
Buona parte delle risorse liberate dal governo Meloni andrà alle bollette, ma ci saranno interventi anche su occupazione e pensioni. Ancora da definire le ultime deleghe: quelle di peso a Fratelli d’Italia.Conto alla rovescia per il nuovo decreto Aiuti del governo che dovrebbe essere varato la prossima settimana e che conterrà misure per 9,5 miliardi. Fervono anche i lavori sulla manovra: la nuova legge di bilancio dovrebbe essere presentata già a metà novembre. Le prime indicazioni potrebbero però arrivare mercoledì prossimo quando è prevista l’audizione in Parlamento del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sulla Nadef. Il dl conterrà anche coperture fino a 4 miliardi per gli acquisti di gas del Gse, rimuovendo la norma secondo cui il gas acquistato dal Gse debba essere rivenduto entro il 2022. In totale, tra manovra e decreto Aiuti quater lo Stato prevede di sborsare l’anno prossimo una cifra di poco superiore ai 30 miliardi. Circa 21 di questi riguarderanno la manovra, mentre gli altri saranno a favore del decreto Aiuti quater. In totale, tra Aiuti e misure contro il caro bollette, la spesa dovrebbe aggirarsi tra i 15 e i 18 miliardi circa. Con ogni probabilità, invece, i fondi legati alla flat tax e per le pensioni arriveranno dal taglio del reddito di cittadinanza e da quello del Superbonus, il cui incentivo dovrebbe scendere dal 110 al 90% per i condomini e dovrebbe prevedere anche limiti oltre una certa soglia di reddito. «Il governo ha giurato il 22 ottobre e in meno di due settimane ha raggiunto due obiettivi importanti: liberare oltre 30 miliardi di euro (9,1 miliardi per il 2022 e 21 miliardi per il 2023) per mettere in sicurezza famiglie e imprese dal caro bollette e compiere il primo passo sul fronte della sicurezza energetica nazionale», ha scritto sui social il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, «Concentreremo le risorse a disposizione per aiutare gli italiani a far fronte all’aumento del costo dell’energia, senza disperdere risorse in bonus inutili».Due i numeri chiave in arrivo dalla Nadef e su cui verrà basata la prossima manovra: la revisione del Pil con una crescita al 3,7% nel 2022, che secondo le stime rallenterà bruscamente allo 0,6% nel 2023. E poi il rapporto deficit/Pil programmatico al 4,5% il prossimo anno. In tutto questo i fondi per il caro bollette saranno divisi tra un decreto Aiuti in programma la prossima settimana grazie a un extragettito da 9,5 miliardi (il dl Aiuti quater) e 21 miliardi di deficit il prossimo anno.Intanto, il 9 novembre il premier incontrerà i sindacati per discutere della manovra, sulla scia di quanto già discusso venerdì scorso con il ministro del Lavoro, Marina Calderone. La richiesta era giunta inizialmente da Cgil, Cisl e Uil, ma poi altre unioni di lavoratori hanno avanzato la richiesta di essere presenti. Tra queste c’è l’Ugl che ieri ha ricevuto la convocazione. All’incontro saranno presenti anche il ministro Calderone, il ministro per le imprese e il made in Italy Adolfo Urso e quello del Tesoro Giancarlo Giorgetti. «Gli effetti della pandemia, la successiva guerra fra Russia e Ucraina e l’aumento dei prezzi dell’energia incidono in maniera sensibile sui redditi delle famiglie e sulla competitività delle imprese. In tal senso è fondamentale rinnovare il confronto fra governo e parti sociali perseguendo un metodo di lavoro che, negli anni, ha portato a frutti importanti, al fine di affrontare adeguatamente le sfide attuali», ha dichiarato Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, «Occorre, altresì, favorire la riqualificazione del personale, attraverso l’accesso al Fondo nuove competenze che dovrebbe essere reso stabile nelle risorse e nei tempi e semplice nelle modalità di accesso, eliminando ogni appesantimento burocratico». Inoltre, conclude, «per rilanciare l’occupazione, è opportuna una corretta revisione del reddito di cittadinanza, soprattutto nella parte che, finora, è rimasta praticamente inattuata, quella delle politiche attive e della ricerca di nuova occupazione, così da arrivare a quello che potrebbe essere definito il reddito di responsabilità. Strettamente connesso al reddito di cittadinanza è il Fondo povertà, le cui risorse potrebbero essere immediatamente disponibili per venire incontro alle esigenze delle famiglie più fragili economicamente e socialmente». In ogni caso per avviare nuove politiche del lavoro si punta a un taglio del reddito di cittadinanza di almeno un miliardo e mezzo, mentre dalla revisione del Superbonus ci si aspetta circa 5 miliardi di minor costo per le casse delle Stato. In parte andranno alla flat tax ma anche a diverse politiche sul lavoro.C’è poi il tema delle deleghe su cui il governo non ha finito di lavorare. Il Consiglio dei ministri, infatti, non si è ancora espresso sulle competenze dei ministeri senza portafoglio. In particolare, quelle legate ai ministeri del Mezzogiorno (Nello Musumeci), Affari regionali (Roberto Calderoli) e Riforme (Maria Elisabetta Alberti Casellati).C’è da credere che anche in questo caso le nomine più pesanti che il governo deve ancora sbloccare finiranno in mano a Fdi. Come abbiamo visto sul tema digitale, così sarà anche sul Pnrr. Rispetto alla precedente legislatura il Mef avrà voce in capitolo sui budget, ma non troppa sull’operatività.
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