2025-07-01
Incostituzionali sono quelle toghe che vogliono disapplicare le leggi
In America la Corte suprema ha recentemente ribadito il primato della politica. Da noi, invece, la Consulta e i tribunali, mettendosi di traverso a governo e Parlamento, continuano a calpestare la sovranità popolare.La Corte suprema americana ha di recente ristabilito il primato della politica sui giudici, affermando che il presidente fa le leggi e le toghe le devono semplicemente applicare, senza avere alcun potere né di fermarle né di escogitare cavilli per ritardarne l’entrata in vigore. La Corte di Cassazione italiana, al contrario, vorrebbe imporre il primato dei tribunali ogni volta che il governo e il Parlamento varano una legge che non è gradita dai magistrati. Da questo punto di vista, il confronto tra quel che succede negli Stati Uniti e ciò che capita in Italia spiega senza troppi giri di parole la differenza tra una solida democrazia (checché ne dicano l’opposizione e il circolo ricreativo dei giornalisti radical chic, gli Usa sono un Paese dove la Costituzione è rispettata e applicata) e una Repubblica come la nostra, dove la democrazia è da tempo in libertà vigilata, soggetta a interpretazioni e a condizionamenti di ogni tipo.Martino Cervo su La Verità ha già illustrato il valore della sentenza con cui la Corte suprema ha sancito che gli ordini del presidente degli Stati Uniti non possono essere fermati dai giudici federali. I quali, è bene ricordarlo, sono di nomina politica e fino all’altro ieri bastava rivolgersi ad uno di loro, in uno Stato guidato dai democratici, per ottenere la sospensione di un ordine della Casa Bianca. Una lotta politica condotta nascondendosi dietro la legge, a cui la Corte suprema, nel rispetto della Costituzione, ora ha detto basta.Purtroppo, in Italia la Corte costituzionale parteggia per i giudici e ahinoi anche parecchi magistrati di Cassazione pendono dalla parte opposta al governo. Così ecco che non soltanto alcune leggi vengono amputate da decisioni della Consulta, ma nelle aule di tribunale si trova modo di disapplicare la parte rimasta in piedi o di interpretarla in senso contrario. Prendete le ultime decisioni del Massimario della Cassazione, ufficio che si occupa di analizzare la giurisprudenza di legittimità, allo scopo di creare le condizioni di un’utile e diffusa informazione in materia di leggi e sentenze. Passato in rassegna il decreto Sicurezza, il Massimario degli ermellini ha vergato un parere negativo. Innanzitutto, ritenendo che non ricorressero gli estremi di necessità e urgenza per introdurre norme di polizia. Agli esperti sembrerà strano, ma l’urgenza di varare una legge non la può stabilire un giudice, perché è la politica che ne risponde di fronte agli elettori, e dunque sono il governo e il Parlamento a stabilire se ci siano gli estremi per ricorrere a un decreto. Al massimo può eccepire qualche cosa il presidente della Repubblica, ma la competenza ce l’hanno più di tutti le Camere. Per la Cassazione questa fretta esporrebbe la legge al rischio di incostituzionalità, ma se così fosse lo sarebbero anche altri decreti, perché ogni misura urgente è frutto di una valutazione politica e non può essere altrimenti. Però, guarda caso, nel passato ai giudici del Massimario non è mai passato in testa di contestare il ricorso alla decretazione.In realtà ai giudici dell’ufficio analisi della Cassazione non vanno giù alcune norme, tra le quali la tutela penale di chi viene privato, con la violenza, la minaccia o l’inganno, della disponibilità del proprio appartamento. Chi occupa va cacciato a forza, per restituire l’immobile al legittimo proprietario, ma i giudici si dispiacciono perché l’abusivo che ha rubato la casa al legittimo proprietario poi resta senza tetto. Ma per nostra fortuna impedire uno sfratto non è compito affidato alla Cassazione, il cui ruolo consiste nell’applicare la legge e non nel difendere chi la vìola.Il Massimario si duole anche per il trasferimento dei clandestini in Albania, lamentando la violazione del diritto d’asilo. E ancora una volta si nota la voglia non di emettere sentenze in base alla legge, ma di cambiare le leggi che non piacciono, adducendo mancate uniformità con norme europee, internazionali e perfino contrasti con la Costituzione. In questo modo gli esperti dei supremi giudici dimenticano l’articolo uno della Carta su cui si fonda la nostra Repubblica, in cui si stabilisce che «la sovranità appartiene al popolo», il quale la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione, ovvero attraverso il Parlamento e il governo. Non sta scritto da nessuna parte che la sovranità è delegata alle toghe. E nemmeno si dice che è demandata all’Europa o agli organismi internazionali, come pretenderebbe qualcuno, per impedire che gli italiani si esprimano. Gli elettori hanno già detto la loro e se c’è qualcuno che agisce nell’incostituzionalità sono le toghe che disapplicano le leggi varate dai rappresentanti del popolo. Dimostrando di non aver imparato nulla da ciò che è accaduto in America.
Silvia Salis (Imagoeconomica)
Il vicepresidente americano J.D. Vance durante la visita al Santo Sepolcro di Gerusalemme (Getty Images)
Roberto Cingolani, ad di Leonardo (Getty Images)