- Si riaccende la tensione fra Donald Trump e Bruxelles: «Pronto ad aumentare le tariffe se l’Unione non manterrà la promessa di investire 600 miliardi negli Usa. Sui farmaci imporrò gabelle al 250%». Entro settimana prossima la decisione su chip e semiconduttori.
- Gli alcolici non sono ancora parte della lista di esenzione, che invece include gli aerei.
Lo speciale contiene due articoli
Quei noti economisti che rispondono al nome di Nicola Zingaretti, Dario Nardella, Elly Schlein e Giuseppe Conte criticano l’accordo sui dazi americani dicendo che l’Europa dovrebbe reagire innalzando a sua volta le tasse sui prodotti importati dagli Stati Uniti. Secondo loro sarebbe un modo furbo di replicare all’arroganza di Trump. In particolare, il gruppetto di improvvisati esperti di politiche commerciali, insiste affinché si introducano tariffe a carico delle cosiddette Big Tech, ovvero dei colossi dell’informatica e di internet.
Vi spiego che cosa accadrebbe se davvero la soluzione prospettata dai quattro dell’Apocalisse venisse applicata in Europa. Prendete Microsoft e tassate ogni suo prodotto software con una tariffa del 15%. Chi pensate che pagherà quel surplus richiesto in più dalla Ue? Di certo non sarà il gigante di Seattle ma l’utente finale, cioè le aziende europee che compreranno i prodotti della multinazionale fondata da Bill Gates. Dunque? Che risultato avremo raggiunto? Di far aumentare i costi delle imprese dell’Unione. Ovviamente la Ue potrebbe reagire colpendo Microsoft e introducendo delle norme che impediscano alla società di scaricare i dazi sugli utenti, ma a questo punto Microsoft potrebbe ribattere ritardando gli aggiornamenti dei programmi in uso in milioni di uffici del Vecchio continente. Avete presente ciò che accadde circa un anno fa, quando un bug del sistema operativo di Seattle installato sui computer degli aeroporti di mezzo mondo mandò in tilt il traffico aereo globale? L’interruzione del sistema ha avuto ripercussioni non solo sugli scali aerei, ma anche sui servizi bancari e le comunicazioni mondiali. Un crash che ha fatto collassare la rete. Ecco, questo è quanto può accadere quando si è interconnessi. E voi pensate che un calcio negli stinchi del colosso di Seattle non si tradurrebbe in un calcione nel sedere all’economia europea? Ve lo dico io, non Nardella, Zingaretti, Schlein, Conte e compagni: sarebbe un boomerang.
Così come lo sarebbe una rappresaglia contro Google, Amazon, Apple, Meta eccetera. La globalizzazione e la digitalizzazione ci hanno resi tutti interconnessi e interdipendenti; dunque, non si può pensare che i dazi non provochino un contraccolpo. Immagino l’obiezione a questo discorso. Se introdurre una tariffa doganale produce come effetto l’aumento dei prezzi per il consumatore finale, cioè per le aziende europee, se gli Stati Uniti colpiscono i nostri prodotti dovrebbe avvenire la stessa cosa per l’utente americano. In realtà non è proprio così, perché mentre noi dipendiamo dal software e dai servizi americani (come dal Gnl e dagli armamenti), gli Usa non dipendono dalle nostre esportazioni agroalimentari, né dall’acciaio, dalle auto e dai prodotti farmaceutici. Sul mercato possono trovare alternative e l’arma della rappresaglia rischia di essere spuntata.
Gli Stati Uniti sono importanti importatori dei nostri vini, ma domani, a causa dei prezzi troppo alti, non solo potrebbero ridurre le importazioni, rinunciando a qualche bottiglia, ma hanno la possibilità di bere vini americani, cileni, sudafricani, australiani eccetera. Non saranno mai buoni come un Brunello, un Barolo o un Franciacorta? Vero, ma i consumatori, oltre a non essere in grado di permettersi bottiglie pregiate, magari non sono neppure dei grandi intenditori. Lo stesso si può dire di Parmigiano e Grana padano, che, come i nostri vini, non hanno eguali, ma se riduci le importazioni di formaggio non si fermano né gli aeroporti né i servizi bancari. Potrei continuare, ma il concetto mi sembra sufficientemente chiaro: ci sono materie e prodotti che, se proprio non puoi farne a meno, puoi cercare di comprare in minore quantità, riducendo la tua spesa. Altri prodotti, che ti servono per far funzionare il sistema, al contrario, non li puoi comprimere. Se vuoi, puoi decidere di farti un tuo software, ma ci vogliono tempo e investimenti.
Insieme a un bagno di realismo che metta da parte i progetti bellicosi dei compagni, voglio aggiungere una riflessione: per anni abbiamo parlato del surplus commerciale della Germania, un problema per gli Usa, ma anche per noi. Per la sinistra, sempre esterofila e sempre pro Ue, non è mai stato un tema da affrontare. Ecco, ora che è arrivato Trump la questione è diventata di stringente attualità e, purtroppo, anche noi ne paghiamo il conto.
Pechino azzera l’import di energia dagli USA. Industrie Ue in difficoltà per la mancanza di terre rare. In USA il prezzo dell’elettricità sale più dell’inflazione. L’Egitto costretto ad importare più GNL quest’estate.