2020-10-21
Il coprifuoco copre solo i ritardi
A sette mesi dall'inizio dell'emergenza siamo al punto di partenza. Perché invece di pensare agli ospedali, dove mancano 20.000 medici, il premier si è dedicato agli Stati generali. In quarantena deve andarci Giuseppe Conte.Ci siamo occupati degli Stati generali ma non degli ospedali. Sì, a sette mesi dall'inizio della pandemia, siamo ancora al punto di prima, cioè con pochi posti letto e con ancor meno infermieri e medici. E così pensiamo di fermare il virus mandando a nanna presto tutti quanti. A che serve il coprifuoco se non a coprire le inefficienze di chi doveva occuparsi di predisporre gli argini per contenere la seconda ondata? A niente, perché il Covid-19 non colpisce tra le 23 e le 5 del mattino. Sì, forse ci sarà qualche ubriaco in meno in circolazione, anche perché al supermercato dopo le 18 non si possono più comprare alcolici e gli aperitivi in strada sono vietati. Ma il coronavirus non si muove con il favore delle tenebre, si muove e basta. Così l'unico modo per fermarlo era, non di obbligare gli italiani a una serie di misure precauzionali che già in massima parte rispettano, bensì di rafforzare i presidi sanitari che a marzo non avevano retto. Lo ha spiegato bene il professore Sergio Harari, primario di pneumologia del San Giuseppe di Milano: «Sono passati sette mesi da quel marzo, sette lunghi mesi nei quali nulla si è fatto». Dall'avamposto delle corsie del suo ospedale il dottore non ha dubbi sulla situazione: «Abbiamo le stesse risorse, scarse, di sette mesi fa, le stesse persone, gli stessi modelli organizzativi. Abbiamo visto e stiamo vivendo gli stessi errori e gli identici ritardi di allora. Assistiamo ai medesimi rimpalli tra Regioni e governo». Harari non è un uomo pessimista. Anzi, a dire il vero a me pare addirittura ottimista, perché in realtà non ci sono le stesse risorse e le stesse persone: ce n'è qualcuna in meno. Di sicuro c'è meno voglia da parte dei medici e degli infermieri di combattere un'altra battaglia pericolosa come quella che hanno visto a marzo. Quegli uomini e donne in camice non sono eroi, come spesso si sono sentiti dire, sono persone che hanno una loro vita e una loro famiglia e non è detto che abbiano la stessa forza per affrontare un'altra emergenza. Se la prima volta si sono trovati senza mezzi ma hanno retto, sperando che venissero loro forniti, ora sanno che quei mezzi non arriveranno perché non ci sono i soldi e non ci sono neppure le competenze. E sanno pure che alle parole di encomio non si aggiungerà nemmeno un euro, come non si aggiunse per gli straordinari di quelle lunghe interminabili settimane di marzo.Gli esperti dicono che nell'organico mancano 20.000 medici e 53.000 infermieri, cui si devono sommare altri 6.000 operatori sanitari generici. Quanto ai letti di terapia intensiva ce ne vorrebbero quasi 3.500 in più, ma nessuno si è preoccupato di comprarli. Anzi, poco c'è mancato che non smantellassero anche quelli destinati alla cura dei malati Covid che avevamo. Ve la ricordate la polemica per l'ospedale messo in piedi da Guido Bertolaso in pochi mesi negli stand della Fiera di Milano? L'operazione fu bollata come uno spreco nonostante non fossero stati utilizzati soldi pubblici ma donazioni di privati. Giornali e tv mostravano i letti vuoti, per provare che non c'erano malati. Ma oggi, se ce ne sarà bisogno, quel reparto tornerà utile per non lasciare i pazienti nei corridoi o, come accadde a marzo, nei sotterranei dell'ospedale. Tuttavia non ci sono solo i posti letto che mancano e gli infermieri o i medici che scarseggiano. C'è anche molto altro che non ha funzionato in questi sette mesi che dovevano servire a prepararci alla seconda ondata. Ricordate i tamponi, quelli che avrebbero dovuto servire a identificare gli asintomatici, cioè i cosiddetti portatori sani di virus, evitando di diffondere il Covid? I cosiddetti esperti, quelli che stanno sempre in tv a spiegarci che cosa è giusto e che cosa no, sostenevano che i tamponi erano poco importanti, perché si può essere negativi oggi e contagiarsi domani. Risultato, abbiamo preso sottogamba anche quelli, facendone meno che in altri Paesi. E poi, come si fa a dimenticare il sistema di tracciamento: per settimane ci hanno spiegato che l'app Immuni era indispensabile, perché avrebbe avvisato gli italiani se qualcuno di loro era entrato in contatto con un malato di coronavirus. Peccato che l'app non funzioni e che neppure ci si sia preoccupati di caricare i dati e dunque, come abbiamo visto l'altra sera in tv su Rete 4, le informazioni si segnano ancora a mano e le persone sono avvisate del rischio di contagio con il telefono. Il coprifuoco serve a coprire tutto ciò, non a fermare il virus. Si mandano le persone a letto presto, per evitare che questi mandino a quel Paese un governo che per mesi si è lodato e imbrodato, ma poi si è dimenticato ciò che era davvero utile. Qui l'unico lockdown lo si dovrebbe adottare per Conte, che ha voluto i pieni poteri ma a forza di passerelle si è dimenticato di usarli.