Quasi certi il coprifuoco a mezzanotte (ma Matteo Salvini vuole abolirlo) e i centri commerciali attivi nel week end. Si discute sui ristoranti al chiuso. Però l'incubo sono i parametri per i cambi di colore: da modificare subito.
Coprifuoco spostato a mezzanotte, riaperture dei centri commerciali nei fine settimana e forse possibilità per i clienti dei bar di consumare anche al chiuso. L'Italia si riavvia alla normalità, e all'inizio della prossima settimana potrebbero arrivare importanti novità. Le prime due, salvo clamorosi imprevisti, possono essere considerate certe: per quel che riguarda i locali pubblici al chiuso invece il dibattito nella maggioranza è ancora aperto. Nei prossimi giorni si riunirà la cabina di regia coordinata dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, per esaminare riaperture, coprifuoco ed eventuali altri allentamenti delle misure anti Covid.
La cabina di regia, lo ricordiamo, è composta da un ministro per ogni partito di maggioranza: Roberto Speranza (Leu), Mariastella Gelmini (Forza Italia), Giancarlo Giorgetti (Lega), Dario Franceschini (Pd), Stefano Patuanelli (M5s) ed Elena Bonetti (Italia viva). Insieme ai ministri, alla cabina di regia partecipa anche Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità e portavoce del Comitato tecnico scientifico. Una volta raggiunto l'accordo in cabina di regia, ci sarà il confronto con le Regioni e poi il Consiglio dei ministri ufficializzerà l'allentamento delle misure. Le nuove regole dovrebbero entrare in vigore, come anticipato dalla Verità, da lunedì prossimo, 17 maggio.
«Aperture, aperture, aperture», sottolinea il leader della Lega, Matteo Salvini, «ritorno al lavoro, senza coprifuoco. Conto che entro la settimana il governo prenda atto non delle richieste della Lega ma dei dati medici e scientifici. Continuare a tenere chiuse centinaia di migliaia di attività non ha senso. I dati sono positivi, gli italiani dimostrano buon senso», argomenta Salvini, «si restituisca il diritto al lavoro e alla libertà, anche a tante categorie che fino a ieri sono state dimenticate e sacrificate. Bisogna fissare una data per i matrimoni, i centri commerciali, i parchi tematici, le piscine al chiuso, tornare a vivere. I dati lo permettono, a parte qualche gufo e menagramo», conclude Salvini, «gli italiani si aspettano questo entro questa settimana».
Il leader della Lega tocca il nervo scoperto della grande distribuzione chiusa nei fine settimana: oggi alle 11 i 30.000 punti vendita dei 1.300 centri commerciali d'Italia manifesteranno contro le chiusure nei weekend con il gesto simbolico di abbassare le saracinesche per alcuni minuti. Si allinea anche il Pd: «I dati sanitari in costante miglioramento», dice Debora Serracchiani, capogruppo dem alla Camera, «inducono a ritenere vicini nuovi allentamenti delle restrizioni. Tra queste sicuramente va inserita la revisione dello stop dei centri commerciali nel fine settimana che darebbe un robusto colpo di acceleratore a tutto il settore».
«Non vedo perché non debbano riaprire nel breve termine», dice a proposito dei centri commerciali e dei weekend il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, a Radio 24. «Io», aggiunge Sileri, «mi sono già pronunciato per la riapertura anche all'interno dei ristoranti. Togliersi la mascherina all'aperto? Concordo con questa ipotesi quando saranno raggiunti i 30 milioni, la metà della popolazione target, con almeno una dose di vaccino». Al MessaggeroSileri dice di aspettarsi «entro due settimane tutte le Regioni in fascia gialla e il coprifuoco a mezzanotte. E i ristoranti potranno lavorare anche al chiuso. A metà giugno, quando 30 milioni di italiani avranno ricevuto la prima dose, allora vedremo anche Regioni in fascia bianca». Sperano in qualche buona novità anche i gestori dei bar e dei ristoranti al chiuso, che ancora non hanno potuto tornare a lavorare: possibile, ma non certo, il via libera alle consumazioni al banco nei bar. Si va inoltre verso lo stop alla quarantena per chi rientra dai Paesi Ue, dalla Gran Bretagna e da Israele.
Intanto, diventa urgentissima la modifica dei parametri in base ai quali ciascuna regione italiana viene collocata nelle varie fasce di rischio: «Oggi», dice a Radio Cusano Campus il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, «siamo in piena fase discendente della terza ondata, sicuramente per questa settimana avremo questa continuazione della fase discendente. Dall'altro lato, l'Iss ha segnalato un lieve incremento dell'indice Rt. Le Regioni dicono che bisogna modificare i parametri per il sistema a colori. Se ci devono essere delle modifiche devono essere fatte in tempi rapidi, altrimenti molte Regioni finiranno in zona arancione».
A questo proposito, domani è previsto un incontro tra governo e Regioni proprio per verificare la possibilità di una modifica dei parametri che determinano il cambio di colore e in particolare dell'Rt. L'obiettivo dei governatori è quello di considerare, per l'attribuzione dei colori, non più l'Rt, ovvero l'indice di diffusione del contagio ma l'Rt ospedaliero. Per il governo ci saranno il ministro degli Affari regionali, Mariastella Gelmini, e quello della Salute, Roberto Speranza.





