Ieri Viktor Orbán è stato ricevuto alla Casa Bianca da Donald Trump, che ha definito il premier ungherese «un grande leader». Di più: tessendo le sue lodi, il tycoon ci ha tenuto a sottolineare che «sull’immigrazione l’Europa ha fatto errori enormi, mentre Orbán non li ha fatti». Durante la visita, in particolare, è stato firmato un nuovo accordo di cooperazione nucleare tra Stati Uniti e Ungheria, destinato a rafforzare i legami energetici e tecnologici fra i due Paesi. In proposito, il ministro degli Esteri magiaro, Péter Szijjártó, ha sottolineato che la partnership con Washington non preclude il diritto di Budapest a mantenere rapporti con Mosca sul piano energetico. «Considerata la nostra realtà geografica, mantenere la possibilità di acquistare energia dalla Russia senza sanzioni o restrizioni legali è essenziale per la sicurezza energetica dell’Ungheria», ha dichiarato il ministro.
Viktor Orban (Ansa)
Il governo Orbán: «Criminali in galera». Per i dem vince lo «stato di diritto», come se Budapest fosse un regime.
Donald Tusk (Ansa)
Varsavia mugugna e aiuta le sedi extraeuropee. Per «Politico», Emmanuel Macron & C. blandiscono il tycoon ma sperano nel flop negoziale.
Ursula von der Leyen (Getty)
- La stampa loda l’unità ritrovata a sostegno di Volodymyr Zelensky, ignorando che alla Casa Bianca hanno sfilato leader nazionali (incluso Keir Starmer, extra Ue), mentre Bruxelles è stata ininfluente. Ma è già ripartito il coro per ridurre la democrazia a favore dei tecnocrati.
- Vladimir Putin chiama Recep Tayyip Erdogan, Istanbul pronta a ospitare il summit con Zelensky. Sergej Lavrov: «Niente garanzie per l’Ucraina decise senza di noi». Gli Usa: «Vanno discusse prima che si parli di cessione di territori».







