2024-09-23
«Nei videogiochi il tattile è già una realtà. Schiacciare tasti non servirà più»
Nel riquadro, Antonio Frisoli (IStock)
L’esperto Antonio Frisoli: «Mouse e pulsanti sono la preistoria dell’informatica. Per uscire dalla nicchia queste tecnologie dovranno essere inserite negli smartphone. Sarà come entrare dentro un quadro di Dalì».«La vivremo come un’esperienza naturale, spontanea, che non abbiamo bisogno di imparare perché la conosciamo già a memoria. Fa parte di noi. Il tatto è un elemento del nostro corpo, un senso invisibile che diamo per scontato. Questa tecnologia lo renderà protagonista, sarà una maniera per amplificarlo. Un’estensione delle sue possibilità». La previsione è di Antonio Frisoli, professore di robotica presso l’istituto di intelligenza meccanica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e tra i massimi esperti in Italia di interfacce aptiche. Poche settimane fa ha tenuto uno dei discorsi di apertura a Eurohaptics, il principale evento europeo dedicato a queste soluzioni innovative che, a suo avviso, si affermeranno con decisione nei prossimi cinque anni.Professore, perché non è ancora avvenuto, nonostante se ne parli da tempo? Non è che rischiano di trasformarsi in una promessa mancata o, peggio, in un buco nell’acqua?«In realtà sono già la normalità, non solo in ambito professionale. Pensiamo ai controller delle console dei videogiochi, che vibrano con intensità differente in base alle azioni del protagonista. Il gaming è uno dei tanti ambiti di successo possibile».Ma non sembra determinante.«La scommessa, in generale, è uscire dalla nicchia, lanciare una produzione di larga scala capace di abbattere i costi. Ricordiamoci che siamo nel terreno dell’hardware, che incontra barriere all’ingresso e difficoltà distributive maggiori rispetto al software».Come si aggira l’ostacolo dei prezzi elevati e la disponibilità limitata?«Le interfacce aptiche vanno inserite in oggetti d’uso quotidiano come gli smartphone oppure devono diventare un loro accessorio facilmente attivabile, alla pari degli auricolari senza fili. Non è improbabile: ieri non credevamo ai display flessibili, oggi i telefoni pieghevoli sono dappertutto. Lo stesso accade nell’e-commerce».In che senso?«In pochi scommettevano che avremmo comprato abiti online, ora vari colossi sono leader di un mercato florido. Domani potremo sentire sulle dita il tessuto di una camicia o un pantalone prima di ordinarli e farceli spedire a casa. A patto, certo, di avere un dispositivo capace di restituirci tali qualità».È l’approdo, il traguardo. Fasi intermedie per avvicinarsi alla meta? «La rivoluzione nella robotica umanoide darà un contributo notevole. Per poter comandare a distanza i robot, vanno istruiti. Sentire le loro sensazioni in tempo reale, aiuterà a farlo meglio. Solo così saranno davvero un avatar, un nostro alter ego».Qualcosa di meno futuristico?«Le automobili. Sono sempre più multimediali, hanno grandi schermi al posto del cruscotto. Una delle richieste del mercato di alta gamma è abbinare alle superfici un comportamento intelligente. Simulare pulsanti e le loro funzioni senza che ci siano, privilegiando la pulizia del design».Non tutti possono permettersi vetture così evolute.«Quasi tutti invece usano un computer. Ecco, mouse e tastiere, pur resistendo, rappresentano la preistoria dell’informatica. Non sono naturali, all’opposto dei comandi vocali, di un accenno di conversazione con le macchine. La tecnologia aptica s’inserisce nella stessa scia. Dopo le illusioni ottiche, avremo le illusioni aptiche».Facciamo esempi pratici.«Anziché cliccare o schiacciare tasti, useremo le mani per alzare o abbassare il volume o regolare la luminosità. Come nel caso delle automobili, percepiremo manopole e pulsanti senza che esistano fisicamente. Il controllo con il tatto è più soddisfacente. Per convincerci della veridicità di scenari del genere, si può di nuovo dare uno sguardo al passato. Credevamo che la tastiera fisica sui telefonini non sarebbe mai morta, sappiamo che fine ha fatto».Perché ritiene che il punto di svolta sia adesso?«La tecnologia ha fatto importanti passi in avanti nel tracking, ovvero nel seguire il movimento delle dita e trasmetterlo a un software attraverso sensori leggeri e a poco prezzo. È fondamentale per poter inserire l’aptica in dispositivi indossabili o portatili».Pensa che un giorno arriveremo a riprodurre l’olfatto?«Anche qui ci sono esperimenti e avanguardie. Ma chi si occupa di profumi sa bene quanto sia un territorio complicato. Per dare vita a un’essenza, è necessario un campionario ampio al quale attingere. Il tatto combina percezione e azione, è un senso attivo; l’olfatto è più contemplativo, lo trovo meno cruciale da riprodurre a distanza».Ci attende una vita digitale polisensoriale, che superi il duopolio vista-udito?«Riusciremo a fare meglio di sentire e guardare. Sapremo immergerci in contesti che supereranno i limiti del quotidiano, i confini dello spazio fisico. Sarà come entrare dentro un quadro di Dalì e toccarne con mano le fantasie. Sono convinto che, presto, vivremo in una realtà estesa. Realizzeremo in pieno l’idea di andare oltre il qui e ora».
Edoardo Raspelli (Getty Images)
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