Il ministro dell’Interno tedesco detta la linea: «Ridurre la migrazione illegale è una priorità dell’Europa». E annuncia un vertice incentrato sui due pilastri della Meloni: rimpatri e lista unica dei Paesi sicuri. Calano gli sbarchi in Ue, ma è boom nel Mediterraneo.
Il ministro dell’Interno tedesco detta la linea: «Ridurre la migrazione illegale è una priorità dell’Europa». E annuncia un vertice incentrato sui due pilastri della Meloni: rimpatri e lista unica dei Paesi sicuri. Calano gli sbarchi in Ue, ma è boom nel Mediterraneo.«Ridurre la migrazione illegale è una priorità dell’Europa». A pronunciare la frase non è Giorgia Meloni ma qualcuno che la pensa come lei: il ministro dell’Interno tedesco Alexander Dobrindt, deciso a far sapere ai suoi concittadini che con il governo di Friedrich Merz il vento è cambiato a Berlino. E se il Bundestag parla, di solito Ursula von der Leyen esegue. Dopo le iniziative della premier italiana e dopo il discorso del primo ministro danese, la progressista Mette Frederiksen («il prezzo dell’immigrazione di massa viene pagato dalle classi più povere, quindi va fermata»), il punto esclamativo tedesco fa notizia. E fa dire ai conservatori d’Europa: c’è vita su Marte.La posizione della Germania è chiara. Superata la stagione caratterizzata dall’ondivago incedere socialdemocratico di Olaf Sholtz condizionato dalla Linke, ora Berlino accelera per imporre una maggiore severità nei confronti dei clandestini. Secondo Dobrindt, la Germania per troppo tempo ha bloccato soluzioni a livello europeo. «Voglio porre fine all’isolamento migratorio della Germania in Europa. È tempo che il nostro Paese sieda nel team delle soluzioni e non più nella cabina di regia dei freni», ha sottolineato al Bundestag suscitando l’allarme delle sinistre immigrazioniste. E ha allargato l’orizzonte fino a Bruxelles coinvolgendo i 27: «Il compito di ridurre l’ingresso illegale è un compito che dobbiamo affrontare tutti insieme in Europa».Poiché è difficile che un tedesco se ne esca con un pensiero forte senza tentare di tramutarlo in azione, Dobrindt ha annunciato un vertice a Garmisch il 18 luglio con i colleghi di Francia, Austria, Polonia, Repubblica Ceca, Danimarca e la Commissione Ue proprio sul tema delle migrazioni. «Come Paese nel cuore dell’Europa, la Germania deve essere anche al centro delle soluzioni europee». All’ombra della Zugspitze, sul tavolo ci saranno la direttiva rimpatri e la richiesta di una lista unica dei Paesi di origine sicuri. Rimpatri e lista unica sono anche i due pilastri del dossier di Giorgia Meloni, studiato e compulsato da mezza Europa con numerose convergenze. E senza chiedere il permesso ai giudici italiani e al presidente della Cei Matteo Zuppi.La strategia chiusurista costituisce una svolta. Berlino la adotta anche per provare ad arginare la crescita di Alternative für Deutschland, che sul diffuso malcontento rispetto ai clandestini fonda i propri successi elettorali e il suo radicamento nei länder. Dobrindt ha anche rassicurato sugli ultimi dati: «La svolta migratoria funziona. A giugno, le domande di asilo presentate per la prima volta in Germania sono scese sotto quota 7.000, segnando un calo del 60% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso». La parola d’ordine è «respingimenti ai confini», con la richiesta esplicita alla polizia federale di respingere «di norma» i richiedenti asilo già alla frontiera. Forse la sbornia immigrazionista sta passando ed è un bene, perché gli ultimi dati di Frontex (l’agenzia Ue di controllo delle frontiere) creano una nuova emergenza a Sud. Se è vero che negli ultimi sei mesi gli arrivi nell’Eurozona sono calati del 20% (75.900) è altrettanto vero che nel Mediterraneo centrale sono aumentati del 12% rispetto al 2024 con un numero significativo: oltre 29.000 migranti, con 760 vittime. Il fulcro del fenomeno torna ad essere l’Italia, dove si registra un aumento addirittura dell’80% rispetto all’anno scorso, con 20.800 richiedenti asilo in arrivo soprattutto dalla Libia, che si conferma il principale paese di partenza. Frenare il flusso diventa un imperativo dell’intero continente proprio mentre il governo Meloni è sotto attacco delle opposizioni per la gestione del caso Almasri. I numeri in crescita dimostrano che la bomba migranti è sempre innescata e che la ragion di Stato è molto più importante del dibattito tardo-liceale improntato da Elly Schlein e Matteo Renzi. Secondo Frontex, quella del Mediterraneo centrale rimane la rotta migratoria più trafficata e rappresenta il 39% degli arrivi irregolari. Invece si registrano forti cali sulle rotte dei Balcani occidentali (-53%), delle frontiere terrestri orientali (-50%) e dell’Africa occidentale (-41%). Qui i paesi dell’area (soprattutto Nigeria, Niger, Mali, Costa d’Avorio, Burkina Faso) collaborano con l’Europa per affrontare alla fonte i problemi. Le nazionalità più frequentemente segnalate nella traversata del Mediterraneo centrale sono bengalese, egiziana e afghana.Anche la pressione sulla Grecia (corridoio Libia-Creta) è enorme. E Atene, entrando in sintonia con le nuove sensibilità di Bruxelles, ha deciso che a partire da settembre sospenderà per tre mesi l’esame delle domande di asilo. Sempre Frontex fa sapere che la rotta della Manica è tornata ad essere un fattore: i tentativi di attraversamento del canale verso la Gran Bretagna sono aumentati del 23% (33.200) tra gennaio e giugno. Qui il massiccio uso dei taxi-boat riesce a eludere i controlli. Anche gli scafisti hanno visto il film Dunkirk.
(IStock)
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