2024-07-16
I gladiatori romani nella serie tv Amazon «Those about to die»
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«Those about to die» (Amazon Prime Video)
Lo show, con Anthony Hopkins a interpretare Vespasiano e disponibile su Prime Video da venerdì 19 luglio, all’indomani del suo debutto statunitense, è un racconto di polvere e sangue, di una vita vissuta a scopo ludico, merce al soldo dei potenti.Il Gladiatore, con gli scandali di Rome e le gelosie, gli intrighi, i giochi di potere di una fra le mille serie televisive americane. Those about to die, opera inedita dell’esordiente Roland Emmerich, è la summa di quel che si è detto e si è visto sul mondo antico: cenni storici, esasperati attraverso speculazioni, pettegolezzi, curiosità. Lo show, disponibile su Amazon Prime Video da venerdì 19 luglio, all’indomani del suo debutto statunitense, è un racconto di polvere e sangue, di una vita vissuta a scopo ludico, merce al soldo dei potenti. Vespasiano, allora, era imperatore, Roma bella come non sarebbe più stata. Era il 79 avanti Cristo, e l’Impero prosperava. La città, suo cuore, era ricca e annoiata, schiavi d’altri Paesi la riempivano. C’era violenza e inquietudine e, al contempo, l’abitutine a sedarle attraverso piccoli espdienti. Concessioni, per lo più. Distrazioni. La classe dirigente orchestrava giochi e sui «giochi» è costruita Those about to die.La serie televisiva, con sir Anthony Hopkins a interpretare Vespasiano, è la ricostruzione - opportunamente fantasiosa - delle lotte fra gladiatori, dello spettacolo della morte, di una vita vissuta per il divertimento altrui. La plebe scalpitava, allora. Chiedeva sangue, scontri. Voleva i gladiatori si battessero per la propria sopravvivenza. Soffrissero e urlassero. E quattro corporazioni facenti capo ai Patrizi, le fazioni Blu, Rossa, Bianca, Verde, si dividevano il controllo delle gare. Stipavano il Circo Massimo di poveretti, li pagavano e chiedevano loro di morire, se necessario. La plebe rideva. Alcuni auriga venivano incensati come dei. Il Circo Massimo ribolliva. Tanto da rendere necessaria la costruzione di un nuovo stadio, più ampio, magnifico: il Colosseo. Lo show, nel cui cast recitano anche alcuni attori italiani (Gabriella Pession, Davide Tucci, Clelia Zanini), ripercorre la popolarità immensa delle battaglie fra gladiatori e animali. Poi, immagina altro: un sottobosco di criminalità, malavita legata ad un prospero giro di scommesse. E illazioni, guerre intestine, invidie e trame di potere. Ché possedere una quota della quattro fazioni patrizie sembra essere cruciale, per una parte dei romani.«Era da tempo che volevo esplorare l’Impero romano», ha spiegato lo sceneggiatore Robert Rodat, già candidato al premio Oscar per il film Salvate il soldato Ryan. «Sappiamo con una discreta sicurezza cosa sia accaduto alla gens Flavia, così abbiamo deciso di attenerci quanto più fedelmente possibile alle cronache storiche, non solo per ripercorrere ciò che fecero, ma per caratterizzare i personaggi. C’è molto, in letteratura, di quel che si dice pensassero, dei loro caratteri. Tuttavia, la maggior parte dei personaggi era al di fuori del radar degli storici, perciò ci siamo trovati a crearli. Abbiamo cercato di essere fedeli al periodo storico, per quel che concerne potenziali imprese e potenziali emozioni. Ma, su questa parte di personaggi, poi, abbiamo usato una licenza drammatica». Accanto a Vespasiano, dunque, alla ricostruzione dell’Imperatore così come ci è stata consegnata dalla storia, sono spuntati altri individui: uomini in cerca di potere, di riconoscimento. Disperati e spietati, verosimili come quel Gladiatore più famoso, figlio di uno stesso libro.Those about to die, come Il Gladiatore, è liberamente ispirato al romanzo ominimo che Daniel P. Mannix pubblicò nel 1958.
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