2021-04-08
La Cartabia all’ultima spiaggia per l’ex br
Marta Cartabia (Getty Images)
Oggi l'incontro tra il Guardasigilli e il collega francese: a mezzanotte scadono i termini per l'estradizione di Luigi Bergamin. Resterà in libertà pure un suo altro compagno d'armi se, entro un mese, non saranno attivate le procedure per l'arresto.Fino alla mezzanotte di oggi, il ministro della Giustizia Marta Cartabia potrà agire per evitare che la scure della prescrizione cada sull'estradizione dalla Francia dell'ex terrorista rosso Luigi Bergamin. Oltre questa scadenza, sarà troppo tardi per ottenere giustizia. L'ex membro dei Proletari armati per il comunismo, potrà continuare a vivere indisturbato in Francia, perché l'esecuzione della pena sarà estinta.Come scritto dalla Verità, oggi il nostro ministro della Giustizia vedrà via web, il suo omologo transalpino Eric Dupont-Moretti. I due potrebbero parlare anche della questione dell'estradizione dei latitanti degli anni di piombo residenti in Francia. Ma non è detto. Il nostro quotidiano ha cercato di capire perché la titolare di Via Arenula non abbia agito presso il governo francese, per evitare che un condannato per fatti di terrorismo dai tribunali italiani rimanesse in libertà. Certo, Marta Cartabia è diventata ministro solo il 13 febbraio scorso. Ma essendo un ex presidente della Corte costituzionale, non si può dubitare della sua conoscenza del diritto. E poi dell'incontro tra i due Guardasigilli si parlava già da tempo. Inizialmente, la data del vertice avrebbe dovuto essere quella del 1° aprile, poi il tutto è stato rimandato a oggi. Ma la giornata odierna ha un significato particolare visto che, tra poche ore, la condanna contro Bergamin potrebbe svanire come una bolla di sapone.Eppure - secondo quanto appreso dalla nostra testata - ai tempi in cui in Via Arenula c'era Alfonso Bonafede, il ministero italiano aveva nominato un legale francese per rappresentare l'Italia nel dossier delle estradizioni. Secondo quanto risulta alla Verità, si tratterebbe dell'avvocato specializzato in diritto penale internazionale William Julié. Sarebbe stato questo legale a riattivare le domande di estradizione dopo l'accelerazione registrata, all'inizio del 2019, in seguito all'arresto di Cesare Battisti. Dopo questa fase - al di qua e al di là delle Alpi - sembra essere venuto meno l'interesse politico ad assicurare alla giustizia gli ex terroristi. A questo punto quali ricorsi potrebbe intentare l'Italia? È possibile fare solo delle ipotesi. Servirebbero procedure per le quali è necessario del tempo, che proprio non c'è. Ammettendo anche un'accelerazione della procedura, fino alla mezzanotte di oggi il ministero della Giustizia francese potrebbe attivarsi, sempre su sollecitazione del suo equivalente di Roma. In alternativa, il ministero italiano potrebbe «costringere» il proprio equivalente transalpino a disporre l'estradizione. Questo attraverso un ricorso urgente al tribunale amministrativo francese.E da domani cosa succede? L'Italia potrebbe ancora avere qualche chance di ottenere la riconsegna del latitante? Per l'avvocato Ciro Perrelli - penalista operante in Italia e in Francia esperto in mandati d'arresto europei - «se la Francia non procedesse alla consegna, si estinguerebbe la pena per decorso dei termini, come prevede l'articolo 172 del codice penale. L'Italia potrebbe ricorrere alla Corte di giustizia europea». «Quest'ultima», continua l'avvocato italo-francese «dovrebbe accertare se la scelta transalpina abbia violato gli articoli 18 e 18 bis della legge 69/2005, relativi alle condizioni di rifiuto di consegna di un condannato tra uno Stato e un altro». In alternativa, la Corte, investita dall'Italia, dovrebbe appurare «se la Francia abbia motivato la mancata consegna, adducendo violazione delle disposizioni ex legge 69/2005, oppure in violazione di quanto disposto dalla Convenzione dei diritti dell'uomo di Strasburgo». «Ad ogni buon conto», conclude l'avvocato Perrelli «qualora la Francia non giustifichi ad probationem la mancata consegna, sarà sicuramente sanzionata. Ma ciò, non comporterebbe affatto una rimessione in termini per l'esecuzione della pena, che resta estinta come espressamente disposto dall'articolo 172 del codice penale, per decorso del tempo».Appare chiaro che la vicenda degli ex terroristi degli anni di piombo rifugiati da decenni in Francia, grazie alla «Dottrina Mitterand», abbia assunto ormai una dimensione politica. Quando, nel febbraio 2019, l'allora vice premier e attuale ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, si era recato in Francia per incontrare alcuni Gilet gialli, Emmanuel Macron aveva richiamato l'ambasciatore francese a Roma. In questo caso invece, si fa come se nulla fosse. Quasi a dire che la legge e la giustizia italiana valgano meno di quella francesi. Tra poco più di un mese, il 10 maggio, per il dossier dell'ex Pac Maurizio Di Marzio potremmo assistere ad una situazione simile a quella di Bergamin. Giusto il giorno prima, il 9 maggio, si celebrerà la Giornata della memoria per le vittime del terrorismo. In quella data, nel 1978, venne ucciso Aldo Moro. Forse quest'anno l'anniversario verrà ricordato con un impunito in più.
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