2021-04-28
Toilette dei locali o cespugli? È giallo
L'uso dei bagni nei ristoranti è avvolto nel mistero. Non disponibili le risposte sul sito del governo. Il Sole: si può nei «casi di assoluta necessità». E come si dimostrano?Chi soffre di prostata, di colite, o ha il ciclo, è bene che non si faccia illudere dall'improvvisa libertà nelle zone gialle e arancioni. Prima di uscire di casa per andare al bar o al ristorante a gozzovigliare alla salute di Roberto Speranza e del Cts, è bene passare in bagno ed essere previdenti. Perché poi si rischia di non poter usare le toilette negli esercizi pubblici. L'allarme lanciato dallo chef Giampiero Vissani, che di fronte alle nuove misure del governo ha deciso di non aprire comunque, per non dover mandare i suoi clienti «a fare pipì dietro il cespuglio», rischia di aprire dibattiti giuridici di altissimo livello. Al momento, sembra che in realtà l'accesso ai bagni dei locali pubblici sia consentito «in casi di assoluta necessità». Una locuzione troppo vaga nel Paese delle multe facili, perché tolto il lavaggio delle mani o un controllino al trucco, tutte le necessità fisiologiche, in teoria, potrebbero rientrarvi. Comunque, orsù, popolo della quarantena e dell'obbligo di rientro alle 22, è ora di uscire a ristorare i ristoratori. Altrimenti, poi, tocca allo Stato dare soldi agli esercenti pubblici. Qui si tratta solo di concedere un mesetto di semilibertà ai sudditi in mascherina, fare finta che l'economia si riprenda e poi, se aumenteranno i contagi, tutti di nuovo ai domiciliari con un bel «Ve l'avevo detto» di Stato. Con le riaperture di lunedì, sono cambiate le regole per andare a bere o mangiare fuori. In generale, bisogna stare all'aperto, salvo che uno si limiti all'asporto. Vissani, come molti suoi colleghi meno noti, quando ha letto le cervellotiche istruzioni per riaprire ha deciso di restare chiuso. «Qui a Baschi (in Umbria, ndr) fanno ancora tre gradi, non si può mangiare all'aperto», ha dichiarato al Corriere dell'Umbria il corpulento chef amato da Massimo D'Alema fin dai tempi in cui l'ex Leader Massimo era premier. Poi si è chiesto, polemicamente: «E se i clienti devono fare la pipì devo mandarli dietro al cespuglio dato che dentro al ristorante non possono entrare?». In realtà, sull'uso dei bagni, non c'è una certezza assoluta. Le faq (le domande frequenti) sul sito governo.it al momento non sono disponibili. Ieri sera, si leggeva questo avvertimento: «Attenzione: pagina in aggiornamento in seguito all'entrata in vigore del Decreto-legge 22 Aprile 2021». Forse neppure i signori del governo hanno facilità a capire le norme che hanno emanato. L'apposita guida online del Sole 24 Ore sostiene che «le faq di Palazzo Chigi precisano che in linea generale “l'uso dei servizi igienici posti all'interno dei bar e dei ristoranti non può essere consentito, salvo casi di assoluta necessità"». Ci si riferisce però, con ogni probabilità, alle norme precedenti. Insomma, in attesa di un dpcm apposito, ci si deve accontentare di cespugli e anfratti urbani, oppure si deve motivare la scappatina al bagno con «l'assoluta necessità». Nel caso, per esempio, le guardie facessero irruzione nei bagni per un doveroso controllo, bisognerà dimostrare che proprio non si poteva aspettare di tornare a casa e che il mal di pancia era davvero fortissimo. O che quel tè preso a metà pomeriggio era terribilmente diuretico. Non è escluso neppure il ricorso all'autocertificazione, indicando con scrupolo la distanza con il bagno di casa propria, gli alimenti e le bevande ingerite, nonché eventuali patologie intestinali. L'alternativa è il catetere, che in fondo, in un regime sanitario, avrebbe anche il suo perché e potrebbe in poco tempo diventare anche uno status symbol.
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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