2021-05-25
I pasticci tedeschi ci fanno saltare una banca
Ifis e il fondo di tutela rilevano Aigis, finita a gambe all'aria dopo il collasso di Greensill, l'istituto di Brema insolvente a causa di uno scandalo finanziario. La «bad bank» rimasta fuori dal salvataggio e commissariata pesa sulle nostre casse per 30 milioni.Gli effetti nefasti di uno dei più recenti scandali finanziari tedeschi stanno arrivando anche in Italia. Ieri Banca Ifis ha reso noto di aver condiviso con il Fondo interbancario di tutela dei depositi i termini e le condizioni per salvaguardare i depositanti di Aigis banca, posta in liquidazione coatta amministrativa dal ministero dell'Economia e delle Finanze.Aigis banca, infatti, è finita a gambe all'aria in seguito all'esposizione che quest'ultima aveva su Greensill bank Ag, banca tedesca dichiarata insolvente nel marzo 2021, secondo recente grande crack tedesco dopo quello di Wirecard.«L'intervento di Banca Ifis», spiega Frederik Geertman, amministratore delegato del gruppo con sede a Venezia, «permette di evitare le gravi conseguenze sociali ed economiche determinate dalla situazione che si è creata in Aigis banca, in conseguenza dell'esposizione di quest'ultima verso Greensill bank Ag, da marzo 2021 in procedura di insolvenza. L'intervento di Banca Ifis avverrà tutelando i risparmi dei clienti retail, garantendo la continuità dei finanziamenti alle imprese e salvaguardando l'occupazione delle persone che ci lavorano. Aigis banca è focalizzata sul credito alle piccole e medie imprese ed effettua raccolta attraverso conti correnti remunerati e conti deposito. La similitudine con le attività di Banca Ifis ci consentirà di gestire in maniera efficace il processo di integrazione».In parole povere, con una operazione simile a quella che il gruppo Intesa ha realizzato con Veneto banca e Popolare di Vicenza, Banca Ifis ha rilevato la «good bank» di Aigis banca garantendo a dipendenti e correntisti la normale operatività.Il problema è capire cosa succederà alla «bad bank», la cui esposizione in Italia, secondo quanto risulta alla Verità, si aggira intorno ai 30 milioni di euro. Il boccone amaro finirà dunque, con buona probabilità, per essere svenduto dallo Stato. Il perimetro oggetto di acquisizione da parte di Banca Ifis spiega infatti una nota, riguarda prevalentemente i crediti alle piccole e medie imprese per finanziamenti di medio lungo termine assistiti da garanzia Mediocredito Centrale e factoring (298 milioni di euro), titoli di Stato e di Cassa depositi e prestiti (135 milioni di euro), i depositi, inclusi quelli della clientela retail (440 milioni di euro), nonché il relativo personale presente sulle sedi di Milano, Roma e Bari. Sono esclusi dal perimetro di acquisizione: i titoli collegati a Greensill Bank Ag in insolvenza, le attività fiscali, il prestito obbligazionario subordinato emesso da Aigis banca, nonché alcuni altri rapporti giuridici considerati non funzionali all'operazione. Come spiega Banca Ifis, il prezzo corrisposto dall'istituto, a titolo simbolico, è pari a un euro, insieme all'intervento del Fondo interbancario di tutela depositi, che ha sborsato 48,8 milioni di euro. L'operazione, ribadisce l'istituto, non ha alcun impatto sull'indice di solidità patrimoniale della banca (Cet1) e sul conto economico del gruppo.Come sono legate, dunque, Aigis banca e Greensill bank? Tutto inizia in Australia, dove nel 2011 viene fondata Greensill capital, società che porta il nome del fondatore Lex Greensill. L'attività della società è quella della gestione dei crediti delle imprese. In pratica, un'impresa cede il suo credito a Greensill Capital. L'azienda in questione è contenta perché vede subito i soldi che gli spettano, Greensill, una volta acquisiti i crediti procede a ricollocarli presso fondi d'investimento esterni, oppure li trattiene creando prodotti finanziari a suo nome. I margini dell'azienda stanno proprio qui: pagare un credito a prezzo di saldo per poi impacchettarli e inserirli nei fondi.Si tratta di un procedimento redditizio ma rischioso. Se i fondi smettono di accettare i crediti rilevati da Greesill, il castello di carte crolla. È esattamente quello che è successo. A marzo Credit Suisse chiude la collaborazione con la società perché troppo rischiosa. Il colosso elvetico, quindi, mette in liquidazione il fondo da 10 miliardi e blocca tutte le sue operazioni. Nello stesso mese, sempre a marzo, la Bafin, l'ente di controllo tedesco, toglie la licenza bancaria alla controllata tedesca Greensill bank, società che aveva in pancia i crediti di molte società con cui era in contatto l'italiana Aigis banca. Con un effetto domino, dunque, tutto implode in un battito d'ali e il problema si diffonde a macchia d'olio in mezza Europa.In Inghilterra Greensill gestisce i crediti anche della Gfg Alliance, guidata dal magnate indiano Sanjeev Gupta, che possiede 13 acciaierie solo nel Regno Unito per un totale di 5.000 persone. Senza il pagamento dei crediti da parte di Greensill il colosso dell'acciaio rischia l'insolvenza. Si tratta, di fatto, di un crac nel crac. La controllata italiana di Gfg, la Liberty Magona di Piombino che aveva ricevuto via libera per un finanziamento da 86 milioni di euro si trova a bocca asciutta e con lei tutti i dipendenti italiani. Ora resta da capire se ci sono altre società in Italia che hanno subito un danno rilevante dal crac Greensill, come avvenuto per Aigis banca. La Verità ha contattato la Banca d'Italia che ha risposto di non «poter dare altre informazioni oltre a quelle già diffuse». La speranza è che non arrivino altre brutte notizie.
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