Come s’addice a chi è stato allevato a salsicce di Bra (le vendevano alla festa dell’Unità, ma grazie a Slow food ora sono fuori prezzo per la beneficenza politica) la tecnica è quella del maiale: non si butta via nulla. Hai scritto una pensosa prefazione che rimpiange i bei giorni di «Bergoglio e pregiudizio» contro il capitale? Allora ricicciala - anzi: riciclala, è più ecologicamente corretto - come editoriale per l’house organ della famiglia Elkann-Agnelli: La Stampa! Nel sermoncino si legge: «Rimango convinto che la spiritualità non è un aspetto riservato ai credenti, ma è il rispetto profondo che ognuno di noi può nutrire per la vita, per la terra e per ogni creatura». Pare però che nessuno abbia chiesto al maiale che ne pensa della propria «conversione» in salamella; non gliel’ha chiesto neppure Carlin Petrini, intimo di Francesco - nel 2021 meditarono insieme sul futuro del mondo - «un testone piemontese come me, un mio grande amico». Chissà se in cuor suo Petrini, ancorché agnostico, una nomination al Conclave se l’aspettava. Con l’Oscar - Farinetti Natale, la gastrostar nonostante i flop di Eataly e Fico - ci sa fare; come i Papi gli ha «venduto» le indulgenze enogastronomiche proiettando il suo conterraneo nell’empireo della bagnacauda. Giusto per tornare al cibo «buono pulito e giusto», Farinetti è quello che teorizza, benedetto da Carlin, che «il caffè dovrebbe costare due euro e mezzo!». Ci sono sempre i compagni che sbagliano. Così arriva l’omelia slow.
Racconta l’oracolo di Bra che a Bergamo in un dibattito post Covid incontrò Gaël Giraud e gli sentì dire: «Oggi per liberarci dalla tirannia del tempo moderno dovremmo tagliare la testa al capitalismo». È l’effetto baci Perugina: una frase ed ecco l’amore sinistro cotto e mangiato! Petrini dice che sentì nell’ex banker, economista convertitosi in padre gesuita, l’afflato rivoluzionario francese - libertà, uguaglianza e fratellanza - «i tre fondamenti delle nostre democrazie moderne». Consenta Carlin; lei saprà tutto del Puzzone di Moena, ma zoppica in storia delle dottrine politiche. Le democrazie moderne si fondano sul pensiero di John Locke e poi sulla Rivoluzione americana: scoppiò per una questione di tasse, quelle che lei vorrebbe far calare come una mannaia del trinciante sull’odiato capitale. Già che ci siamo s’annoti questo nome: Filippo Mazzei, è antenato di quelli che fanno ottimo vino in Chianti, portò la viticoltura in Virginia e dettò a George Washington la Dichiarazione d’indipendenza americana. Cibo e vino, come vede, c’entrano con la politica prima di lei e di Bergoglio.
Petrini nella prefazione al nuovo libro di Giraud - insieme scrissero Il Gusto di cambiare - intitolato Costruire un mondo comune, fa una laude alla transizione ecologica e un atto d’accusa all’uomo responsabile dello sfascio (presunto) del pianeta perché «tutto è connesso». I cattivi sono prima di tutto i ricchi. «Lo ha spiegato Bergoglio nella Laudato si’ che i migranti che muoiono in mare come i campesinos dell’Amazzonia sono vittime dello stesso sistema perverso, non si può separare il grido della terra da quello dei poveri». Il rimedio? «Anche il concetto stesso della proprietà privata - spiega bene Giraud - è parte di quei meccanismi che hanno portato l’intera umanità sull’orlo del baratro». Non resta che abolirla! Sul «foglio» di John Elkann - ha patteggiato 175 milioni con l’Agenzia delle entrate per non passarci da evasore; sposta le fabbriche in Serbia e in Africa e importa manodopera dal Nepal per fare dumping sui salari; fa scrivere all’Ue che sui motori termici ci siamo sbagliati: riaccendeteli o muore l’industria - apprendiamo, grazie a Petrini, in rapida sequenza: la proprietà è un furto, i migranti muoiono per colpa del capitale, la Bibbia è un trattato di ecologia (sarà per l’Arca di Noé, per la manna che cadde dal cielo o per i capretti sgozzati?) e serve «una conversione ecologica che deve guardare tutti». L’editore forse non è d’accordo, ma il sermoncino di Petrini serve a stare dalla parte politicamente corretta.
A proposito di abbuffate; pare la scena di Trimalcione che mostra ai crapuloni lo scheletro d’argento: memento mori! Sta nel Satyricon, serve altro?






