2022-01-09
«Torna il Pitti uomo. Il settore è in ripresa»
Claudio Marenzi, presidente della fiera in programma dall’11 al 13 gennaio a Firenze e fondatore di Herno: «Abbiamo preso tutte le misure anti Covid. L’uomo cerca un mix fra informale e formale, senza eccessi. Il mio gruppo ha scommesso sul tessuto Monogram».L’ad del brand austriaco Wolfgang Binder che ha da poco aperto una boutique a Milano: «Siamo da sempre attenti ai temi ambientali».Lo speciale contiene due articoliLa notizia è immediatamente rimbalzata in tutto il mondo del fashion e non solo: Giorgio Armani ha disdetto la partecipazione sia alla Milano fashion week (14 -18 gennaio) sia all’haute couture parigina per la pandemia. E dopo poche ore, è arrivata anche la defezione di Brunello Cucinelli dal Pitti uomo (11-13 gennaio), che lo ha sempre visto come uno dei protagonisti principali. Non sarà a Firenze nemmeno il marchio special guest Ann Demeulemeester che ha deciso di rinviare il proprio evento alla prossima edizione del salone, a giugno 2022. Di fronte a questa nuova ondata Covid il mondo della moda si è fermato a riflettere. La fiera internazionale della lingerie di Parigi, ad esempio, ha deciso di posticipare la nuova edizione, così come Maison&Objet. In Italia, la rassegna dedicata all’oreficeria e alla gioielleria Vincenzaoro ha spostato l’edizione di gennaio a marzo. Ma il Pitti ha confermato lo svolgimento della 101° edizione della manifestazione dedicata al menswear, con 600 espositori, ben consapevole che altre rinunce potrebbero arrivare prima dell’inizio previsto martedì. «Noi procediamo come da calendario», rassicura Claudio Marenzi, presidente di Pitti immagine e ad di Herno, «Noi, come Pitti, ci siamo adeguati alle nuove normative sulle fiere e siamo andati anche oltre. Abbiamo tre centri per tamponi in collaborazione con la Croce rossa e abbiamo adottato una serie di precauzioni che rendono il salone un posto sicuro almeno quanto un supermercato o un qualsiasi altro luogo. Parlo da presidente ma anche da imprenditore che partecipa al Pitti». Alla Fortezza da Basso si lavora per ultimare la preparazione degli stand. «Noi andremo in sicurezza e presenteremo la nostra collezione. Saremo molto attenti ma bisogna continuare a vivere tenendo anche conto che non siamo in un momento di pericolo come un anno fa. Sarà ancora un’edizione non a numeri completi dato che ha aderito il 50% degli espositori, ma sarà comunque una manifestazione all’altezza delle aspettative. Certo un mese fa la situazione era diversa, capisco la defezione di Armani, ce ne saranno altre, c’è qualcuno che ci sta ragionando, vedremo. Saremo presenti con tutte le precauzioni del caso». La moda aveva ormai ingranato la marcia giusta. «C’è stato un grande recupero e nell’ultimo trimestre le cose sono tornate a una quasi normalità. Per quanto ci riguarda siamo cresciuti del 30%, siamo già usciti con la pre collezione con buoni numeri. Vediamo un 2022 in uscita da una situazione pandemica però non sarà ancora un anno normale, soprattutto nella prima parte. Sarà un anno con alti e bassi, con un mercato schizofrenico». Lasciato alle spalle il 2020, la moda maschile italiana ha assistito a un cambio di passo nel corso del 2021: il commercio con l’estero è tornato infatti positivo. Da gennaio a luglio 2021, come indicano gli ultimi dati Istat, l’export mette a segno un incremento del +16,4%, per un totale di oltre 3,8 miliardi di euro, mentre l’import cresce del +1,7%. «I numeri più positivi si registrano in Europa e meno in Asia eccetto la Cina che è in grande crescita. Chi non sta andando bene, e lo confermo anche io come azienda, è il Giappone, mentre la Corea si sta riprendendo. Gli Stati Uniti si sono fermati e il mercato che sta soffrendo maggiormente è l’Inghilterra. A ottobre, novembre e metà dicembre, e parlo per Herno, le cose sono andate molto bene. Anche la Russia ha performato meglio di quello che si poteva immaginare». Herno cosa presenta al Pitti? «Abbiamo una lunga storia che parte da molto lontano, dalle origini del marchio. Negli anni Sessanta la lettera H diventa la protagonista del tessuto Monogram: una tela in robusto cotone fondo caffelatte in cui, con lavorazione jacquard, le H si susseguono all over. Ed è proprio nelle ultime collezioni che Herno la recupera dai suoi archivi, reinventandosi, seguendo il trend del momento. Immancabili i trench e gli impermeabili con dettagli Monogram. In particolare il bomber imbottito in piuma d’oca le cui tasche con impuntura ovale già di per sé rappresentano una nota di unicità. Il fit è più rilassato, quasi oversize, la zip è grande e in gomma testa di moro, coordinata con la fodera in nylon dall’aspetto serico». Si va sempre più verso uno stile street sofisticato. «Esatto. C’è una sempre maggiore fusione tra formale e informale che è ciò che vuole il consumatore, una trasversalità che è il futuro. C’era una esagerazione verso l’informale o il troppo fashion mentre la gente vuole vestirsi normalmente. Giacca sartoriale, maglioncino girocollo, pantaloni stretch, sneakers e si è a posto. Un look ben diversa da giacche con mega scritte e jeans fluo. Abbiamo cercato il più possibile d’interpretare una moda nella normalità che va verso una moda comoda. La Cina cresce soprattutto per i grandi marchi perché è ancora un mercato molto brand oriented, mentre il mondo occidentale va nella direzione opposta. Che significa andare verso il made in Italy, tornando a enfatizzare la qualità e la tradizione che possiamo reinventare come vogliamo».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/torna-il-pitti-uomo-il-settore-e-in-ripresa-2656320708.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="schneiders-salzburg-punta-sul-cotone-per-il-loden-del-futuro" data-post-id="2656320708" data-published-at="1641716157" data-use-pagination="False"> «Schneiders Salzburg punta sul cotone per il loden del futuro» Salisburgo è il quartier generale. «È il luogo che ospita il cuore e la mente di Schneiders», racconta Wolfgang Binder, ad del brand austriaco. Il 50% del gruppo è passato alla Peter Wagner, il 40% resta a lei. Che cosa è cambiato e cosa è rimasto uguale? «Come si legge nel Gattopardo, “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”: questo passaggio è stato concepito per garantire la massima continuità. Le nuove risorse hanno contribuito a rafforzare ulteriormente lo spirito che ha visto nascere l’azienda nel 1946 con Alfons Schneider, che è sempre al nostro fianco». Fin dove arriva l’evoluzione del marchio? «Ci siamo dedicati molto allo stile e abbiamo lavorato per rendere la nostra proposta sempre più internazionale. Naturalmente la ricerca e l’innovazione, in fatto di materiali, sono prioritarie, ma abbiamo visto che era necessario lavorare su una nuova interpretazione della tradizione». Quanto incide la storia? «C’è chi tenta persino di inventarla... Schneiders non ne ha bisogno. È un marchio che ha attraversato la storia e l’attualità austriaca come pochi altri nel mondo. Dal famoso impermeabile pubblicizzato da Fritz Dirtl, il campione austriaco di motociclismo dei primi anni Cinquanta, al cappotto in loden donato al presidente Usa Gerald Ford, in visita a Salisburgo nel 1975, fino alle tante collaborazioni con la squadra austriaca ai Giochi olimpici invernali, difficilmente si trova un marchio che sia riuscito ad accompagnare il proprio Paese in così tante occasioni. E il legame tra Schneiders e l’Austria va anche oltre la storia. Rappresenta lo spirito austriaco, inclusa la tutela dell’ambiente. Non a caso “New Luxury Country” è il nostro slogan di stagione. E per sottolineare le nostre radici austriache abbiamo scattato il servizio fotografico sulle nostre montagne». La sostenibilità vi accompagna fin dalla nascita. Secondo lei, è un tema che l’industria della moda tiene davvero in considerazione? «Posso rispondere per quanto riguarda il nostro percorso. Da sempre, parliamo degli ultimi secoli, l’Austria è attenta alla preservazione della natura del proprio territorio. Così anche per Schneiders non possiamo certo parlare di green washing, ma di un percorso chiaro ed etico che stiamo seguendo fin dalla nascita. Scegliendo di lavorare con partner che siano altrettanto attenti a questi valori. Non posso che auspicare che l’industria della moda tutta si incammini in questa direzione. Noi manterremo sempre alta la nostra attenzione verso le tematiche sostenibili producendo quindi in Europa, con materiali naturali o nuove soluzioni tecnologiche». Cosa presentate al Pitti? «Una collezione iconica che rappresenta bene la tradizione e, al tempo stesso, la nostra adesione alle tematiche sostenibili. Sostenibilità e biodegradabilità sono al centro e mettono in primo piano una speciale sensibilità ambientale. L’altra parola chiave, tradizione, si troverà nel nuovo smart coat che ricorda un classico loden, ma che nella collezione autunno/inverno 2022 sarà in cotone. Il Cotton-loden, una forzatura linguistica perché oggi il loden non rappresenta più soltanto un tipo di tessuto di lana. È uno stile, un modo di essere. E a causa dei cambiamenti climatici siamo consapevoli che gli inverni saranno sempre più miti». Aperture importanti come quella dello spazio a Milano. Ne sono in vista altre? «La positiva esperienza in partnership con Modica, in via Borgospesso a Milano, ha creato un nuovo format commerciale. Abbiamo quindi aperto un nuovo negozio in collaborazione con un cliente a Dornbirn, in Austria, e ci piacerebbe sviluppare ulteriormente queste sinergie. Il Pitti sarà l’occasione per parlarne con chi è interessato».
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)