Tensione e spintoni all'uscita dal tribunale delle ex brigatiste rosse

L'uscita dalla Corte d'Appello di Parigi di alcuni ex terroristi degli anni di piombo è stata particolarmente movimentata perché non era gradita la presenza di giornalisti. Come anticipato dallaVerità, oggi si è tenuta la prima udienza per nove ex terroristi rossi, per i quali l'Italia ha richiesto l'estradizione. Della cronaca dell'udienza parlerà l'edizione di domani della Verità.

Quello che vi mostriamo in questo video è relativo a quello che è accaduto dopo. Uscendo dal corridoio che porta alle aule delle udienze - dove era appostata la stampa - l'ex Br Roberta Cappelli - condannata all'ergastolo - ha subito minacciato «Vi denuncio perché hanno usato il mio viso che non si può utilizzare». A pochi passi da lei si trovava anche l'altra ex Br sulla quale pende un ergastolo, Marina Petrella giudicata anche nel processo Moro-Ter. Quest'ultima non ha parlato. In compenso, nei corridoi che conducono all'uscita del palazzo di Giustizia, alcuni simpatizzanti delle ex terroriste, hanno inveito contro i giornalisti cercando, in alcuni casi di strappare loro i cellulari con i quali stavano filmando la scena. I più agitati hanno gridato frasi come «non avete il diritto», «siamo in Francia», «lo conoscete il diritto all'immagine in Italia». C'è chi ha detto (in romanesco) ai cronisti «trovateve un altro mestiere» e «parlate delle vittime dello Stato». Anche l'avvocato Irène Terrel, legale di alcuni ex terroristi che ha rappresentato per anni anche Cesare Battisti, ha gridato «niente immagini, c'è il diritto all'immagini» e ha cercato di bloccare il passaggio a uno dei giornalisti. Anche una volta raggiunta la strada, una delle sostenitrici degli ex terroristi ha cercato di strappare il cellulare al nostro corrispondente. Nel tragitto che portava all'uscita dal tribunale, abbiamo posto delle domande a Roberta Cappelli ma non ha voluto rispondere. In particolare le abbiamo chiesto perché non aveva accettato l'estradizione e se risponderà prima o poi alla giustizia italiana. Abbiamo anche chiesto se aveva dei rimorsi per le vittime e - quando ci hanno chiesto se conoscevamo il diritto all'immagine - abbiamo domandato alla ex Br se conosceva i diritti delle vittime degli atti di terrorismo. Come detto; non abbiamo ottenuto alcuna risposta.

K.I.S.S. | Salto giù dall'aereo

Un volo breve, un dirottatore Naif e un mistero ancora irrisolto. Ecco la storia del terrorista a bordo di Northwest 305.

Zelensky a zonzo in Europa
per chiedere i nostri soldi
Volodomyr Zelensky e Kyriakos Mitsotakis (Ansa)

Prima è stato in Grecia, oggi va a Parigi e domani in Spagna: il presidente ucraino ha la faccia tosta di pretendere gas, fondi e aerei dopo che i suoi hanno sperperato svariati miliardi per farsi i water d’oro.

Non indossa il saio del pentimento anche se assomiglia sempre più a Fra Galdino impegnato in una questua perenne. È Volodymyr Zelensky che ieri è andato in Grecia, oggi sarà a Parigi e domani in Spagna a chiedere soldi, energia e armi. Come il frate cercatore del Manzoni dice: noi siam come il mare che riceve acqua da tutte le parti e la torna a distribuire ai fiumi. Solo che i suoi fiumi sono gli oligarchi e gli amici dello stesso Zelensky, che si sono spartiti tangenti miliardarie mentre gli ucraini continuano a morire di guerra e di freddo. Lo scandalo sulla corruzione – che l’Europa conosceva dal 2021 attraverso una denuncia della sua Corte dei conti, ma che Ursula von der Leyen ha scelto di ignorare – non si placa e il presidente ucraino, mentre va in giro a fare la questua, ha annunciato profonde modifiche negli assetti istituzionali a cominciare da un radicale cambiamento della e nella Commissione per l’energia e ai vertici delle aziende di Stato, che ha chiesto al governo di presentare con urgenza alla Verkovna Rada, il Parlamento.

Tassare l’astenuto? No, rispetto per chi vota
iStock

Una tassa su chi non vota. L’idea l’ha lanciata il direttore della Stampa, Andrea Malaguti, per arrestare il calo della partecipazione popolare alle elezioni, sintomo - a suo dire - del declino della democrazia.

L’articolo 48 della Costituzione dice che votare è un dovere civico, cioè una specie di impegno morale, ma non un obbligo. Per l’illustre collega, invece, si dovrebbe essere costretti a partecipare alle elezioni. «Si va», ha spiegato, «con la forza». Non mi è chiaro se Malaguti preveda l’intervento dei carabinieri o, visto che «chi non va alle urne fa un danno alla collettività», quello degli esattori del fisco, per monetizzare il diritto a non esercitare un diritto (di voto). Quali che siano le procedure che il collega intende adottare per risolvere i problemi della crisi della democrazia, segnalo che il fenomeno dell’astensionismo riguarda ogni Paese occidentale.

L’Italia dura solo un tempo. Altra disfatta con la Norvegia
Ansa
A San Siro gli azzurri chiudono in vantaggio i primi 45 minuti con Pio Esposito, ma crollano nella ripresa sotto i colpi di Haaland (doppietta), Nusa e Strand Larsen. Finisce 1-4: il peggior - e più preoccupante - biglietto da visita in vista dei playoff di marzo. Gattuso: «Chiedo scusa ai tifosi». Giovedì il sorteggio a Zurigo.
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