2024-10-16
I tagli minacciati da Tavares ci sono già. Nell’indotto ballano più di 3.000 posti
A Torino, Melfi e Cassino la crisi della componentistica. Stellantis si è aggravata. L’ad insiste: «Servono sussidi come in Francia».A Melfi, in Basilicata, ci sono circa 110 lavoratori della Brose, una multinazionale tedesca che produce tra le altre cose sistemi meccatronici per porte e sedili, ed elettronica per sterzo, freni e cambio, alle prese con i contratti di solidarietà. A Cassino, nel Lazio, altre 110 persone impegnate in due diverse aziende (Tiberina e Ma) versano nella stessa condizione: cds. Realizzano lamierati per auto e anche loro operano in regime quasi di monocommittenza per Stellantis. Quindi tocca alla Denso. A San Salvo (provincia di Chieti in Abruzzo), dove i giapponesi vantano uno dei siti italiani specializzati in motorini di avviamento e alternatori. Qui circa 800 addetti usufruiscono degli ammortizzatori sociali. E nel resto del Paese la situazione non è certo migliore. Gli ammortizzatori del resto la fanno da padrone anche nelle diverse piccole e medie imprese del Torinese. In Piemonte spicca la situazione della Lear (sedili) con i circa 400 dipendenti di Grugliasco che sono alle prese con la chiusura della sito. Ed è tornata a far un massiccio ricorso di ammortizzatori pure la Marelli: sono mille gli impiegati della ex Fiat che subiscono una decurtazione del salario. Così come tocca la solidarietà ad altri 1.124 del sito locale della Denso, la multinazionale di cui prima. L’elenco è lungo. Comprende anche la cds di 300 persone legate alla Primotecs, mozzi per ruote, e lo stabilimento di Collegno della TE Connectivity, multinazionale svizzero-americana specializzata nei connettori, oltre ad altre decine di piccole e medie imprese che operano vicino ai principali siti Stellantis e che sono legate mani e piedi alle sorti del colosso franco-italiano che nel 2024 ha prodotto in Italia il 30% di auto in meno e sta trascinando nel baratro tutto il suo indotto. Ecco, quando l’amministratore delegato Carlos Tavares minaccia chiusure e taglio dei posti di lavoro in Italia, bisognerebbe fargli leggere questi numeri. Perché evidentemente i tagli ci sono già. «La crisi di Stellantis è gravissima», commenta con la Veritàil coordinatore nazionale automotive per la Fim Cisl Stefano Boschini, «ma quella dell’indotto è addirittura peggio». Anche perché i più di 3.000 addetti della componentistica, coinvolti tra chiusure ed ammortizzatori, nella crisi della multinazionale dell’automotive non sono che la punta di un iceberg in continua crescita. Impossibile avere numeri ufficiali, ma il fenomeno del collasso dell’indotto è in piena fase espansiva. «L’inasprimento di questa situazione», evidenzia il responsabile dei settori auto e elettrodomestici della Uil Gianluca Ficco, è violentissima. Le regole europee sull’elettrico impongono infatti un brusco aumento dei costi per le Case automobilistiche che spesso e volentieri scaricano questi extracosti sui fornitori». Un circolo vizioso dal quale è complicato uscire. E del resto Tavares non dà minimi cenni di ripensamenti. Anzi. Ieri, in occasione del Salone di Parigi, è arrivato a fare il paragone con il governo francese. «I nostri clienti stanno dicendo forte e chiaro che i prezzi delle auto elettriche sono troppo cari», ha ricordato per l’ennesima volta il manager portoghese che entro fine 2025 lascerà il ruolo di ad, «il supporto pubblico, come è stato fatto con successo in Francia grazie al bonus ecologico e il programma di leasing elettrico, è più che mai necessario». Peccato che l’amministratore delegato si sia dimenticato di ricordare che il governo ha stanziato nel 2024 quasi un miliardo di euro (950 milioni) per l’acquisto di auto, moto e veicoli commerciali a basso impatto ecologico. Per tacere della marea di aiuti pubblici del passato.Ma non finisce qui. Il ragionamento di Tavares è più ampio ma come sempre nasconde una falla di fondo. «Vediamo», sottolinea ancora, «che davanti alle pressioni delle Case cinesi molti Paesi ricorrono a misure commerciali protezionistiche o almeno difensive. Ma non facciamoci illusioni: queste azioni a breve termine avranno implicazioni negative a medio e lungo termine. La dura realtà è che i nostri rivali cinesi producono veicoli elettrici a circa un terzo in meno di noi. Controllano anche circa l’80-90% del mercato globale per i materiali chiave: catodi, anodi, separatori ed elettroliti. I marchi cinesi stanno facendo breccia in tutto il mondo, in Europa hanno già circa il 7% della quota di mercato Bev e il 10% mercato in Sud America, raddoppiando la loro presenza nel mercato brasiliano dal 2023 al 2024». Tutto vero. Peccato che manchi un pezzo del puzzle. Quello delle regole europee che hanno contribuito a creare il fenomeno cinese. Direttive Ue che tutti i concorrenti europei di Stellantis adesso vorrebbero rivedere (a partire dall’anticipo del check dal 2026 al 2025) eccezion fatta per l’ad con la valigia in mano. Che trova più conveniente continuare a bussare alle casse dello Stato.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 17 settembre 2025. Il nostro Giorgio Gandola commenta le trattative nel centrodestra per la candidatura a presidente in Veneto, Campania e Puglia.