2025-07-11
Von der Leyen salva: sfiducia bocciata. Il voto divide la destra e l’asse Pd-M5s
Ursula von der Leyen (Ansa)
Maggioranza spaccata: Fdi fuori dall’Aula, Fi contro la mozione, Lega a favore. Per la cacciata pure i 5 stelle, in rotta con i dem. Che si scindono anche sulla tedesca: 14 l’hanno sostenuta, gli altri si sono dati assenti.«Bipolarismo nel caos e revival gialloverde»: se Carlo Calenda non avesse scelto (ahilui) la carriera politica, avrebbe avuto un futuro come giornalista. Il titolo che Calenda ha infatti offerto su X a commento del voto al Parlamento europeo sulla mozione di censura (bocciata ieri con 175 voti a favore, 360 contrari e 18 astenuti, oltre ai 167 gli eurodeputati che sono rimasti fuori dall’aula) nei confronti di Ursula von der Leyen non fa una piega. Il centrodestra italiano si è spaccato in tre, con gli eurodeputati di Fdi fuori dall’Aula, quelli della Lega a favore della mozione di censura, quelli di Fi contrari. Dall’altro lato del campo, identica spaccatura: Pd contro la censura (ma con le consuete eccezioni), M5s a favore, Verdi e sinistra (Mimmo Lucano e Ilaria Salis) astenuti. Ognuno per conto suo, quindi, sia nel centrodestra che nel centrosinistra, ma i titoli drammatici che leggerete oggi su qualche giornale non hanno alcuna aderenza con la realtà dei fatti: le due coalizioni che si fronteggiano in Italia hanno da sempre al loro interno posizioni diverse nei confronti di Ursula von der Leyen, riconfermata alla guida della Commissione solo e soltanto a causa del perpetuarsi della guerra in Ucraina, e sostenuta con convinzione solo e soltanto da una metà del suo partito, il Ppe, del quale fa parte Forza Italia. Per il resto, anche all’interno dei Popolari europei Ursula viene più che altro tollerata, mentre i Socialisti e la sinistra la accusano di guardare troppo e destra, e i Conservatori e i Patrioti di essere rimasta troppo legata alla sinistra. Resta lì per inerzia, la Von der Leyen, figura ormai sbiadita, legata in realtà né alla destra né alla sinistra ma solo alla propria poltrona, e c’è da prevedere che i prossimi quattro anni saranno un estenuante calvario politico per lei e il suo esecutivo. L’astensione di Fratelli d’Italia è quello che giuridicamente si direbbe un atto dovuto, considerato che Raffaele Fitto fa parte della Commissione, che sarebbe caduta insieme alla von der Nienten, e che Giorgia Meloni ha un rapporto positivo con la tedesca. Votare contro insieme al Ppe avrebbe comportato un danno elettorale in Italia e spaccato Ecr, visto che la mozione era stata presentata da un eurodeputato rumeno, Gheorghe Piperea, dello stesso gruppo di Fdi. È il capodelegazione di Fratelli d’Italia al parlamento europeo, Carlo Fidanza, a spiegare l’astensione: «Purtroppo», dice Fidanza alla Verità, sfoderando il consueto pragmatismo, «la mozione era velleitaria, non avrebbe mai raggiunto i numeri necessari e alla fine è servita solo a consentire alla sinistra di ricattare Ursula, proprio mentre noi dobbiamo dare forza a Fitto. Archiviata questa parentesi, il nostro obiettivo rimane costruire sui provvedimenti più importanti, green e immigrazione su tutti, maggioranze alternative alla sinistra con Popolari e Patrioti. In questi giorni», aggiunge Fidanza, «mentre si discuteva della mozione, lo abbiamo fatto altre tre volte: sui nuovi target climatici al 2040, sulle norme sulla deforestazione e persino sulla condanna dei crimini del comunismo slavo. Andiamo avanti così». Fidanza, evidenziando l’emergere di questa maggioranza di centrodestra, maramaldeggia sui Socialisti, che dopo i tanti proclami anti-Ursula alla fine si sono accucciati e hanno votato contro la censura. Appena due settimane fa Elly Schlein, da Bruxelles, in occasione di un incontro con gli altri leader o presunti tali della sinistra europea, aveva tuonato: «I nostri voti non sono garantiti e vi assicuro che i nostri voti contano. Il nostro gruppo in questo momento», aveva sottolineato la Schlein, «è fortemente critico nei confronti di questa Commissione». Ma il Pd non poteva certo votare una mozione presentata dalla destra, direte voi. Giusto, ma c’è un piccolo particolare: il M5s, alleato strategico dei dem, non ha avuto invece nessun problema a votare la mozione, rinverdendo gli antichi fasti del governo gialloverde, esperienza che ha lasciato il segno e che ogni tanto rifà capolino. «La Lega», sottolinea alla Verità il senatore leghista Claudio Borghi, «ha votato per la sfiducia alla Von der Leyen coerentemente con quanto abbiamo sempre fatto. Chi è responsabile della gestione disastrosa della Ue non può presentarsi come quella che risolverà i danni causati da lei stessa, dal disastro green agli acquisti dei vaccini via sms segreti. Mi pare sia stata un’occasione persa da parte di molti partiti italiani, e mi rivolgo anche agli alleati, per far sentire la nostra voce contro queste politiche scellerate tali per cui le fabbriche per la Ue possono anche chiudere a meno che non producano armi». Spaccato il centrodestra, spaccato il centrosinistra, superspaccato il Pd, all’interno del quale si sono registrate posizioni diverse: 14 eurodeputati hanno votato contro la censura, 6 erano assenti (Cecilia Strada, Marco Tarquinio e Alessandro Zan per motivi politici, quindi in dissenso col gruppo, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini e Matteo Ricci per concomitanti impegni, Brando Benifei ha lamentato il malfunzionamento della scheda di voto. Un partito, cento correnti, mille idee diverse: nulla di nuovo sotto il sole del Nazareno.
Andrea Sempio e Luciano Garofano (Ansa)
(Totaleu)
«Indichiamo alla Ue la rotta da seguire». Lo ha dichiarato alla stampa il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso dalla Commissione Europea di Bruxelles, in occasione dell'incontro con alcuni commissari Ue.