- Le vendite online salvano il settore da un anno «nero» che vede il crollo sia di importazioni ed esportazioni. ««Forte è la preoccupazione per i mesi a venire, perché tali dati non includono la seconda ondata pandemica, dalla quale non siamo ancora usciti, malgrado l'inizio della campagna di vaccinazione iniziata in questi giorni» ha spiegato Paolo Marzialetti, presidente Settore Cappello.
- Marianna Di Tommaso, fondatrice di Amor Y Mezcal: «Scegliere l'accessorio perfetto è come mettere una virgola al posto giusto. È un piccolo segno ma può cambiare il senso di tutta la frase».
- La storia di Kangol inizia nel 1938 e passa per la Seconda Guerra Mondiale, le Olimpiadi e la scena rapper anni Novanta. Oggi il suo «bucket hat» è il simbolo della Generazione Z.
Lo speciale contiene tre articoli e gallery fotografiche.
Il mercato del cappello si è trovato fortemente penalizzato a causa dell’emergenza sanitaria. Secondo Paolo Marzialetti, Presidente Nazionale Settore Cappello e Vicepresidente della Federazione Italiana TessiliVari tra il gennaio e il settembre 2020, «si è registrata una diminuzione sia delle esportazioni che delle importazioni».
Più precisamente i cappelli di paglia hanno registrato un calo delle importazioni del 31,2%, mentre le esportazioni sono diminuite a 15 milioni di euro, specialmente a causa del ritardo nell’avvio della stagione causa della prima ondata pandemica. Anche i berretti hanno evidenziato un calo delle importazioni del 15,6% e delle esportazioni del 16,3% in leggero recupero però rispetto al Trimestre precedente dove il calo era stato più pesante (-20,4%) e di -20,1% delle esportazioni.
Il paese maggior fornitore resta la Cina con 34,5 milioni di euro con un meno -26,5%; crollano le esportazioni nei principali mercati del settore cappello: Svizzera -30,8% con un leggere recupero rispetto al primo semestre; Germania con un -16,6%, che invece è peggiorato rispetto al -9,3% del primo semestre; la Francia riscontra un meno -15,5%. La situazione è comunque più o meno analoga negli altri paesi europei fra cui: Regno Unito -10,4%; Stati Uniti -14%; Spagna -26,7%. Le esportazioni raccolgono solo due segni positivi: Polonia con 3,8 milioni di euro +0,3% e Hong Kong con 3,4 milioni di euro +24,3%.
«Il 70% del valore del settore a livello nazionale si produce nel nostro Distretto Fermano- Maceratese e possiamo affermare che il calo da inizio anno resta considerevole. I dati dei primi nove mesi dell’anno mostrano che, anche il nostro comparto è stato messo a dura prova dall’emergenza sanitaria, malgrado i primi timidi segnali di rientro alla normalità» ha spiegato Marzialetti. «Forte è la preoccupazione per i mesi a venire, perché tali dati non includono la seconda ondata pandemica, dalla quale non siamo ancora usciti, malgrado l’inizio della campagna di vaccinazione iniziata in questi giorni. Unico dato positivo – conclude – il boom delle vendite online delle principali piattaforme, che non risolvono in ogni caso un 2020 nero per gli acquisti in Italia, considerato anche il crollo dei flussi turistici dall’estero e dei mancati introiti da essi derivanti, anche e soprattutto per il segmento del lusso».
«I cappelli sono il prodotto che mi diverto di più a creare»

Marianna Di Tommaso (Amor Y Mezcal)
«Ogni luogo ha una storia, sia esso un piccolo angolo di mondo o una metropoli gigante». Il brand Amor Y Mezcal si pone come obiettivo quello di raccogliere queste storie in luoghi in cui la tradizione si esprime attraverso l’artigianato. Dove la fusione di folklore e creatività crea qualcosa di unico. Marianna Di Tommaso, fondatrice del brand, ci ha raccontato questo suo progetto che celebra la migliore tradizione sartoriale del Sud America.
Amor Y Mezcal è un’ode alla tradizione messicana. Come nasce il progetto?
«Da un viaggio che abbiamo fatto io e mio marito all'inizio della nostra relazione. Vivevo a Milano da molti anni e ricordo la sensazione che tutti quei colori e sapori hanno risvegliato in me, mi sembrava di essere tornata a casa. (Ho vissuto in Campania fino ai 18 anni, ndr)»
Come descriverebbe il vostro cliente ideale?
«Un viaggiatore curioso, una persona a cui non piace comprare oggetti per il gusto di farlo ma che vuole leggere una storia dietro agli acquisti che fa».
Come nasce la vostra collezione “hat-mosphere”?
«I cappelli sono sempre stati la mia passione, un anno fa ho trovato gli artigiani giusti per il mio progetto ed è subito nata una sinergia incredibile. Devo ammettere che ad oggi sono la parte di Amor y Mezcal che mi diverte di più».
I vostri cappelli sono arricchiti da una collana completamente handmade. Come si adatta a un look per tutti i giorni?
«La collana è stata pensata per la barca o per il mare, in modo da tenere il cappello dietro alla testa senza che voli via. In città mi piace pensarlo con la collana slegata dal cappello e indossata intorno al collo o attorno al polso come due braccialetti».
Quali sono i colori di punta per la prossima stagione?
«I buyer hanno prediletto come sempre i colori naturali, come marrone tabacco e crema, ma anche l'arancio e il verde acido».
Che importanza ha scegliere l’accessorio giusto?
«È come mettere una virgola al posto giusto. È un piccolo segno ma può cambiare il senso di tutta la frase».
Quali progetti avete per il futuro?
«Sarà presto disponibile una linea di candele organica e interamente made in Italy, ispirata ai profumi del Messico. Inizieremo presto a lavorare su una linea di accessori per la tavola artigianali e coloratissimi, il passo successivo saranno gli accessori per tutta la casa».
Kangol ha conquistato la nuova generazione

È uno dei brand rivelazione del 2020, ma la storia di Kangol inizia nel 1938 quando un veterano della Prima Guerra Mondiale decide di aprire una piccola fabbrica di cappelli a Cleator - in Inghilterra - insieme al giovane nipote. Il nome non è che una fantasiosa crasi dei termini «knit», «angora» e «wool», ovvero gli elementi che da sempre contraddistinguono i capi del brand.
Kangol acquista un’incredibile popolarità (anche grazie al prezzo accessibile) fino a diventare marchio fornitore per l’esercito durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo la guerra è il momento degli atleti olimpici del 1948, per poi approdare negli anni Settanta sulla scena musicale senza più abbandonarla. Il cappello con il canguro viene visto addosso a chiunque dal rapper Eminem a LL Cool J, passando per The Notorious Big. Kangol finisce persino in testa alla principessa Diana Spencer.
Oggi i cappelli da pescatore firmati Kangol sono tra i più ricercati nel web. Lily Collins nella serie tv Netflix Emily in Paris ne ha indossato uno rosa causando un incremento del 342% delle visualizzazioni dell’accessorio sul portale Lyst, ma a consacrare Kangol come brand di riferimento della nuova generazione sono stati i BTS. Nel giorno stesso dell’uscita del loro videoclip Dynamite, sono stati registrati ben 101,1 milione di visualizzazioni (dati di YouTube). Di conseguenza, le ricerche dei cappelli del video firmati Kangol – in pieno stile anni Novanta – sono aumentate del 128%.
La band coreana è stata vista indossare numerose volte il brand, specialmente Kim Taehyung (in arte V) sembra avere una passione per i baschi di Kangol (modello 504) disponibili in un’ampia variante di colori e materiali.

































































