2021-03-17
Lamorgese e Cartabia in Francia. Torna il dossier sugli ex br latitanti
Luciana Lamorgese e Marta Cartabia (Ansa)
Il governo Draghi mette in agenda le estradizioni dei terroristi rifugiati a Parigi, ma condannati in Italia. Le procedure per il rimpatrio sono ferme dal 2019 malgrado la ratifica della convenzione tra i due Paesi.Parigi ospiterà ben presto le visite ufficiali di alcuni ministri di primo piano del nuovo governo presieduto da Mario Draghi. Prima dell'estate, inoltre, potrebbe arrivare nella capitale francese anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Quest'ultimo doveva venire in visita di Stato già lo scorso ottobre, ma il secondo lockdown francese ha costretto a rimandare l'evento. Quest'oggi, intanto, è atteso il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese. Il primo aprile - secondo quanto risulta alla Verità - sarà la volta del ministro della Giustizia, Marta Cartabia. L'arrivo a Parigi dell'ex presidente della Corte Costituzionale e, soprattutto, del capo dello Stato italiano, potrebbero rappresentare un'occasione per discutere con gli omologhi francesi di varie questioni. Una delle più spinose è quella relativa all'estradizione degli ex membri dei gruppi terroristi rossi, condannati in Italia negli ultimi 40 anni e rifugiati in Francia, grazie ad un'interpretazione estensiva della cosiddetta «dottrina Mitterand».La vicenda si trascina da decenni e ha subito delle frenate e delle accelerazioni. Va ricordata, ad esempio, la vicenda dell'ex brigatista rossa Marina Petrella, condannata all'ergastolo, la cui estradizione è stata bloccata nel 2008. In quell'occasione, il presidente francese Nicolas Sarkozy decise di concedere l'asilo alla donna per «ragioni umanitarie», dato che era gravemente malata. Ma oltre alla ex Br, in Francia vivono ancora numerosi ex terroristi degli anni di piombo. Come ricordava nel febbraio di due anni fa il settimanale Journal Du Dimanche, dall'altra parte delle Alpi risiederebbero: Giovanni Alimonti, condannato a 22 anni al processo Moro ter; Luigi Bergamin; Roberta Cappelli, Enzo Calvitti, Maurizio Di Marzio. A completare il quadro, ci sarebbero: Giorgio Pietrostefani - condannato a 22 anni per l'omicidio del commissario Luigi Calabresi - Narciso Manenti - sul quale pende un ergastolo per l'omicidio del carabiniere Giuseppe Gurrieri, avvenuto nel 1979 a Bergamo - Sergio Tornaghi, Raffaele Ventura.Poco dopo l'arresto in Colombia e l'estradizione in Italia di Cesare Battisti, l'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini aveva ricordato in una conferenza stampa che la Francia avrebbe dovuto «mantenere gli impegni presi» e che era pronto a «riportare in galera in Italia i 15 terroristi che da anni bevono champagne». In un'altra dichiarazione, il capo della Lega aveva parlato invece di 14 latitanti. Questo numero era stato definito «possibile» da Nicole Belloubet - ministro della Giustizia francese a inizio 2019 - ai microfoni della radio France Inter. La guardasigilli d'Oltralpe aveva però precisato di non avere ricevuto richieste di estradizione, ma aveva garantito di rivolgere la massima attenzione ad ognuna di esse e «una discussione» con l'Italia. Il 13 febbraio 2019, una delegazione di magistrati italiani arrivò a Parigi per discutere con i propri omologhi francesi dell'estradizione degli ex terroristi rossi. Il 18 febbraio invece, l'allora ministro degli Affari europei Nathalie Loiseau aveva dichiarato a Le Monde che non c'era «alcuna ragione per opporsi all'estradizione dei terroristi reclamati dall'Italia». Come riportava Avvenire nel febbraio 2019, i ministeri italiani della Giustizia e dell'Interno avevano preparato un fascicolo contenente «una quindicina di nomi». Dopo quell'episodio però, la questione sembra essere stata dimenticata Oltralpe.Anche in Italia però, dopo la fine del governo gialloverde, l'attenzione riservata al dossier estradizioni è calata in maniera vertiginosa. L'ultima misura adottata da Roma per rimuovere gli ostacoli al rimpatrio di condannati per terrorismo, risale all'estate 2019. Proprio quando la coalizione Lega-Movimento 5 Stelle stava andando in pezzi. Il 7 agosto 2019, l'Italia ha comunicato al segretario generale del consiglio dell'Unione Europea, l'avvenuta ratifica della Convenzione per l'estradizione tra gli Stati membri dell'Ue. L'entrata in vigore di questo accordo ha rimosso un ostacolo che per anni ha impedito l'accettazione da parte di Parigi delle domande di estradizione provenienti da Roma. In effetti l'articolo 8 della Convenzione stabilisce che «l'estradizione non può essere rifiutata per il motivo che secondo la legge dello Stato membro richiesto l'azione penale o la pena sono prescritte». Contrariamente a quanto avviene in Italia, dove sono è previsto anche l'ergastolo incomprimibile, in Francia la prescrizione scatta dopo 30 anni anche per i reati di omicidio. Quindi, l'estensione anche all'Italia della Convenzione avrebbe dovuto sbloccare gli ultimi freni ancora esistenti tra i due Paesi, che impedivano l'estradizione degli ex brigatisti verso lo Stivale. Eppure, circa anno e mezzo dopo la ratifica, tutta la vicenda sembra rimanere congelata. Il ministero della Giustizia francese - guidato attualmente dall'avvocato penalista Eric Dupont-Moretti - contattato via email dalla Verità non ha, per ora, fornito informazioni su eventuali passi in avanti sulla vicenda. Il problema è che, con il passare del tempo e senza una reale volontà politica, il rischio di veder finire sotto la scure della prescrizione le richieste di estradizione aumenta.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)