2020-12-26
I fantasmi delle tasse di Bruxelles
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Ursula von der Leyen (Ansa)
Continua la sfida per le risorse proprie dell'Unione europea che vede in prima linea una serie di iniziative fiscali. Mirate a modificare la sovranità dei singoli Stati.Da diversi anni l'Ue cerca infatti di far approvare diversi progetti di tassazione unitaria per incrementare la quantità di risorse proprie da poter dedicare a progetti e cause che stanno a cuore alla Commissione. E dunque si è dato vita alla plastic, Web, carbon tax ed ad una revisione dell'Iva. Di questo quartetto solo la tassazione sulla plastica ha visto la luce. Il 14 dicembre 2020 è stata infatti approvata dall'Ue la nuova imposta comunitaria che ha come obiettivo quello di ridurre le emissioni di plastica. «Come primo passo dovrebbe essere introdotta una nuova categoria di risorse proprie basata su contributi nazionali calcolati sulla base dei rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati. In linea con la strategia europea per la plastica, il bilancio dell'Unione può contribuire a ridurre l'inquinamento da rifiuti di imballaggio di plastica. Una risorsa propria basata su contributi nazionali proporzionali alla quantità di rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati in ciascuno stato membro fornirà un incentivo a ridurre il consumo di prodotti di plastica monouso, promuoverà il riciclaggio e darà impulso all'economia circolare» si legge dal testo approvato. Allo stesso tempo, viene specificato, che gli stati membri saranno liberi di adottare le misure più adeguate per conseguire tali obiettivi, rispettando il principio di sussidiarietà. Inoltre, per evitare effetti eccessivamente regressivi sui contributi nazionali è stato introdotto un meccanismo di adeguamento con una riduzione forfettaria annua per gli stati membri che hanno registrato un reddito nazionale lordo pro capite nel 2017 al di sotto della media dell'Ue. E dunque è stato deciso come i paesi dell'Unione dovranno introdurre un'aliquota di 0,80 centesimi per ogni chilogrammo di plastica non riciclata. L'Italia però assieme ad altri ha diritto alle riduzioni forfettarie annue, da applicare al loro rispettivo contributo, pari a 184,0480 milioni di euro. Il tutto, stando al documento europeo si applica a partire dal 1° gennaio 2021.Come detto all'inizio questa è l'unica tassazione comunitaria che ha visto la luce. La tanto discussa Web tax non è stata infatti ancora approvata. A fine 2019 l'Ue aveva gettato la spugna, dopo diversi tentativi di trovare un accordo tra i 28 membri, lasciando campo libero all'Ocse. Questo avrebbe dovuto mettere d'accordo i diversi paesi dell'organizzazione tra i quali ci sono anche gli Usa, da sempre contraria alla tassazione dei colossi del digitale, entro fine 2020. L'accordo non è stato raggiunto e la situazione Web tax è tornata ad essere in stallo. Il nuovo commissario all'Economia dell'Ue, Paolo Gentiloni, ha però sottolineato come se non si arriverà ad un'intesa Ocse -G20 entro il primo semestre del 2021, la Commissione Ue farà una sua proposta. E questa scadenza è stata messa per iscritto all'interno dello stesso documento dove è stata approvata la plastic tax: «il Consiglio europeo del 17-21 luglio 2020 ha preso atto che, come base per risorse proprie supplementari, nel primo semestre 2021 la Commissione presenterà proposte relative a un meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera e a un prelievo sul digitale ai fini della loro introduzione non oltre il 1° gennaio 2023. Il Consiglio europeo ha invitato la Commissione a presentare una proposta riveduta sul sistema di scambio delle quote di emissione dell'Ue, eventualmente estendendolo ai settori del trasporto aereo e marittimo. Ha concluso che nel corso del quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027 l'Unione lavorerà all'introduzione di altre risorse proprie, che potrebbero comprendere un'imposta sulle transazioni finanziarie». In queste poche righe sono dunque presenti alcuni progetti futuri dell'Ue, tra cui la possibilità di trovare nuove risorse proprie.La Web tax dovrà invece essere introdotta non più tardi del 1° gennaio 2023. Resta da capire il come si riuscirà ad ottenere l'ok di tutti e 27 gli stati membri, visto che nelle ultime votazioni si sono opposti i soliti noti (Olanda, Lussemburgo, Malta). E per l'introduzione di novità fiscali ci vuole l'approvazione di tutti i paesi dell'Ue.L'Unione europea ha nei suoi programmi anche l'inserimento di una carbon tax. Il presidente dellaCommissione Ue, Ursula von der Leyen, in più discorsi ha infatti spiegato le ragioni e gli obiettivi della politica climatica del continente. Al momento però la forma di questa nuova tassa è ancora molto incerta. Si sta lavorando ad un'imposta transfrontaliera per le importazioni di beni ad alta intensità di carbonio. Klaus-Dieter Borchardt, vicedirettore generale della Commissione europea per l'energia ha spiegato come dovrebbe arrivare qualcosa «come un carbon border adjustment mechanism, ma ci saranno prima alcune aree in cui lo proveremo, la forma è ancora in discussione, perché si può fare in diverse forme». Inoltre, il meccanismo di tassazione deve essere anche compatibile con il Wto. La stessa Ocse ha infatti avvertito come si deve trovare un accordo se non si vuole rischiare di dare il via ad una guerra commerciale con gli Usa. Fin dal suo annuncio i funzionari a stelle e strisce hanno infatti sollevato preoccupazioni sostenendo che la carbon tax potrebbe andare a danneggiare le imprese americane. Non solo, il segretario al commercio Usa, Wilburd Ross , ha paragonato una possibile tassa sul carbonio alle svariate iniziative nazionali di diversi stati membri Ue di imporre Web tax. Da sottolineare che il nuovo presidente Joe Biden, per quanto sia più aperto verso l'Ue ha sempre a cuore gli interessi dei suoi gioiellini americani.Per quanto riguarda la revisione dell'attuale sistema Iva, la strada per una soluzione definitiva è ancora molto lunga. Si sono fatti diversi passi avanti negli anni scorsi ma per rendere operativo il nuovo sistema Iva comunitario bisognerà predisporre meccanismi rinforzati di cooperazione tra gliStati membri. Più facile a dirsi che a farsi.