2021-04-17
Sprecato un anno sull’ex br in fuga. «L’Italia non ha voluto fare ricorso»
Il penalista Ciro Perrelli: era possibile portare il caso Luigi Bergamin al Consiglio di Stato franceseIl capitolo delle mancate estradizioni dalla Francia degli ex terroristi rossi, resta una ferita aperta. Soprattutto dopo che - l'8 aprile scorso - si sono estinte le pene per Luigi Bergamin, ex membro dei Pac, Proletari armati per il comunismo, e compagno di lotta di Cesare Battisti. Come ha spiegato per settimane La Verità, l'Italia avrebbe potuto agire fino all'ultimo momento per ottenere la consegna del condannato. Proprio l'8 aprile, il ministro della Giustizia Marta Cartabia ha avuto un vertice, via web, con il suo omologo francese Eric Dupont-Moretti. Ma a parte far presente l'importanza di cosa rappresenti per l'Italia la cattura degli ex terroristi rossi, l'ex presidente della Corte costituzionale è rimasta inattiva. Nel 2019 dopo la cattura di Battisti, l'ex inquilino di via Arenula, Alfonso Bonafede, aveva disposto la nomina di un avvocato francese, incaricandolo di rappresentare gli interessi italiani presso la giustizia d'Oltralpe. La Verità ha contattato questo legale - il penalista William Julié - per cercare di comprendere meglio le scelte fatte Roma sul tema di estradizioni dalla Francia. Secondo Julié, il ministero della Giustizia italiano ha considerato «necessario che un avvocato potesse far sentire la voce delle autorità e del popolo italiano, nel Paese a cui è rivolta la domanda di estradizione. Questo soprattutto per spiegare l'importanza dei dossier di estradizione e il contesto nel quale sono stati commessi i reati all'origine delle condanne». Concretamente, la possibilità di nominare un avvocato in Francia «è previsto dall'articolo 696-16 del Codice penale» transalpino. Abbiamo anche chiesto all'avvocato francese di via Arenula, perché Parigi segua ancora la «dottrina Mitterand». Secondo lui «non è più applicata da tempo» visto che «il Consiglio di Stato francese, nella sua decisione del 18 marzo 2005, aveva respinto il ricorso dei legali di Cesare Battisti che chiedevano di annullare la sua estradizione verso l'Italia». Ma allora, se anche il Consiglio di Stato ha dato ragione all'Italia nel 2005, proprio nella vicenda dell'ex Pac, perché i governi degli ultimi anni di Roma non hanno potuto o voluto fare di più? Oltre ai ricorsi amministrativi dell'ultimo minuto, il nostro governo avrebbe potuto avviare anche altre azioni, anche perché l'Italia ha presentato delle nuove richieste scritte il 29 gennaio 2020. Tale data era citata in una lettera - vista dalla Verità - inviata dal ministero italiano a quello francese, l'11 marzo scorso. «Di fronte ad una richiesta scritta, ad substantiam - spiega il penalista Ciro Perrelli operante in Italia e in Francia - Parigi aveva l'obbligo di rispondere nello stesso modo. Dato che non lo ha fatto l'Italia poteva adire il Consiglio di Stato francese, anche alla luce di quanto disposto dall'organo di giustizia amministrativa il 15 ottobre 1993 numero 142578. In sintesi, in quell'occasione il governo britannico aveva chiesto l'estradizione di un cittadino alla Francia, e quest'ultima si era rifiutata. Londra, pertanto, adiva il Consiglio di Stato per impugnare la decisione del guardasigilli francese e domandare la riconsegna del cittadino». Il ricorso fu vincente. L'Italia si è dunque preclusa la possibilità di portare in ambito giudiziario una decisione politica. Per l'avvocato Julié, l'atteggiamento francese è cambiato, in particolare dopo l'incontro tra i due guardasigilli dato che «il ministero della giustizia francese ha compreso e ricevuto pienamente il messaggio che è arrivato da Roma». Sembrerebbe dunque che per le estradizioni degli altri ex terroristi tuttora latitanti in Francia, la strada sia in discesa. «Le autorità italiane non hanno dubbi sul fatto che quelle francesi considereranno ora questi casi come una questione di priorità giudiziaria e faranno ciò che è necessario per garantire una perfetto cooperazione tra i nostri due Paesi». Per ora, non è noto quali saranno le mosse di Marta Cartabia e del governo di Mario Draghi. Quel che è certo è che il 10 maggio prossimo scatterà la prescrizione per l'ex br Maurizio Di Marzio poi, sarà la volta di: Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Enzo Calvitti, Giorgio Pietrostefani, Narciso Manenti, Sergio Tornaghi e Raffaele Ventura.
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