2020-06-26
Torna la serie Netflix che accende i cervelli con fisica e filosofia
I viaggi nello spaziotempo di «Dark», fra Einstein e Nietzsche, esigono spettatori concentrati. È un successo controcorrente. Una leggenda si aggira per l'Italia. Dice che la televisione lavi via i cervelli, sostanziando il principio in nome del quale cantava un tempo Enzo Jannacci: «La television la g'ha paura de nessun, la television la te indormenta come un cojon», era il 1975. Ma, davanti alla «forza de leon» che è stata preludio delle sue conclusioni, non c'è solo un palinsesto remissivo. C'è Dark, produzione tedesca che del sentire italico ha fatto una sfida. Dark, la cui terza e ultima stagione debutterà su Netflix domani, non ha nulla a che vedere con la leggerezza intorpidita (e intorpidente) delle produzioni più popolari. Complessa, criptica, di accesso difficile per chi non sia disposto a seguirne pedissequamente ogni più piccolo sviluppo, narra di dimensioni parallele, di porte aperte sul Tempo, di mondi costretti a sfiorarsi senza mai poter convergere l'uno sull'altro. Dark è l'antitesi di quel che ci si aspetterebbe dalla serialità moderna. È lo show, l'unico, che ha saputo scardinare l'equazione secondo cui intrattenimento televisivo voglia dire testa vuota. E, benché gli ascolti di reality e similari potrebbero far presumere il contrario, ha avuto un successo cui difficilmente può ambire una serie televisiva di matrice tedesca.La produzione Netflix, nella quale riecheggia la filosofia di Leibniz, il pensiero di Nietzsche, l'idea di un tempo ciclico che imponga all'uomo l'eterno ritorno dell'uguale, si è trasformata in un «caso» internazionale. Gli utenti di Rotten Tomatoes, bibbia di ogni cinefilo che si rispetti, l'hanno eletta miglior serie originale Netflix, attribuendole un indice di gradimento del 94%. Twitter si è perso nella decodificazione di ogni sua immagine, regalando alla serie il traino di un trending topic. E gli appassionati di fantascienza - «nerd» si dovrebbe chiamarli - hanno trovato il Nirvana nella piccola cittadina di Winden, nella Germania dell'Est, dove mille abitanti ruotano attorno alle bizzarrie di una centrale nucleare. Niente a che vedere con Chernobyl. Dark, il cui debutto su Netflix si ha nel giorno che la serie vuole essere quello dell'Apocalisse, racconta di una porta aperta sul passato, e di un'altra spalancata sul futuro. Tre dimensioni si intersecano all'interno di una grotta, consentendo a chi le attraversi di passare dal presente al 1953, di spingersi al 1986 per arrivare poi al 2021 e schizzare, d'un tratto, al 2052. Cos'abbia causato la falla e aperto il portale, è l'oggetto di una ricerca che tiene banco da tre stagioni: da che la piccola Winden, nell'anno presente, ha pianto la sparizione dei suoi bambini e la morte improvvisa di stormi d'uccelli, cascati sul paese in un diluvio pestilenziale. Con le ricerche per la scomparsa dei piccoli, si apre Dark, nel cui intreccio fanno presto capolino le più complesse teorie della fisica moderna. Einstein, la relatività. Novikov e il principio di autoconsistenza, per cui il passato è immutabile e nulla, nell'ipotesi di un futuro che sia in grado di ripercorrerlo, potrà mai cambiarlo. Lo show di Netflix è la serie più cervellotica cui la televisione abbia dato spago. Eppure, nel guardarla, non si ha la sensazione di pesantezza che portano (portavano) con sé alcuni inciuci di Game of Thrones. Spogliate della filosofia, della fisica, di ogni più piccolo richiamo ai misteri che la cultura occidentale ancora non è riuscita a vedere risolti, Dark è un giallo. Al centro della sua narrazione c'è Jonas, intento a scoprire che fine abbia fatto suo fratello, inghiottito da un buco temporale di profondità tale da averlo portato ad essere (anche) padre del ragazzo determinato a trovarlo. Jonas, nella serie, viaggia nel tempo, avanti e indietro, nel tentativo disperato di cambiare quel che è già scritto. Viaggia, e viaggiando scopre la prossimità di una fine che è, insieme, il principio di ogni cosa. «Sic mundus creatus est», recitano gli uomini, pochi, che come lui hanno imparato a viaggiare. «Così il mondo è stato creato». Non quello di Jonas, non solo. Perché Dark, nella sua terza ed ultima stagione, introduce l'esistenza di mondi paralleli, popolati di individui in apparenza identici a quelli che il pubblico ha imparato a conoscere. Alcuni, come Jonas, sono custodi del segreto che ne governa il principio e la fine. Altri sono ignari delle stranezze di un'esistenza che la serie Netflix, in puntate tanto complesse quanto appassionanti, promette di spiegare una volta per tutte.