Sulle mele si potrebbe scrive un trattato di storia, botanica, medicina, gastronomia. Ab ovo ad mala, dall’uovo alle mele era il motto dei romani a tavola, una mela al giorno toglie il medico di torno recita l’antico adagio che ha molto fondamento perché la mela (vi siete mai chiesti perché si chiama così? Viene dalla radice indoeuropea mal che vuol dire dolce, morbido il che significa che questa rosacea sta con noi da illo tempore) ricca di acqua, carboidrati semplici, pectina e vitamina. Davvero un toccasana. In cucina consente ottime e rapidissime preparazioni. Eccone una per voi.
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Sono ipocalorici, ricchi di minerali e di vitamine A e C. Prima di cucinarli vanno levati il gambo e i pistilli. Ogni Regione ha la propria ricetta: si fanno fritti oppure finiscono nei risotti, nelle frittate o nella pasta.
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In Toscana e segnatamente in Maremma il buglione è una sorta di mescolanza dei cibi di terra: si mette in pentola quello che c’è. D’inverno di solito si fa con le carni - e in questo assomiglia alla scottiglia - utilizzando pollame, scarti del maiale e del manzo, se c’è un po’ di cinghiale o altra selvaggina che vengono stufate in tegame con giusto apporto di vino rosso e spezie, d’estate ci si rivolge invece all’orto e ne esce un piatto profumatissimo, assolutamente vegetariano che può essere consumato sia caldo che a temperatura ambiente. La preparazione è semplicissima, ma per la buona riuscita della ricetta occorre che l’olio extravergine sia di prima scelta e le verdure siano freschissime.
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Ogni volta che si prende in considerazione una ricetta territoriale radicata nei secoli si rischia l’accusa di eresia. Per fortuna l’interpretazione degli «gnocchi di pane» è libera: ce ne sono infinite versioni e si può dire che non c’è casa ladina, o trentina o altoatesina che non abbia la propria. Così ci siamo presi la libertà di proporvi la nostra versione.







