2024-12-01
«Ho raccolto testimonianze di oltre 300 prodigi fatti da Natuzza Evolo»
Valerio Marinelli, autore di dieci volumi su Natuzza Evolo
L’ingegnere Valerio Marinelli: «Le persone che li hanno visti raccontano anche di azioni fisiche, una volta ha salvato qualcuno che si voleva uccidere. Nella settimana di Quaresima riceveva le stimmate sulle mani».Quando, nel 1976, il giovane ingegnere nucleare Valerio Marinelli iniziò a lavorare presso l’università della Calabria, era ancora alla ricerca di quelle risposte sull’esistenza di Dio che lo studio della fisica atomica non aveva soddisfatto. Così decise di parlare con Fortunata Evolo, detta Natuzza, la mistica, nata nel 1924 a Paravati (frazione di Mileto, oggi in provincia di Vibo Valentia), attraversata da stupefacenti fenomeni soprannaturali, al momento proclamata, dal Vaticano, «Serva di Dio». Dopo i primi incontri, Marinelli, nato nel maggio 1942 a Rosarno (Reggio Calabria) e oggi residente a Rende (Cosenza), professore emerito di Fisica tecnica all’università della Calabria, continuò a incontrarla fino al 2009, anno in cui lasciò il mondo terreno. Ha raccolto migliaia di testimonianze, pubblicandole in 10 volumi, Natuzza di Paravati, editi alla Fondazione del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, e in altri libri, pubblicati da Effatà, come Natuzza tra scienza e fede e Natuzza Evolo e l’Aldilà.Perché volle incontrarla?«Quando, dopo aver lavorato, a Roma, al Cnen, oggi Enea, mi diedero l’incarico di insegnamento all’università, tornai a Rosarno. Avevo un po’ smarrito la fede e sentii parlare di lei. Mi chiedevo: «Dio c’è o non c’è?». Natuzza abitava a 15 chilometri da casa mia. Si diceva che parlasse con Gesù e la Madonna, vedesse gli angeli e le anime dei defunti. Mi sembravano le prove dell’esistenza di Dio. Quindi andai da lei».Cosa le disse?«Tra i vari carismi, mi colpiva la bilocazione, non scientificamente dimostrata. Le dissi: «Mi piacerebbe fare, con lei, un esperimento di bilocazione. Perché non viene all’università della Calabria, così la riprenderemo con le telecamere?». Rispose: «Non dipende da me. Non sono io a voler andare in un posto, ma è il Signore che lo vuole. I nostri tempi non sono quelli di Dio». Da Natuzza c’era un via vai di auto da molte località. Svolgeva una missione, di consolazione delle persone. E offriva la sua sofferenza al Signore per salvare le anime».Era povera di mezzi economici. «Nata in una famiglia poverissima, aveva patito la fame, il papà era andato a cercar fortuna in America e non tornò mai. Non mi accordava nessuna udienza particolare e mi mettevo in fila con gli altri. Compresi subito che aveva grande carità e un equilibrio mentale straordinario». Da giovane ebbe un breve ricovero in ospedale psichiatrico. «A 14 anni, nel dicembre 1938, andò a servizio a casa dell’avvocato Silvio Colloca, a Mileto. Verso la fine del 1939 cominciò a dire che vedeva le anime dei defunti. La voce si sparse. Allora il vescovo chiese al prof. Annibale Puca di studiarla all’ospedale psichiatrico di Reggio Calabria. La tenne due mesi e dedusse che Natuzza era «un bellissimo caso d’isterismo». Il vescovo si consultò con padre Agostino Gemelli (francescano, medico e psicologo, nda) e gli inviò una relazione. Padre Gemelli disse: «Sarà un fenomeno isterico», consigliando di non dare interesse a Natuzza». Altri segni fuori dall’ordinario, nella giovinezza?«Durante la cresima, dalle sue spalle uscì del sangue, che disegnò una grande croce sulla camicetta. Alla prima comunione si accorse che la sua bocca era piena di sangue. Pensò di aver masticato il Signore e aver commesso un peccato, ma fu un segno che, come quello della croce, in seguito, Gesù le ricordò». Si sposò a 19 anni e poi ebbe 5 figli. Prima voleva farsi suora. Ma al convento dissero che era povera e analfabeta. Quando si sposò, per procura, perché il marito, falegname, era sotto le armi, aveva una casa con il pavimento di terra e il tetto di canne». Come avvenivano i fenomeni di bilocazione? «Ho raccolto oltre 300 episodi di bilocazione. Alle persone che l’hanno vista in questo stato, è sembrata viva, reale e non evanescente. Talvolta faceva azioni fisiche sul posto, come in un caso, a Milano, dove scatenò un forte fragore in una stanza che fece desistere una persona dal suicidarsi. La bilocazione poteva anche essere invisibile e manifestarsi con forte effusione di profumo».La bilocazione si collega anche a possibili guarigioni? «Ha salvato anche persone che non la conoscevano. In provincia di Fermo, un signore stava male. Gli fu diagnosticata la grave sindrome di Guillain-Barré. Lui e la moglie non sapevano chi era. Una signora che seppe del caso pregò il proprio angelo custode di avvertirla. Era il 2009, Natuzza aveva 84 anni. Verso le 8 di una sera, in ospedale, il degente e la moglie vedono avvicinarsi una signora anziana tremante, con gli occhiali, che guarda l’ammalato e china la testa. Poi esce e, dopo aver sostato in corridoio davanti a una statua della Madonna, inspiegabilmente scompare. L’uomo, progressivamente, guarì. Quando, il 1° novembre, Natuzza morì, l’amica portò i giornali a lui e alla moglie, che la riconobbero dalle fotografie». Cosa accadeva a Natuzza nella settimana di Pasqua?«Le stimmate iniziavano ad aprirsi circa all’inizio della Quaresima e iniziavano a rimarginarsi nei primi giorni dopo la Pasqua. In modo vistoso e con segni forti, apparvero tra il 1955 e il 1960: i segni dei chiodi alle mani e ai piedi una ferita al costato, abrasioni alle spalle - il peso della croce - i segni della flagellazione, abrasioni sulle ginocchia - Gesù cadde dalla croce nella salita al Calvario - e, su uno dei ginocchi, si formava un volto».Arriviamo alle emografie. «Per le stimmate sulle mani, una assumeva la forma della croce e, sull’altra, figure variabili, come una Madonnina, figure oranti, la scritta Ihs su un ginocchio e, sull’altro, il volto di Gesù. Mettendo un fazzoletto, spesso ripiegato, su una ferita, restavano impressi, all’interno, croci, ostensori, corone di spine, frasi del Vangelo e in latino, come «Venite ad me omnes», o in altre lingue. Questo è il fenomeno dell’emografia, ossia del «sangue che scrive». Uno di questi episodi fu ripreso, nel 1948, dalla Settimana Incom». Sulle ferite applicava unguenti lenitivi? «Non le ha mai curate. Tuttavia, non s’infettavano». Come reagivano i figli quando era in questo stato?«Durante la Settimana Santa li mandava da parenti, perché non voleva la vedessero soffrire. Il culmine della sofferenza sopraggiungeva il Venerdì Santo. Vedeva e s’immedesimava nelle scene della Passione di Gesù come fosse stata sul posto, 2.000 anni fa, i soldati romani, Maria, la Maddalena, Gesù sul Calvario che portava sulle spalle solo il tronco orizzontale della croce, prima di essere issato su quello verticale e inchiodato».Cosa le accadeva quando Gesù spirava? «A un certo punto, tra le 14 e le 15, Natuzza, nel letto, supina, con i piedi accavallati, apriva le braccia e le stendeva a croce, lanciando un grande grido. Perdeva conoscenza e sveniva, tra i 10 e 20 minuti circa. Una volta ho assistito. Il suo viso si deformava in maniera che non saprei descrivere. Qualche medico era presente e rilevava un polso molto flebile e irregolare». Natuzza Evolo comunicava con le anime dei defunti. «Lei non ha mai evocato nessun defunto, tipo sedute spiritiche. In lei ciò accadeva in maniera spontanea. A un certo punto, da ragazza, iniziò a vedere, di fronte a lei, persone che gli altri non vedevano, scambiandole per persone reali. A casa dei Colloca, quando preparava il caffè per gli ospiti, portava anche una tazzina per il defunto. Spesso non conosceva i defunti, ma essi si qualificavano con nome e cognome. Poi si riscontrava trattarsi di persone davvero esistite».Cosa le comunicavano i trapassati?«Solitamente queste anime dicevano a Natuzza di trovarsi nel Purgatorio e chiedevano preghiere, messe di suffragio o atti di carità al prossimo per ridurre le loro sofferenze e accelerare l’attesa prima del Paradiso. Sosteneva di poter vedere i defunti solo 40 giorni dopo la morte. Tuttavia, l’angelo custode, subito dopo la morte, poteva dirle se erano salvi e dunque non all’inferno. Quindi le anime hanno detto a Natuzza che Inferno, Purgatorio e Paradiso esistono».Talvolta la mistica cadeva in trance, assumendo la voce dei defunti, che rispondevano anche in lingue straniere a lei sconosciute. «Perdeva conoscenza e, dalla sua bocca, uscivano voci con timbri diversi, di bambini, uomini e donne, che volevano parlare con i parenti presenti, i quali riconoscevano le voci e parlavano con loro, attraverso Natuzza. Alcuni rispondevano, attraverso di lei, in una lingua straniera». Vide l’Inferno? «Una volta glielo chiesi. «Su questo non parlo» mi rispose. Tuttavia, raccontò che alcune anime dell’Inferno le dissero: «Purtroppo, per me, non c’è più nessuna speranza, sono condannato per sempre»».E nel Purgatorio, secondo la percezione di Natuzza, quale sarebbe la condizione delle anime? «Natuzza diceva che in Paradiso, subito dopo la morte, vanno in pochissimi. La maggior parte va in Purgatorio dove si può soffrire parecchio in rapporto ai peccati fatti». Dopo la morte non c’è più la corporeità terrena. Come possono esserci sofferenze fisiche? «Lo chiesero a Natuzza. Alcune anime le hanno parlato di freddo, buio, dolori, ma anche di caldo e fiamme. Io ho immaginato che, pur non avendo il corpo fisico, possano avere una sorta di corpo spirituale, con sensi spirituali. Comunque l’angelo custode le diceva che l’uomo, nella sua vita terrena, non potrà mai conoscere i misteri dell’Aldilà». L’anima di Dante Alighieri le fece una rivelazione. «Incontrò anche l’anima di Dante. Le disse di aver fatto 300 anni Purgatorio, ma nel Prato Verde, una sorta di anticamera del Paradiso. Ciò perché aveva deciso dove collocare le anime anche in base alle sue simpatie o antipatie». Problema: può esistere il tempo nell’Aldilà?«Lo chiesi a Natuzza. Mi rispose che, secondo lei, «lì il tempo è uguale»». Natuzza chiese mai denaro.«Assolutamente, ha fatto tutto gratuitamente». Com’è cambiata la sua vita?«Dopo le prime volte che vidi Natuzza e sentendo le testimonianze di questi fatti straordinari, mi sono convertito. Chiaro che non sono un santo. Ma ora la fede c’è».