2021-04-09
L’ex br resta libero, ma per la Cartabia il summit coi francesi è stato un successo
Scaduti i termini per l'arresto, Luigi Bergamin non tornerà in Italia. Sarebbe bastato un ricorso al giudice per sbloccare il dossier.Un altro ex terrorista degli anni di piombo, Luigi Bergamin, è libero dalla mezzanotte di ieri, perché la Francia non ha concesso la sua estradizione verso l'Italia. Marta Cartabia non è riuscita a riportare sotto la competenza della giustizia italiana - della quale è ministro - l'ex ideologo dei Pac, i Proletari armati per il comunismo. A questo fallimento della giustizia si è giunti a causa dell'inazione francese ma anche per colpa dello scarso interesse, mostrato dall'Italia dopo la fine del governo Conte I, sul dossier delle estradizioni. Bergamin, avrebbe dovuto scontare 17 anni e 11 mesi in relazione all'omicidio di Lino Sabbadin, macellaio di Mestre, ucciso dai Pac il 16 febbraio 1979. A dare la morte al commerciante quarantaseienne padre di tre figli, fu un commando composto da Cesare Battisti e Diego Giacomin.Dell'estradizione degli ex terroristi rossi, tuttora rifugiati in Francia, si è parlato ieri ad un incontro - svoltosi in videoconferenza - tra il Guardasigilli italiano e il suo omologo francese Eric Dupont-Moretti. La conferma è arrivata da un comunicato stampa congiunto, secondo il quale i due titolari della Giustizia hanno parlato dell'«eccezionale cooperazione bilaterale italo-francese in materia penale, sostenuta dalle magistrate di collegamento a Parigi e Roma». Inoltre i ministri, «hanno accolto con favore i recenti progressi della legge italiana in materia di mandati d'arresto europei e i numerosi successi operativi resi possibili grazie alle squadre investigative comuni». Dal canto suo, Marta Cartabia ha «ricordato la massima attenzione e la pressante richiesta delle autorità italiane affinché gli autori degli attentati delle Brigate rosse possano essere assicurati alla giustizia». Alla fine del vertice, l'ex presidente della Corte costituzionale «si è detta soddisfatta dello scambio di vedute con il collega francese».Non è chiaro quale sia il motivo di soddisfazione di Marta Cartabia. Forse questo va cercato in uno degli altri argomenti trattati nell'incontro: beni confiscati alle mafie, minori non accompagnati, brevetti, tematiche europee. Tuttavia, a meno di 24 ore dalla fine di ogni possibilità di estradare in Italia un ex terrorista, di motivi per lasciare «soddisfatta» la titolare della giustizia della Repubblica non sembra che ne fossero molti.Il vertice tra Dupont-Moretti e Cartabia si è quindi concluso con un nulla di fatto. Eppure - come aveva ipotizzato nell'edizione di ieri il nostro giornale - davanti all'inazione del ministro della Giustizia francese, quello italiano avrebbe potuto «costringerlo» a disporre l'estradizione. Questo grazie ad un ricorso urgente al tribunale amministrativo transalpino, presentato entro le 24:00 di ieri.Ma perché la Francia non ha sbloccato le estradizioni e, in particolare, quella di Bergamin? Secondo una fonte contattata dalla Verità, il ministro francese avrebbe informato il suo omologo di aver fatto tutto quanto in suo potere per risolvere la questione. Ma questa sarebbe passata ad altre istituzioni d'Oltralpe. Va detto che in Francia, il governo funziona diversamente rispetto al nostro Paese. Ad esempio, l'articolo 9 della Costituzione transalpina stabilisce che «il presidente della Repubblica presiede il Consiglio dei ministri». È normale quindi che l'inquilino dell'Eliseo sia al corrente delle attività dei ministri. Forse è anche per tale ragione che - sempre secondo la nostra fonte - il ministro della Giustizia italiano avrebbe manifestato l'intenzione di informare il presidente del Consiglio dei ministri. Come capo di governo, Mario Draghi avrebbe forse potuto parlare da pari con Emmanuel Macron. Per verificare l'informazione, la nostra testata ha contattato Via Arenula e Palazzo Chigi ma, quando questa edizione andava in stampa, solo il ministero della Giustizia ci ha fatto sapere che entrambi i ministri hanno ricordato come la questione chiami in causa anche un livello politico superiore. Alla fine del pomeriggio di ieri, il capo del governo ha tenuto una conferenza stampa, durante la quale non si è parlato del tema delle estradizioni dalla Francia.Certo è che dopo questo incontro italo-francese, resta molta amarezza. Al di là di quello che si pensi del governo e del presidente francese, spiace constatare che un Paese vicino, che si definisce europeista e amico dell'Italia, non abbia voluto collaborare in un ambito così importante. Fino alla mezzanotte di ieri, sarebbe bastato poco più di un atto amministrativo per mantenere accesa la fiamma delle giustizia. Sarebbe comunque rimasto dello spazio per fare valutazioni politiche da parte delle autorità d'Oltralpe. Ora invece, l'Italia potrà al massimo aspirare ad ottenere una condanna e dei risarcimenti dalla Francia, dopo un passaggio alla Corte di giustizia europea. Ma i parenti e le vittime di chi è morto o è stato ferito negli anni di piombo, non otterrà mai giustizia. Alle ore 24:00 del 10 maggio scatterà la prescrizione anche sul dossier dell'ex brigatista rosso Maurizio Di Marzio poi, poco a poco, sarà la volta di: Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Enzo Calvitti, Giorgio Pietrostefani, Narciso Manenti, Sergio Tornaghi e Raffaele Ventura. Tutti ex terroristi «rifugiati» in Francia.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)