Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini con Stefano Barrese, responsabile BdT di Intesa Sanpaolo
Orsini: «Crediamo nell’energia nucleare». Barrese (Intesa): «Più tecnologia e robotica».
Creata da Simone Giacomini, offre ai creator spazi ad hoc per vendite personalizzate in contatto diretto con brand e utenti esperti in diversi settori grazie a un sistema basato sull'Ia.
Almeno un milione di utenti entro la fine dell’anno. Quarantamila persone già iscritte. Sono questi i numeri di Bazr, nuova piattaforma che vuole lanciare un modello di “televendita 2.0” unendo creator, clienti e marchi. La creatura di Simone Giacomini (già fondatore di Stardust, lo scorso anno ceduta al 100% al gruppo Gedi) si definisce «la prima app di live social commerce europea che connette creator, brand e utenti unendo il potenziale di vendita del live streaming e l’influencer marketing». Da un lato vuole rendere più ricca, completa e divertente l’esperienza dello shopping online per gli utenti attraverso i live streaming, mentre dall’altro vuole offrire ai creator uno spazio ad hoc per vendere prodotti sponsorizzati, senza intasare i loro profili social dedicato al puro intrattenimento. Un modello unico in Europa e che si basa sul principio che i creator sono pagati in percentuale in base alle vendite: un modo per le aziende di poter quantificare il reale impatto degli influencer sul pubblico.
«Abbiamo costruito Bazr attorno a tre esigenze principali: ridurre la user fatigue degli utenti subissati da contenuti pubblicitari, aiutare i creator a bilanciare contenuti di entertainment con l’esigenza di monetizzare, e proporre esperienze di acquisto gratificanti e immersive che l’e-commerce tradizionale non offre», spiega Giacomini, «Bazr è unica nel suo genere non solo sul mercato italiano, ma anche europeo. Altre piattaforme offrono shopping online, ma nessuna riesce a mettere insieme utenti, creator e vendor per una seamless shopping experience come Bazr. Esistono piattaforme SaaS che permettono ai brand di implementare sessioni di live shopping sui loro canali proprietari, ma Bazr punta sul fattore umano rappresentato dai creator e sull’interazione durante le live per creare esperienze immersive».
Prediletti marchi e prodotti unici nel loro genere divisi in diverse categorie, dal beauty alla moda, dalla tecnologia allo sport, al fine di creare varietà e incentivare il cross selling, massimizzando le opportunità di vendita. Chiunque, al di là del seguito sui social, può essere un creator Bazr, purché sia appassionato ed esperto nel settore degli articoli sponsorizzati.
«Bazr adotta una tecnologia di ultima generazione al servizio del modello di business. Un sistema basato sull’intelligenza artificiale crea il match tra brand e creator per offrire all’utente finale i contenuti e i prodotti più interessanti in base alle sue passioni e preferenze. L’algoritmo facilita la collaborazione tra creator e brand, e Bazr è una piattaforma mobile first per rispondere alle abitudini digitali degli utenti», aggiunge Giacomini.
Fra gli investitori, Valiant asset management che ha acquisito una partecipazione di minoranza a una valutazione pre money di 50 milioni di euro. Già attiva la partnership con Kings league, il torneo di calcio a 7 formato da 12 squadre e ideato da Gerard Piqué e Ibai Llanos che ha appena esordito in Italia: l’accordo permetterà di acquistare gli oggetti firmati dagli atleti.
Secondo una ricerca di Nielsen per Bazr su 2.060 acquirenti online, il 58% delle persone tra i 18 e i 44 anni sa come funziona il live shopping e il 49% è intenzionato a usufruirne. Il 93% dei giovani è influenzato significativamente dalle piattaforme social nello shopping digitale, ma il 48% degli intervistati, quando intercetta sui social un prodotto potenzialmente interessante, alla fine non lo compra. I clienti online apprezzano principalmente la comodità di fare acquisti e il risparmio di tempo (67%), la possibilità di confrontare facilmente prezzi e recensioni (63%) e l’ampia varietà di prodotti disponibili (51%). Tuttavia, evidenziano anche alcuni fattori che frenano l’acquisto, quali un’eventuale mancata corrispondenza dei prodotti con le descrizioni e le immagini (49%), l’utilizzo della carta di credito online (30%), possibili problematiche nel reso (31%), elevati tempi e costi delle spedizioni (45%), oppure l’inaffidabilità delle recensioni (44%). Problemi che Bazr può risolvere permettendo all’utente di vedere i prodotti realmente testati o indossati da personalità note nel mondo dei social. Il 46% di chi segue le live ne ha aumentato la fruizione nell’ultimo anno, per motivi di intrattenimento (33%), per il senso di community (35%) per la possibilità di interagire direttamente con le proprie celebrità preferite (39%) e per la spontaneità e autenticità dei conduttori (37%). Il live shopping dà l’opportunità di chiarire dubbi o incertezze, aumentando così la fiducia nell'acquisto: il 36% del campione apprezza il poter vedere il prodotto.
La Nato ha compreso che le nuove minacce e l'evoluzione delle dinamiche internazionali richiedono nuove strategie. L'agenda Nato 2030 ha tracciato la via per un rafforzamento delle capacità di deterrenza e difesa, nonché per l'allargamento delle partnership fuori dall'area euro-atlantica. Non a caso, recentemente il Centro Studi Machiavelli, presso la Link University a Roma, ha organizzato una conferenza che ha riunito esperti, dirigenti politici e militari per discutere di come l’Organizzazione atlantica potrà adattarsi e innovare, mantenendo un occhio di riguardo per l'interesse nazionale dell'Italia nel quadro della stessa Alleanza atlantica.
Dopo il saluto del ministro Guido Crosetto sono intervenuti l’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, già capo Smd e ora presidente del comitato militare Nato, l’ex ministro Roberta Pinotti, il presidente Aiad, Giuseppe Cossiga e in rappresentanza dell’industria italiana il condirettore generale di Leonardo Lorenzo Mariani. I temi principali del dibattito si sono dipanati lungo il pilastro politico del fianco Sud della Nato, sull’integrazione tra tecnologie nell’era della digitalizzazione, l’importanza dei collegamenti sottomarini e – a tenere assieme i settori citati - il ruolo dell’industria come collante tra Difesa Comune Ue e quella transatlantica.
Non è mancato il momento di analisi delle attuali difficoltà e criticità abilmente sintetizzate dal top manager di Leonardo, Mariani. Mancanza di politica estera Ue, frammentazione e conseguente indebolimento dei progetti e ritardi nella trasformazione digitale. Con una domanda di fondo rivolta alla politica: <Sarà necessario rinunciare a pezzi di sovranità e in caso chi sarà disposto a fare il primo passo?>. Le risposte alle criticità ci sono e sono emerse all’interno dello stesso dibattito. <È arrivato il momento di incrementare in maniera significativa il livello di investimenti comuni europei, concentrandoli sui progetti collaborativi e focalizzandoli non solo sul procurement ma anche sulle attività di ricerca e sviluppo, a maggior ragione nei settori dove più forte è il gap con la concorrenza e quindi la dipendenza strategica continentale>, ha spiegato Mariani suggerendo altri sei ingredienti per la ricetta. Favorire il consolidamento industriale. Incentivare la cooperazione industriale di programma e tecnologica a partire da requisiti comuni. Favorire l’acquisizione di beni e servizi comuni. <Semplificare ed uniformare le regole di acquisizione e gestione di programmi comuni>, ha ribadito dettagliando il tema delle assegnazioni:<Ad esempio accorciando i tempi di assegnazione dei contratti e semplificando lo scambio di beni e servizi tra i Paesi partner. Adesso le regole nazionali sono spesso fortemente difformi>. Infine, gli ultimi due elementi per costruire la nuova torta della Difesa sono risultati la garanzia di tempi certi per il procurement consentendo alle aziende di pianificare gli investimenti necessari alla messa a terra dei progetti e il rafforzamento della supply chain transnazionale. <Le numerose iniziative europee che sono nate sotto l’egida di Edf come Asap, Edirpa, Edip>, ha ricordato Mariani, <vanno già in questa direzione ma non basta. Occorre aumentare la loro potenza di fuoco, vale a dire le risorse economiche necessarie alla loro implementazione ed occorre farlo con il necessario senso di urgenza, essendo le minacce alla nostra sicurezza incombenti, reali e vicine anche in termini meramente geografici>.
I riferimenti evidenziati da Mariani sono abbastanza ampi ma certamente Leonardo ha un piede ben piantato in uno dei programmi più interessanti all’orizzonte il Gcap. Il velivolo di sesta generazione assomma tutti gli elementi che mirano – una volta assemblati – a descrivere le capacità future della Nato. Superiorità aerea – o air dominance, come la definiscono gli americani – mista al multi-dominio e al controllo della quinta dimensione, la cybersecurity, ossia la protezione cibernetica dei dati, da garantire in base al cosiddetto approccio del “sistema dei sistemi.
Per partecipare a questa straordinaria trasformazione da una posizione di forza servono scelte innovative, acquisizioni selettive e accordi mirati. Meno di un mese fa Leonardo ha firmato una partnership strategica con Arbit Cyber Defence Systems, azienda danese specializzata in soluzioni di sicurezza dei dati per operazioni multinazionali e multi-dominio di Intelligence e Difesa in ambito Ue e Nato. L'accordo prevede una collaborazione per co-progettare, co-sviluppare e certificare una soluzione cross-domain, mirata a soddisfare i requisiti di cybersicurezza di programmi altamente complessi, multinazionali e multi-dominio, caratterizzati da un elevato livello di interoperabilità.
Quali? Si tratta di programmi chiave, alcuni dei quali vedono già un forte coinvolgimento di Leonardo - Gcap (Global Combat Aircraft Programme), Aics (Armoured Infantry Combat System), Joc-COVI (Joint Operation Center - Comando Operativo di Vertice Interforze) e Defence Cloud - che richiedono il trasferimento sicuro e rapido di informazioni tra diversi livelli di classificazione e qualifica, in linea con gli standard e le normative di sicurezza nazionali, europee e Nato. E a proposito dei nuovi rapporti con l’Alleanza in seguito all’arrivo alla Casa Bianca del nuovo presidente, Mariani ha evidenziato che l’elezione di Trump non cambierà in modo radicale l’atteggiamento degli Usa verso l’Europa <E’ possibile o meglio è certo che alcune richieste (come maggiori spese militari e maggiore autonomia strategica) verranno fatte in maniera più “brutale e vocale”, ma sarebbero state le stesse se avesse vinto la Harris: gli obiettivi geo-strategici americani sono rivolti verso altri quadranti geografici ed inoltre il concetto di America First è trasversale alle amministrazioni>, ha concluso il top manager di Leonardo ricordando a tutti i presenti che la Nato del 2030 non ci aspetta, va messa a terra già oggi. Anche perché è fondamentale comprendere che Europa e Nato rappresentano due facce della stessa medaglia per la sicurezza dei paesi occidentali: un’Europa forte significa una Nato forte. Non deve prevalere una logica di contrapposizione, ma quella della cooperazione, orientata al comune obiettivo della pace e della prosperità.