2025-07-17
Anni di coltellate Ue ai contadini
Ettore Prandini, direttore Coldiretti (Imagoeconomica)
Quello di ieri è solo l’ultimo tradimento della baronessa, che arriva dopo le stangate sui fertilizzanti, la legge Natura e il Mercosur che apre ai prodotti del Sud America.«Benvenuti a Vonderland» portavano scritto sui cartelli i giovani di Coldiretti che ieri insieme con migliaia di agricoltori europei hanno pacificamente «assediato» Palazzo Berlaymont, sede della Commissione, e il Parlamento a Roma. Ma ce n’est qu’un début: i trattori sono in moto e il letame da riversare sul presidente della Commissione è già pronto. La protesta è stata indetta dal Copa-Cogea (rappresenta 23 milioni di imprese agricole e 22.000 cooperative) per impedire che la Pac venga smembrata, che perda la «C» che non solo vuol dire comune - in realtà l’Unione va verso accordi bilaterali tra Bruxelles e singoli Paesi - ma anche «centrale» perché l’Europa è nata dall’agricoltura. E questo è il primo e il più clamoroso tradimento. Per la prima volta questa protesta ha un bersaglio con un nome e un cognome: Ursula von der Leyen. Gli agricoltori l’accusano di aver mentito e le muovono una contestazione durissima che sta già producendo alla «baronessa», appena uscita da una non sfiducia assai risicata, contraccolpi di stima politica. Sottolineava ieri sotto Palazzo Berlaymont Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia: «Questa protesta non è solo degli agricoltori, ma di tutto il sistema agroalimentare e per i cittadini contro una politica che sta diluendo in un fondo non ben definito un pilastro dell’Europa che esiste fin dalla sua fondazione. Un risultato lo abbiamo già ottenuto: la Von der Leyen doveva illustrare il suo bilancio in un collegio di commissari asservito alla sua presidente. Ma grazie a questa protesta e a quella di martedì di Coldiretti e Filiera Italia un sistema è entrato in crisi, i commissari hanno ritrovato un po’ d’orgoglio e hanno pesantemente contestato il bilancio». È una vittoria? No, ma la richiesta di rispettare le promesse spacca il monolite burocratico di Bruxelles. Uno dei co-relatori del bilancio al Parlamento, Siegfried Muresan del Ppe, ha duramente criticato la Commissione. Il nuovo bilancio dell’Unione difficilmente passerà il vaglio dell’Eurocamera dove sulla proposta di abolire il pilastro dello sviluppo rurale della Pac e di unificare la politica agricola con quella dei fondi di coesione si sta levando un muro da parte di tutti i gruppi. È il cuore del tradimento che Ursula von der Leyen sta consumando alle spalle degli agricoltori. Tradimento che diventa urgenza nell’imminenza dell’accordo Mercosur dove non c’è alcun riparo per le produzioni agricole, soprattutto per quelle mediterranee. Come l’Ue intenda disimpegnarsi dai campi per concentrarsi sulla Difesa e sull’ingresso dell’Ucraina lo dichiara implicitamente il commissario al settore, il lussemburghese Christophe Hansen. A latere del bilancio - contestato duramente in Commissione anche dal vicepresidente Raffaele Fitto -ci sono cinque idee guida che distruggono la politica agricola. Dopo la protesta dei trattori dello scorso anno, la Von der Leyen aveva assicurato sburocratizzazione, reciprocità dei prodotti importati (stessi vincoli e stesse garanzie di qualità), abolizione delle norme più penalizzanti del Green deal (la rinaturalizazzione però è rimasta tale quale come i vincoli sui fertilizzanti, con incomprensibile messa al bando dell’urea e del digestato prodotti naturali, e agrofarmaci) garanzia dell’origine e revisione del codice doganale, ma nulla è stato fatto. In compenso ci sono le linee guida di Hansen. Abolito il fondo per la pesca, col fondo unico (rurale e coesione) s’afferma la flessibilità d’intervento: per l’agricoltura strumenti come il sostegno ai piccoli produttori e le misure agro-ambientali diventano discrezionali e non più garantite e dal 2028 la Pac sarà gestita attraverso il negoziato bilaterale tra Commissione e singoli Stati per definire le modalità di spesa. Del vecchio impianto la Pac mantiene solo i pagamenti diretti: sia disaccoppiati, cioè in base agli ettari posseduti e non coltivati, altra promessa mancata, sia sulle produzioni. Per il resto c’è un’evidente marginalizzazione dell’agricoltura. Che è il motivo su cui si regge l’accordo del Mercosur (quello che l’Ue vuole siglare con Brasile, Paraguay, Uruguay, Bolivia e Argentina anche se Javier Milei, che rifiuta l’Accordo sul clima di Parigi e guarda più a Donald Trump che all’Europa, mette in crisi questa unione doganale sudamericana). Prevede una massiccia importazione di prodotti agricoli senza dazi, senza garanzie di reciprocità su qualità e rispetto ambientale ed etico: il caporalato in Amazzonia è la regola, a fronte di una esportazione libera dell’Europa di macchinari e prodotti finanziari. Il presidente del Consiglio europeo António Costa vuole la firma entro il prossimo novembre - poi deve esserci la ratifica dei 27 Parlamenti nazionali - il cancelliere tedesco Friedrich Merz spinge per la firma entro il 2025 - ha le sue auto da vendere - mentre Francia e Italia frenano per ragioni agricole e ambientali. Ma anche in questo caso Ursula von der Leyen si rimangia la parola data ai nostri contadini: nel Mercosur le garanzie sui prodotti agricoli non ci sono perché più dell’onor poté il digiuno economico di Berlino.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)