavelli, ha spiegato che il punto di partenza per lo sviluppo del programma Danone a supporto delle famiglie va ricercato nella convinzione che la maternità sia portatrice di una carica positiva, capace di alimentare l'energia, la creatività, le capacità empatiche e organizzative delle mamme e, di conseguenza, diventare un valore sul quale far leva anche per lo sviluppo dell'azienda.In altre parole, è dimostrato che un contesto lavorativo «family friendly» favorisce la produttività dei lavoratori con figli. Tra l'altro la policy della Mellin ha una genesi tutta italiana che, nel 2013, dopo soli due anni di lavoro, grazie a risultati molto positivi, è diventa una best practice a livello globale in Danone mondo.Ecco quindi alcuni dei servizi che rendono sicuramente più facile la vita dei genitori che lavorano presso la Mellin: ascolto delle mamme e apertura di un canale di comunicazione prima, durante e dopo la loro maternità per facilitare il rientro al lavoro; integrazione del contributo economico durante il periodo di maternità facoltativa (dal 30% al 60%); supporto ai papà con 10 giorni di paternità retribuita al 100%; possibilità di anticipare o posticipare l'entrata-uscita dal lavoro in occasione dell'entrata dei bimbi al nido o alla scuola materna; progetto di supporto psicologico per i genitori; corso di educazione nutrizionale per mamma e bambino prima e dopo la nascita; sostegno delle famiglie attraverso un supporto anche di natura economica per la cura, la crescita e la formazione dei propri figli (progetto welfare). Completano il quadro uno spazio per l'allattamento e un uso avanzato dello smart working, che consente il lavoro da casa in alcuni giorni della settimana.L'efficacia di questo modello indica che il coinvolgimento del privato è imprescindibile per il sostegno alla natalità. Ma per trasferire questa esperienza ad altre migliaia di aziende del Paese non basta solo la buona volontà di imprenditori e dirigenti. Servono risorse, che Fontana vuole ottenere tramite la legge di stabilità, dopo aver presentato nel Def una dettagliata lista di misure. Un appoggio arriva intanto dal vicepremier Matteo Salvini, che ha annunciato che in manovra ci saranno, tra le altre cose, «l'aumento delle pensioni di invalidità, il quoziente familiare e un premio alle famiglie numerose».
Jose Mourinho (Getty Images)