Parte la national week del Padiglione Italia dell'Expo 2025 a Osaka. Dalla danza Awa Odori ai nastri tricolori, un grande successo di pubblico.
Un expo diverso dagli altri. Questo è il commento di chi ha avuto la fortuna di recarsi a Osaka, in Giappone dove il 7 settembre il Padiglione Italia ha inaugurato la sua «Italian Week» con una cerimonia evento a dir poco speciale. Oltre 100 nastri tricolore hanno unito il Padiglione Italia al Grand Ring, opera simbolo di Expo 2025 Osaka realizzata dall'archistar Sou Fujimoto. La tipica ritualità della Awa Odori è stata messa in scena da 70 danzatori della Awa Odori Association & Awa Odori Promotion Association della Prefettura di Tokushima e ha incantato il pubblico di spettatori. Oltre 60 media accreditati, alcuni in elicottero. Tutto questo e molto altro è stata la Italian week opening ceremony, evento che inaugura la settimana che porterà al National Day del 12 settembre. L'Italia è l'unico Paese a dedicare sette giorni all'evento e l'unico ad aver riservato la più grande sala di Expo 2025 Osaka per la cerimonia, la Shining Hat.
Tantissimi i visitatori che si sono fermati, incuriositi, a godersi lo spettacolo. Così come tantissime sono state le autorità presenti all'inaugurazione, guidata dal commissario generale per l'Italia a Expo 2025 Osaka, Mario Vattani. «Una giornata eccezionale» ha commentato «siamo passati dallo sport al design, fino all'economia e alla robotica . E questa è l'Italia che noi raccontiamo ed è anche simbolo del rapporto che abbiamo col Giappone», ha aggiunto il commissario «perché qui non si tratta solo di portare prodotti eccellenti e di altissima qualità, si tratta anche di creare collaborazioni, questo lo facciamo tutti i giorni e continueremo a farlo in questo ultimo mese».
Molte le istituzioni che hanno partecipato. A partire dai massimi vertici dell'esposizione universale, come Dimitri Kerkentzes, segretario generale del Bureau international des expositions (Bie), Koji Haneda, commissario generale di Expo 2025 Osaka, Hiroyuki Ishige, segretario generale della Japan Association for Expo 2025 Osaka. Tra le autorità italiane presenti, il console generale d'Italia a Osaka, Filippo Manara, Matteo Zoppas, presidente dell'Agenzia Ice, Paolo Bellino, Ceo & general manger Rcs Sport, che ha dato vita all'evento 'Cycling as a catalyst for change', focalizzato sulla bike economy e sul Made in Italy come motore dell'industria ciclistica internazionale. Sul palco anche il direttore del Padiglione Santa Sede Stefano Riccardi e i rappresentanti degli enti locali Pierluigi Biondi, sindaco dell'Aquila, Antonio Nicoletti, sindaco di Matera, Vittoria Ferdinandi, sindaca di Perugia, e Tommaso Bori, vicepresidente dell'Umbria. Ancora, Marva Griffin Wilshire, fondatrice e curatrice del Salone Satellite che ha inaugurato la mostra al Padiglione Italia proprio oggi, l'ambasciatore del Kansai Yasushi Misawa, Hiroshi Ishiguro, producer del Padiglione 'Future of Life' che ha dato vita all'umanoide di Ito Mancio che per una settimana racconterà la storia del primo ambasciatore giapponese in Italia. Presenti anche Yoshiaki Matsumura, Director & Ceo di Rose Gallery Representative, Koji Murakami, vicegovernatore della prefettura di Tokushima, e Seiko Hashimoto, president of Japan cycling federation e president of Japanese olympic committee.
Lo ha dichiarato Gianluigi Benedetti, Ambasciatore d'Italia in Giappone, a margine dell'evento in occasione della giornata del Made in Italy al padiglione Italia a Expo 2025 Osaka, in Giappone.
È il primo italiano ad aver creato una vera e propria agenzia di viaggio in Giappone.
Marco Ferrari, emiliano doc, vive a Osaka dal 2005. Dopo alcune esperienze lavorative nel Paese del Sol Levante ha scelto di aprire la sua agenzia di viaggi. La prima, l'unica, nata dalla volontà di un italiano residente a 10.000 chilometri dal suo Paese natio e dedicata a chi ha intenzione di scoprire il mondo nipponico dal punto di vista di chi, la vita lì, la vive ogni giorno. Marco sui social è conosciuto come MarchinoinGiappone e oggi pomeriggio, dalle 16 (orario italiano) sarà in diretta sulla pagina Instagram della Verità Per commentare l'attuale situazione in Giappone.
In quello che doveva essere il grande anno del Giappone, grazie soprattutto alla spinta data dalle Olimpiadi, le previsioni per chi lavora nel settore del turismo non sembrano essere per nulla serene. Anzi. L'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile ha stimato che le perdite del turismo giapponese, per effetto del coronavirus, nei primi tre mesi del 2020 (con le rinunce già monitorate di marzo), si possono valutare intorno a 1,3 miliardi di dollari. Ad incidere sono stati soprattutto i mancati flussi di turisti cinesi che sul territorio nipponico rappresentano una fetta significativa del 30% dell'intero mercato del Sol Levante.
I dubbi su come si viaggerà in futuro e soprattutto su quando si potrà tornare a muoversi liberamente per il mondo, non conoscono ancora alcuna risposta certa.
Marco puoi raccontarci qualcosa di più sulla tua agenzia?
«L'agenzia è stata fondata nel 2016 ed è registrata nella provincia di Osaka siamo diventati Ltd (ovvero una S.r.l, ndr) a Marzo. In tutto siamo tre persone, io e un altro socio di maggioranza e uno di minoranza, 2 italiani e 1 giapponese. Noi fondamentalmente svolgiamo tutti i servizi che offre un'agenzia in loco: creiamo tour su misura, gestiamo le prenotazioni di alloggi tradizionali (ryokan, minshuku, shukubo, agriturismi e alberghi diffusi) e offriamo anche un servizio di guide giapponesi, con licenza, che parlano anche in italiano».
Come è stato l'impatto con il coronavirus nella tua vita lavorativa?
«Subito forte perché lavorando nel settore turistico ci siamo trovati davanti una situazione dove avevamo a che fare con clienti che stavano per venire e altri che stavano per prenotare la loro vacanza che sognavano da tanto. Abbiamo dovuto gestire tantissime domande su come era la situazione, se si poteva viaggiare, specialmente all'inizio quando ancora non si pensava che il virus arrivasse in Italia. Poi quando la Farnesina ha messo lo stop per viaggiare è stato tutto molto più facile gestire le richieste e le cancellazioni. Per quanto riguarda la mia vita di tutti i giorni ero abituato a incontrare sempre i clienti e quindi sempre in giro, ora sono sempre in ufficio e casa».
Ora anche il governo giapponese ha dichiarato lo stato di emergenza. È cambiato ancora qualcosa?
«Qui la situazione è in continua evoluzione. Fino a ora sono state prese decisione di restrizione non in tutti settori, per esempio mia figlia che è in 4 elementare non può andare a scuola ma mio figlio che è un seconda elementare si. Una contraddizione dal punto di vista mio e di mia moglie e per questo abbiamo preferito che anche lui stesse a casa con noi. Io e mia moglie invece ci alterniamo: per me lavorare da casa è complicato, quindi il pomeriggio cerco di passare qualche ora in ufficio alternandomi con mia moglie visto che l'azienda per cui lavora ha iniziato da questa settimana uno smart working parziale alternando tre giorni alla settimana di lavoro in ufficio e due a casa».
Il popolo giapponese è noto per rispettare le regole. Ma la quarantena giapponese non è una vera quarantena. È un invito a stare a casa, evitare luoghi affollati, ecc. È davvero è così? Hai notato qualche differenza prima/dopo l'annuncio dello stato di emergenza?
«C'è sicuramente meno gente in giro però essendoci libertà, se qualcuno vuole andare a tagliarsi i capelli o al supermercato non si tira indietro. Le passeggiate e le corse non sono limitate. Poi di fatto, essendoci gli uffici, gli enti pubblici e alcune attività artigianali aperte, la gente si reca al lavoro quindi sommandosi con le persone che escono a fare due passi e spesa c'è sempre qualcuno in giro. Devo dire che la situazione cambia la sera, c'è molta meno gente per strada anche perché il governo ha specificato bene di non uscite e andare per locali o feste. Tra i divieti c'è quello di riunirsi in nomikai, ovvero le cene con i colleghi dopo aver finito il lavoro, un'attività molto popolare qui in Giappone».
Nella seconda fase del pacchetto per affrontare la crisi da Covid 19, non appena l'ondata del virus si sarà attenuata, verranno attivate misure di incoraggiamento ai consumi, in particolare nel settore dei viaggi e del turismo.
I giapponesi «resuscitano» Amabie, la creatura soprannaturale che sconfigge le pandemie. L'ultima volta era apparsa nel periodo Edo per sconfiggere la peste. Per i meno credenti, invece, ecco Quaran: la mascotte ufficiale della quarantena realizzata dal ministero della Salute nipponico.
Dai musei cittandini all'icrocio si Shibuya passando per un tour tra i più bei sakura del Paese. Per chi ha dovuto cancellare il proprio viaggio ecco un elenco di luoghi da visitare direttamente da casa.
Olimpiadi a rischio anche nel 2021. Il presidente del Cio, Thomas Bach, boccia l'ipotesi di un ulteriore rinvio al 2022: «Impensabile. I Giochi non si possono spostare ancora».
Nella seconda fase del pacchetto per affrontare la crisi da Covid 19, non appena l'ondata del virus si sarà attenuata, verranno attivate misure di incoraggiamento ai consumi, in particolare nel settore dei viaggi e del turismo.
I giapponesi «resuscitano» Amabie, la creatura soprannaturale che sconfigge le pandemie. L'ultima volta era apparsa nel periodo Edo per sconfiggere la peste. Per i meno credenti, invece, ecco Quaran: la mascotte ufficiale della quarantena realizzata dal ministero della Salute nipponico.
Dai musei cittandini all'icrocio si Shibuya passando per un tour tra i più bei sakura del Paese. Per chi ha dovuto cancellare il proprio viaggio ecco un elenco di luoghi da visitare direttamente da casa.
L'emiliano Marco Ferrari vive dal 2005 a Osaka. È il primo italiano ad aver fondato un'agenzia di viaggi in Giappone. Con le attività ferme a causa della chiusura delle frontiere continua a far sognare il Sol Levante agli italiani attraverso i suoi social.
Olimpiadi a rischio anche nel 2021. Il presidente del Cio, Thomas Bach, boccia l'ipotesi di un ulteriore rinvio al 2022: «Impensabile. I Giochi non si possono spostare ancora».
Lo speciale comprende cinque articoli, video esclusivi e gallery fotografiche.
Quasi un trilione di dollari. Cifra impressionante: tradotta in modo meno criptico, è un uno seguito ben dodici zeri, mille miliardi, la metà del Pil annuale italiano. È quanto il Giappone ha deciso di stanziare (naturalmente in yen, ma per comodità useremo il riferimento al dollaro) per famiglie e imprese come risposta-choc all'emergenza Coronavirus, il più grande pacchetto di stimolo mai pensato e realizzato nella storia economica giapponese.
In particolare, a ciascuna famiglia il cui reddito sia sceso a causa della crisi andrà l'equivalente di 2.750 dollari. L'annuncio (insieme con il poderoso stanziamento) è venuto la scorsa settimana dal governo: ora sono in corso di definizione i criteri di assegnazione. Stanziamenti ulteriori sono previsti in generale per le famiglie con bambini, mentre in particolare per le famiglie con più bimbi, che già ricevono assegni e indennità (che in genere si aggirano sui 100 dollari mensili per ciascun bimbo sotto i 15 anni di età), saranno previsti una sola volta ulteriori 100 dollari per ogni figlio.
Quanto alle microimprese, andranno (non in prestito, ma come sussidio) l'equivalente di 18.000 dollari, più un consistente rinvio delle scadenze fiscali (solo quest'ultima voce avrà una "cubatura" superiore ai 200 miliardi di dollari, mentre per il cash alle famiglie lo stanziamento – a sua volta enorme – è circa equivalente alla metà, 100 miliardi di dollari). Alle imprese sarà in particolare richiesto, come contropartita, di non licenziare, e quindi di mantenere positivamente basso il livello di disoccupazione nel Paese. Questo per ciò che riguarda la primissima fase di emergenza.
Scatterà poi una seconda fase del pacchetto di stimolo, non appena l'ondata del virus si sarà attenuata, e che si concretizzerà in un incoraggiamento ai consumi, in particolare nel settore dei viaggi e del turismo. Sarà un'operazione di massa, con coupon di valore assai elevato (fino a 180 dollari a notte) per chi farà prenotazioni attraverso agenti di viaggio, e altre forme di incoraggiamento per chi prenoterà online. Il comparto turistico – va detto – è stato particolarmente colpito dal Coronavirus, con già 42 aziende fallite dopo l'inevitabile decisione di chiudere i confini e le conseguenti cancellazioni. Naturalmente, per questo secondo pacchetto, è incerta la tempistica: il governo vuole fare di tutto per evitare seconde ondate del virus, con i relativi effetti sanitari ed economici.
Va considerato che, oltre al turismo, è stato massicciamente colpito anche l'export giapponese, e un'altra dura mazzata (insieme economica, di immagine e psicologica) è stata rappresentata dal rinvio delle attesissime Olimpiadi.
C'è anche un aspetto di geopolitica nel complesso delle misure annunciate da Tokyo: l'equivalente di 2 miliardi di dollari sono stati infatti specificamente destinati alle aziende che avevano delocalizzato in Cina e che decideranno di riportare le produzioni in Giappone.
Conclusivamente, va detto che l'obiettivo complessivo del pacchetto di stimolo è quello di evitare che la recessione abbia i ben noti caratteri "a L" (quelli per cui il Pil crolla e resta a terra molto a lungo), ma abbia un più rassicurante andamento "a V": una rapida discesa seguita però da una risalita altrettanto veloce.
Un'ultima ma decisiva notazione: tutto questo sforzo (a somiglianza di quanto accade in Usa con la Fed e nel Regno Unito con la Bank of England) è reso possibile dal ruolo di una vera banca centrale, la Bank of Japan, che può agire come autentica prestatrice di ultima istanza.
Daniele Capezzone
Daniela Savatteri iStock
I giapponesi «resuscitano» Amabie, la creatura soprannaturale che sconfigge le pandemie
Tra sacro e profano.
In Giappone lo stato di emergenza è stato annunciato solo poche settimane fa. Da fine marzo, però, sui social network è iniziato a comparire Amabie una creatura simile a una sirena con i capelli lunghi, un becco e tre gambe. Secondo la leggenda, nell'Ottocento, lo yokai (un qualche cosa simile a uno spettro, a un mostriciattolo, ndr.) apparve al largo delle coste di Kumamoto, in Giappone. Secondo la storia, nella metà di maggio del 1846, un funzionario della città oggi situata sull'isola di Kyushu, scese in mare per indagare sulle segnalazioni di luci incandescenti. Lì incontrò una strana creatura simile a una sirena. «Io sono Amabie che vive nel mare», disse. «Per i prossimi sei anni, ci saranno abbondanti raccolti in tutta la terra, ma ci saranno anche epidemie. Mostra la mia foto alla gente appena puoi». Poi Amabie se ne andò.
La storia circolò sui giornali, divenne una vera e propria leggenda. Amabie venne rappresentata, negli anni a seguire nelle storie del maestro Shigeru Mizuki, fumettista ed esperto di demoni e yokai. Sebbene Mizuki sia morto nel 2015, la sua casa di produzione ha twittato il 17 marzo il suo disegno di Amabie con le parole: “Che l'epidemia moderna scompaia». Questo semplice messaggio ha fatto esplodere su Twitter, Instagram e Facebook due hashtag: #amabiechallenge e #amabieforeveryone. Mentre alcuni utenti, tra cui artisti manga come Mari Okazaki, hanno condiviso dipinti e disegni di Amabie, altri utenti di Twitter sono stati più creativi, pubblicando immagini di ricami, ciotole di udon (spaghetti di grano denso) e cestini da pranzo bento, tutti ispirati dall'apparizione. Alcuni si sono persino travestiti (o hanno agghindato i loro animali domestici) come Amabie e hanno twittato le foto insieme ai loro messaggi di speranza.
Il richiamo al folklore nipponico è stato così forte che ora il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare giapponese ha arruolato Amabie per un volantino di sensibilizzazione in cui il demone esorta tutti a «fermare la diffusione dell'infezione».
Per i più giovani e i meno amanti delle storie di fantasmi e spettri giapponesi, il governo ha invece pensato a creare un piccolo supereroe cicciottello che invita tutti a rispettare la quarantena. Quaran, questo il nome della mascotte, è un animaletto (un misto tra un orso e un folletto) con tanto di ali, occhialoni a mascherina e uno scudo per respingere il coronavirus. La sua missione, come ha sottolineato il Ministero della Salute giapponese, sarà quello di essere presente in aree come gli arrivi degli aeroporti del Paese o le stazioni per sensibilizzare il popolo e invitarlo a rispettare le norme governative.
Marianna Baroli
I viaggi diventano virtuali: i sakura si ammirano su Google e i musei si visitano grazie alle tecnologie a 360 gradi
Tra marzo e aprile in Giappone è una vera e propria esplosione della natura. I sakura, ovvero i fiori di ciliegio, sono uno degli spettacoli della natura più apprezzati dai turisti che ogni anno si riversano in ogni angolo del Paese del Sol Levante alla ricerca della fioritura perfetta.
Quest'anno, il governo si è ritrovato costretto a chiudere, in misura cautelativa, fin dalla metà del mese di marzo, ogni tipo di attività o festa correlata alla fioritura. Con l'esplosione della pandemia, sono state migliaia le persone che hanno quindi visto svanire la possibilità di ammirare di persona questo fenomeno che dura di solito poco meno di una decina di giorni.
Per chi non è potuto partire o ha semplicemente nostalgia delle meraviglie del Giappone, una magra consolazione la si trova nella tecnologia.
Google, per esempio, ha inserito su Google Earth, nella collezione Local Guides, il tour virtuale "Cherry Blossoms Around the World" (Fiori di ciliegio in giro per il mondo) per permettere agli utenti di vedere alcuni dei siti di fiori di ciliegio più panoramici. Dieci luoghi selezionatissimi, dagli Stati Uniti alla Corea del Sud partendo, ovviamente, dal Giappone. Il viaggio inizia da dove sono nati i fiori di ciliegio in Giappone, portando direttamente sul vivace lungomare vicino al fiume Meguro a Tokyo. La strada è famosa per essere il punto migliore per godere dei sakura nella capitale giapponese perché permette di camminare sotto 800 alberi coperti di petali rosa. La seconda tappa si questo viaggio è invece pià a Nord, nella città di Miharu dove i cittadini si prendono cura di un ciliegio millenario noto con il nome di Takizakura.
Se invece siete curiosi di vedere come è cambiata la vita nel cuore di Tokyo potete collegarvi, a qualsiasi ora del giorno e della notte, con la webcam puntata sull'incrocio più famoso del mondo: il Shibuya crossing. Noto per le sue strisce pedonali, una delle quali attraversa in diagonale il centro stesso dell'incrocio, è uno dei luoghi più caotici della città. Basti pensare che da qui, si stima, passino ogni giorno circa 2 milioni di persone. Le immagini (che potete osservare anche nel video in diretta in apertura di questo articolo, ndr.) mostrano oggi un'area più tranquilla. Il confronto con le foto che pubblichiamo qui sotto è senza dubbio incredibile.
Per chi avesse voglia di fare una passeggiata, basta accendere il pc e connettersi al sito di Hokuriku X Tokyo: qui è possibile trascorre ore alla scoperta delle bellezze di Tokyo e di Hokuriku, la regione a nord del Giappone, scegliendo tra varie angolature e diverse stagioni. I video panoramici a 360 gradi in realtà virtuale offrono un'esperienza visiva senza precedenti, che trasporta gli utenti tra le strade e gli scorci più belli della capitale del Sol Levante. L'emozione di ammirare la fioritura dei ciliegi da una barca sul fiume Meguro o dal giardino giapponese dell'Hotel New Otani Tokyo è assicurata. Per conoscere un lato più insolito della città, un'altra esperienza immersiva è disponibile QUI, su un portale dedicato alla zona di Tama e alle isole di Tokyo: un traghetto virtuale conduce i viaggiatori all scoperta di un paesaggio tropicale inaspettato, in cui l'intenso blu dell'oceano si unisce a una leggera brezza marina. I video presenti sul sito rappresentano l'evasione perfetta per chi sogna già l'estate.
Per chi vuole invece visitare i musei tokyoti, Google Arts & Culture offre l'opportunità di ammirare le collezioni d'arte di alcuni dei più importanti musei della città, scegliendo tra diverse epoche e correnti artistiche. Tra questi, imperdibili il Tokyo National Museum, il più antico museo del Giappone situato all'interno del suggestivo parco di Ueno, che offre una vasta collezione di opere d'arte e reperti archeologici giapponesi e di altri paesi asiatici e il National Museum of Modern Art, conosciuto anche come MOMAT, che non si rivolge solo agli appassionati di arte, ma offre anche un'immersione nella cultura giapponese. Tra le sue esposizioni si trovano le opere dei principali pittori e artisti giapponesi da fine Ottocento ai giorni nostri, a cui si affiancano grandi nomi internazionali da Picasso a Mirò e da Kandinsky a Modigliani.
Marianna Baroli
L'ìincrocio di Shibuya
Parla Marco Ferrari, il primo italiano ad aver fondato un'agenzia di viaggi in Giappone. Alle 16 la diretta su Instagram per parlare della situazione attuale nel Paese del Sol Levante
È il primo italiano ad aver creato una vera e propria agenzia di viaggio in Giappone. Marco Ferrari, emiliano doc, vive a Osaka dal 2005. Dopo alcune esperienze lavorative nel Paese del Sol Levante ha scelto di aprire la sua agenzia di viaggi. La prima, l'unica, nata dalla volontà di un italiano residente a 10.000 chilometri dal suo Paese natio e dedicata a chi ha intenzione di scoprire il mondo nipponico dal punto di vista di chi, la vita lì, la vive ogni giorno. Marco sui social è conosciuto come MarchinoinGiappone e oggi pomeriggio, dalle 16 (orario italiano) sarà in diretta sulla pagina Instagram della Verità Per commentare l'attuale situazione in Giappone.
In quello che doveva essere il grande anno del Giappone, grazie soprattutto alla spinta data dalle Olimpiadi, le previsioni per chi lavora nel settore del turismo non sembrano essere per nulla serene. Anzi. L'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile ha stimato che le perdite del turismo giapponese, per effetto del coronavirus, nei primi tre mesi del 2020 (con le rinunce già monitorate di marzo), si possono valutare intorno a 1,3 miliardi di dollari. Ad incidere sono stati soprattutto i mancati flussi di turisti cinesi che sul territorio nipponico rappresentano una fetta significativa del 30% dell'intero mercato del Sol Levante.
I dubbi su come si viaggerà in futuro e soprattutto su quando si potrà tornare a muoversi liberamente per il mondo, non conoscono ancora alcuna risposta certa.
Marco puoi raccontarci qualcosa di più sulla tua agenzia?
«L'agenzia è stata fondata nel 2016 ed è registrata nella provincia di Osaka siamo diventati Ltd (ovvero una S.r.l, ndr) a Marzo. In tutto siamo tre persone, io e un altro socio di maggioranza e uno di minoranza, 2 italiani e 1 giapponese. Noi fondamentalmente svolgiamo tutti i servizi che offre un'agenzia in loco: creiamo tour su misura, gestiamo le prenotazioni di alloggi tradizionali (ryokan, minshuku, shukubo, agriturismi e alberghi diffusi) e offriamo anche un servizio di guide giapponesi, con licenza, che parlano anche in italiano».
Come è stato l'impatto con il coronavirus nella tua vita lavorativa?
«Subito forte perché lavorando nel settore turistico ci siamo trovati davanti una situazione dove avevamo a che fare con clienti che stavano per venire e altri che stavano per prenotare la loro vacanza che sognavano da tanto. Abbiamo dovuto gestire tantissime domande su come era la situazione, se si poteva viaggiare, specialmente all'inizio quando ancora non si pensava che il virus arrivasse in Italia. Poi quando la Farnesina ha messo lo stop per viaggiare è stato tutto molto più facile gestire le richieste e le cancellazioni. Per quanto riguarda la mia vita di tutti i giorni ero abituato a incontrare sempre i clienti e quindi sempre in giro, ora sono sempre in ufficio e casa».
Ora anche il governo giapponese ha dichiarato lo stato di emergenza. È cambiato ancora qualcosa?
«Qui la situazione è in continua evoluzione. Fino a ora sono state prese decisione di restrizione non in tutti settori, per esempio mia figlia che è in 4 elementare non può andare a scuola ma mio figlio che è un seconda elementare si. Una contraddizione dal punto di vista mio e di mia moglie e per questo abbiamo preferito che anche lui stesse a casa con noi. Io e mia moglie invece ci alterniamo: per me lavorare da casa è complicato, quindi il pomeriggio cerco di passare qualche ora in ufficio alternandomi con mia moglie visto che l'azienda per cui lavora ha iniziato da questa settimana uno smart working parziale alternando tre giorni alla settimana di lavoro in ufficio e due a casa».
Il popolo giapponese è noto per rispettare le regole. Ma la quarantena giapponese non è una vera quarantena. È un invito a stare a casa, evitare luoghi affollati, ecc. È davvero è così? Hai notato qualche differenza prima/dopo l'annuncio dello stato di emergenza?
«C'è sicuramente meno gente in giro però essendoci libertà, se qualcuno vuole andare a tagliarsi i capelli o al supermercato non si tira indietro. Le passeggiate e le corse non sono limitate. Poi di fatto, essendoci gli uffici, gli enti pubblici e alcune attività artigianali aperte, la gente si reca al lavoro quindi sommandosi con le persone che escono a fare due passi e spesa c'è sempre qualcuno in giro. Devo dire che la situazione cambia la sera, c'è molta meno gente per strada anche perché il governo ha specificato bene di non uscite e andare per locali o feste. Tra i divieti c'è quello di riunirsi in nomikai, ovvero le cene con i colleghi dopo aver finito il lavoro, un'attività molto popolare qui in Giappone».
Marianna Baroli
I Giochi di Tokyo sono a rischio anche per il 2021
Ansa
L'ultima indiscrezione, più che notizia, riguardo i Giochi della trentaduesima edizione delle Olimpiadi, che si sarebbero dovuti svolgere a Tokyo dal 24 luglio al 9 agosto 2020, prima del rinvio al 2021 a causa dell'emergenza coronavirus, è la possibilità di un ulteriore slittamento all'anno successivo, ovvero al 2022.
Un'eventualità immediatamente affrontata e smentita categoricamente dal numero uno del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach, che in un'intervista rilasciata il giorno di Pasqua al quotidiano tedesco Die Welt ha detto: «I nostri partner giapponesi e il Primo ministro mi hanno chiarito che il Giappone non può gestire un rinvio oltre la prossima estate. La disponibilità del villaggio olimpico deve essere garantita, così come tutti gli impianti sportivi. Non si può posticipare tutto ciò indefinitamente come si può fare con un torneo di tennis o una partita di calcio. Non esiste un piano di rinvio, ma sono molto fiducioso. L'Oms sostiene che la nostra scelta di rinviare tutto all'estate 2021 sia stata la migliore».
L'ipotesi dello spostamento al 2022 era già stata presa in considerazione un mese fa, quando ancora il Cio stava cercando di capire il da farsi e prendeva tempo, prima della decisione ufficiale del 24 marzo, giorno in cui è stato comunicato il rinvio al 2021. «Annullare o sospendere, c'erano solo queste due opzioni da prendere in considerazione. Alcuni hanno chiesto di annullare i Giochi, ma arrendersi a queste richieste emotive e cancellare le Olimpiadi avrebbe significato distruggere il sogno olimpico per 11.000 atleti provenienti da 206 comitati olimpici nazionali e dalla squadra olimpica» ha spiegato sempre Bach al Die Welt. Il presidente del Cio ha poi aggiunto: «La nostra squadra e l'Oms ci stanno guidando. L'Oms ha sostenuto la scelta dell'estate del 2021 come nuova data e ha assicurato al Primo ministro giapponese il suo aiuto nel rendere i Giochi un successo. La nostra priorità numero uno, ovviamente, rimane la salute degli atleti e di tutti gli altri coinvolti nei Giochi, oltre a contenere il virus».
Il video di Ivanka Trump snobbata dai potenti al G20 fa il giro del Web. Una polpetta avvelenata servita da una manina macroniana che la prende di punta soltanto perché suo padre è l'odiato presidente Usa. Una vicenda squallida e profondamente sessista.
Quando una turista per caso diventa un caso. È accaduto a Ivanka Trump, che evidentemente si annoiava nel ruolo da madamigella Barbie al seguito di papà Donald al G20 di Osaka e in un momento informale del summit ha provato a inserirsi nel chiacchiericcio da foyer teatrale fra Theresa May, Emmanuel Macron, Justin Trudeau e Christine Lagarde. Sfortuna ha voluto che la figlia del presidente statunitense fosse di fianco alla direttrice del Fondo monetario internazionale, segaligna burocrate con cotonatura metallizzata (e la travolgente simpatia di Gad Lerner), che le ha riservato uno sprezzante sguardo tagliafuori neanche fosse una mosca sul muro o un pensionato greco mandato sul lastrico.
Il video di una quindicina di secondi sta facendo il giro del mondo, i social network lo moltiplicano con l'hashtag #UnwantedIvanka (l'indesiderata Ivanka), la ragazza un po' prezzemolina viene massacrata con più ironia che dal vivo. E poiché nel riflessivo ed equidistante mondo del giornalismo ogni argomento è buono per ridicolizzare i Trumps, ecco che si assiste alla stigmatizzazione dotta della figlia modella nel ruolo di «consigliere ufficiale» della Casa Bianca. Parte il neurone e la maionese impazzisce a tal punto da trasformarsi in scandalo politico. La pasionaria dem Alexandria Ocasio-Cortez fa subito notare con sussiego da allarme democratico: «Per alcuni può essere scioccante, ma essere la figlia di qualcuno non è una qualifica per una carriera lavorativa. Fa male alla nostra diplomazia. Il presidente avrebbe dovuto portare con sé un diplomatico qualificato».
Inutile aggiungere che non si trattava di un momento di lavoro, un workshop, una sessione ristretta in calendario dove gli sherpa dell'amministrazione americana abbondano per numero e titoli, ma era un intermezzo in piedi con tartine e salatini, di quelli che piacevano molto per esempio a Michelle Obama, che intratteneva gli astanti avvolta in sobri tailleur stile carta dei boeri raccontando il miracolo del suo orto alla Casa Bianca (con quattro giardinieri a tempo pieno dietro le spalle) mentre i potenti del mondo trattenevano il respiro ammirati dalla rucola. Momenti conviviali che - a proposito di carriere famigliari in decollo abusivo - fecero la fortuna di Hillary Clinton nella sua infruttuosa rincorsa al posto del marito fedifrago nello Studio Ovale. Allora nessuno era Unwanted, men che meno la dolce Chelsea Clinton che per non patire la solitudine si portava ai summit anche il gatto Socks, razza tuxedo, il più fotografato del mondo. Melassa e ammirazione progressista.
La vicenda è ridicola, ma anche perfidamente sessista nell'impatto e nelle modalità. Come a dire che essendo la figlia di Trump, la ragazza è idiota a prescindere e quindi può essere liquidata con lo sguardo di distratto disprezzo da parte dei cravattoni della politica, in spregio alle più elementari regole della buona educazione. E soprattutto può essere incenerita da Crudelia Lagarde perché non ha la patente neppure per chiedere se fuori piove, mentre la signora della macelleria sociale da Atene a Salonicco può tranquillamente proseguire a testa alta nel suo cammino verso il Walhalla dell'economia.
Pochi secondi, molta tristezza. Anche perché c'è un retroscena: il video è stato postato dal profilo ufficiale dell'Eliseo, condiviso da una manina macroniana e diffuso per primo da un giornalista della Bbc che ha semplicemente fatto il suo lavoro. È singolare che la diplomazia francese, «non si sa se efficiente però certamente elegante» (copyright Winston Churchill), sia alla base di un gesto così antipatizzante, teso a demolire una donna in un momento di sincera goffaggine. Senza contare che Macron dovrebbe capire l'imbarazzo altrui, visto che la first lady Brigitte lo ha spesso accompagnato lungo i tortuosi percorsi della politica spettacolo, si può dire fin dall'asilo.
Così Ivanka, snobbata platealmente dal potere costituito, dopo la polpetta avvelenata servita dagli uomini di Macron ha dovuto subìre lo scempio dei social. Per la verità perfino divertenti, con fotomontaggi da Zelig nei quali lei compare come convitata di pietra con il suo sorriso un po' ebete mentre Lyndon Johnson firma il Civil Rights Act, mentre Martin Luther King pronuncia l' «I had a dream», mentre i dignitari imperiali giapponesi si arrendono nel 1945 sulla corazzata Missouri, mentre John Terry sbaglia il rigore più assurdo della Champions league.
Chi c'era, riflesso nel casco di Neil Armstrong allunato? Ivanka Trump. Chi fra gli operai sospesi sulla trave del grattacielo nella famosa foto dell'Herald Tribune degli anni Trenta? Sempre lei. Certamente più felice di stare in mezzo alla working class sospesa fra terra e cielo piuttosto che di fianco alla sprezzante e noiosa Lagarde mentre racconta come tonifica i glutei (vedi intervista surreale a Elle). O alla May (be) mentre ci erudisce su come ha fallito la Brexit. Niente da imparare. Ben altra spontaneità aveva Gianni Agnelli, sessista inconsapevole e in ogni caso intoccabile, che un giorno disse di GiovannaMelandri (ministro dei divertimenti prodiano e dalemiano): «Sembra una segretaria. Ma non la mia, quella di un altro».