2019-07-02
Alla figlia di Trump si può dire di tutto: Ivanka bullizzata perfino dall’Eliseo
Il video di Ivanka Trump snobbata dai potenti al G20 fa il giro del Web. Una polpetta avvelenata servita da una manina macroniana che la prende di punta soltanto perché suo padre è l'odiato presidente Usa. Una vicenda squallida e profondamente sessista.Quando una turista per caso diventa un caso. È accaduto a Ivanka Trump, che evidentemente si annoiava nel ruolo da madamigella Barbie al seguito di papà Donald al G20 di Osaka e in un momento informale del summit ha provato a inserirsi nel chiacchiericcio da foyer teatrale fra Theresa May, Emmanuel Macron, Justin Trudeau e Christine Lagarde. Sfortuna ha voluto che la figlia del presidente statunitense fosse di fianco alla direttrice del Fondo monetario internazionale, segaligna burocrate con cotonatura metallizzata (e la travolgente simpatia di Gad Lerner), che le ha riservato uno sprezzante sguardo tagliafuori neanche fosse una mosca sul muro o un pensionato greco mandato sul lastrico.Il video di una quindicina di secondi sta facendo il giro del mondo, i social network lo moltiplicano con l'hashtag #UnwantedIvanka (l'indesiderata Ivanka), la ragazza un po' prezzemolina viene massacrata con più ironia che dal vivo. E poiché nel riflessivo ed equidistante mondo del giornalismo ogni argomento è buono per ridicolizzare i Trumps, ecco che si assiste alla stigmatizzazione dotta della figlia modella nel ruolo di «consigliere ufficiale» della Casa Bianca. Parte il neurone e la maionese impazzisce a tal punto da trasformarsi in scandalo politico. La pasionaria dem Alexandria Ocasio-Cortez fa subito notare con sussiego da allarme democratico: «Per alcuni può essere scioccante, ma essere la figlia di qualcuno non è una qualifica per una carriera lavorativa. Fa male alla nostra diplomazia. Il presidente avrebbe dovuto portare con sé un diplomatico qualificato».Inutile aggiungere che non si trattava di un momento di lavoro, un workshop, una sessione ristretta in calendario dove gli sherpa dell'amministrazione americana abbondano per numero e titoli, ma era un intermezzo in piedi con tartine e salatini, di quelli che piacevano molto per esempio a Michelle Obama, che intratteneva gli astanti avvolta in sobri tailleur stile carta dei boeri raccontando il miracolo del suo orto alla Casa Bianca (con quattro giardinieri a tempo pieno dietro le spalle) mentre i potenti del mondo trattenevano il respiro ammirati dalla rucola. Momenti conviviali che - a proposito di carriere famigliari in decollo abusivo - fecero la fortuna di Hillary Clinton nella sua infruttuosa rincorsa al posto del marito fedifrago nello Studio Ovale. Allora nessuno era Unwanted, men che meno la dolce Chelsea Clinton che per non patire la solitudine si portava ai summit anche il gatto Socks, razza tuxedo, il più fotografato del mondo. Melassa e ammirazione progressista.La vicenda è ridicola, ma anche perfidamente sessista nell'impatto e nelle modalità. Come a dire che essendo la figlia di Trump, la ragazza è idiota a prescindere e quindi può essere liquidata con lo sguardo di distratto disprezzo da parte dei cravattoni della politica, in spregio alle più elementari regole della buona educazione. E soprattutto può essere incenerita da Crudelia Lagarde perché non ha la patente neppure per chiedere se fuori piove, mentre la signora della macelleria sociale da Atene a Salonicco può tranquillamente proseguire a testa alta nel suo cammino verso il Walhalla dell'economia. Pochi secondi, molta tristezza. Anche perché c'è un retroscena: il video è stato postato dal profilo ufficiale dell'Eliseo, condiviso da una manina macroniana e diffuso per primo da un giornalista della Bbc che ha semplicemente fatto il suo lavoro. È singolare che la diplomazia francese, «non si sa se efficiente però certamente elegante» (copyright Winston Churchill), sia alla base di un gesto così antipatizzante, teso a demolire una donna in un momento di sincera goffaggine. Senza contare che Macron dovrebbe capire l'imbarazzo altrui, visto che la first lady Brigitte lo ha spesso accompagnato lungo i tortuosi percorsi della politica spettacolo, si può dire fin dall'asilo.Così Ivanka, snobbata platealmente dal potere costituito, dopo la polpetta avvelenata servita dagli uomini di Macron ha dovuto subìre lo scempio dei social. Per la verità perfino divertenti, con fotomontaggi da Zelig nei quali lei compare come convitata di pietra con il suo sorriso un po' ebete mentre Lyndon Johnson firma il Civil Rights Act, mentre Martin Luther King pronuncia l' «I had a dream», mentre i dignitari imperiali giapponesi si arrendono nel 1945 sulla corazzata Missouri, mentre John Terry sbaglia il rigore più assurdo della Champions league.Chi c'era, riflesso nel casco di Neil Armstrong allunato? Ivanka Trump. Chi fra gli operai sospesi sulla trave del grattacielo nella famosa foto dell'Herald Tribune degli anni Trenta? Sempre lei. Certamente più felice di stare in mezzo alla working class sospesa fra terra e cielo piuttosto che di fianco alla sprezzante e noiosa Lagarde mentre racconta come tonifica i glutei (vedi intervista surreale a Elle). O alla May (be) mentre ci erudisce su come ha fallito la Brexit. Niente da imparare. Ben altra spontaneità aveva Gianni Agnelli, sessista inconsapevole e in ogni caso intoccabile, che un giorno disse di Giovanna Melandri (ministro dei divertimenti prodiano e dalemiano): «Sembra una segretaria. Ma non la mia, quella di un altro».
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.